La Nuova Sardegna

fondi ai gruppi  

Condannati Lai, Randazzo e Floris

Condannati Lai, Randazzo e Floris

L’ex segretario del Pd sardo dovrà restituire all’erario 41 mila euro

05 ottobre 2021
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CAGLIARI. Dopo quella del tribunale ordinario che l’ha riconosciuto colpevole di peculato per l’uso illegale dei fondi destinati al gruppo politico regionale del centrosinistra, arriva anche la condanna della Corte dei Conti per l’ex consigliere regionale e parlamentare sassarese Silvio Lai (59 anni): l’ex segretario del Pd sardo dovrà versare all’erario 40.955 euro, la somma stabilita dalla Corte presieduta da Donata Cabras. La richiesta della Procura regionale - era più alta di quasi un terzo, ma i giudici hanno ritenuto che il danno erariale attribuibile a Lai fosse inferiore. La «colpa grave» dell’ex parlamentare è di aver beneficiato tra il 2005 e il 2009 di una cinquantina di bonifici non giustificati da attività compatibili con quella del gruppo L’Ulivo-Pd e di aver versato fra le altre somme al centro studi Carlo Carretto e al mensile Sassari sociale senza alcuna ragione riferibile ai compiti istituzionali del gruppo. Difeso dall’avvocato Antonio Avino Murgia, Lai ha sempre respinto tutte le accuse come già avvenuto al processo penale.

Condannato dalla Corte dei Conti anche l’ex consigliere cagliaritano dell’Udc Alberto Randazzo (50 anni), che dovrà versare 195.803 euro legati a 36 assegni bancari, prelievi e bonifici firmati come presidente e tesoriere del gruppo tra il 2004 e il 2008. Per Vincenzo Floris (69 anni) di Orgosolo la condanna erariale ammonta a 45.527 euro, calcolata in base alle somme spese nel corso della tredicesima legislatura senza giustificazione compatibile coi criteri che regolano l’uso dei fondi pubblici. Floris faceva parte del gruppo Pd-L’Ulivo, i cui componenti nel corso della tredicesima legislatura sono stati in larga parte condannati a pene fra i due e i tre anni dal tribunale ordinario.

Alla base delle ultime decisioni della Corte dei Conti - depositate lo scorso 27 settembre - è sempre la stessa ragione: come stabilito dalla Corte di Cassazione qualsiasi spesa sostenuta con fondi pubblici dev’essere rendicontata «in modo puntuale e coevo», come dire con la massima precisione e subito. Nel caso che riguarda ormai un centinaio di ex consiglieri regionali sardi, fondi per milioni euro destinati all’attività istituzionale dei gruppi politici sono stati spesi senza controllo, senza alcuna giustificazione e al di fuori dai criteri che regolano l’uso delle risorse finanziarie pubbliche. Gli ex onorevoli si sono difesi - quasi tutti - facendo riferimento alla prassi del consiglio regionale sardo, secondo la quale i riscontri delle spese non erano richiesti. (m.l)

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