La Nuova Sardegna

Continuità territoriale, il sogno di volare mai realizzato

Luca Rojch
Continuità territoriale, il sogno di volare mai realizzato

L’Europa ha bocciato la tariffa unica, ma nessuna giunta ha proposto un modello alternativo - IL COMMENTO

08 ottobre 2021
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Sempre più regina dell’età della pietra. La Sardegna scompare dalle rotte aeree, le ali della fantasia sono le uniche rimaste per sognare di volare. Il giorno zero, quello in cui tutti resteranno a terra, si avvicina inesorabile come un meteorite già entrato nell’atmosfera. L’impatto è inevitabile e dà una dimensione del fallimento della politica. La continuità territoriale non c’è più. Smontata dall’indolenza di Regione e governo quella marittima, anche quella aerea si schianta.

La proroga della proroga della proroga non può più essere prorogata. Il motivo è semplice, le due compagnie che fino a oggi avevano reso possibile l’ultimo barbatrucco non ci sono più: Air Italy e Alitalia sono fallite. L’esordio di Ita è un disastro, non riesce a presentare un piano abbastanza solido per garantire sei rotte. Ma tutta la gestione della continuità da parte della giunta è fallimentare, anche se il flop ha radici lontane. Dopo due anni e mezzo la Regione non è riuscita a presentare un suo modello e a farlo approvare da Bruxelles. Il suo primo atto è stato affondare il progetto precedente, certa di una inevitabile bocciatura da parte dell’Ue, ma si è scelto di andare avanti con la proroga di un modello superato e già nel mirino degli euroburocrati. Di fatto dal 2004 si sfrutta la base della continuità pensata dalla giunta Soru e declinata in chiave turistica da Cappellacci. Perché le macerie del modello sardo sono il risultato della totale assenza di una linea condivisa che mettesse al centro il bene dei sardi. Al contrario in questi anni la giunta successiva ha cercato di cancellare il lavoro di quella precedente.

Per capire il vuoto di oggi è giusto fare un salto nel passato. La giunta Soru aveva varato per prima la continuità aerea, ma destinata solo ai sardi. Lo spirito che aveva guidato l’esecutivo era garantire ai residenti il diritto alla mobilità a prezzi fissi e bassi. Ma la prima curvatura l’aveva impressa Cappellacci che aveva trasformato questo strumento che dava ai sardi e solo ai sardi la possibilità di viaggiare su Roma e Milano con tariffe convenienti, in uno cavallo di Troia per portare i turisti in Sardegna allo stesso prezzo dei residenti. Un sofismo politico, spinto anche dall’industria delle vacanze, che aveva portato l’Europa a mettere sotto la lente di ingrandimento il modello di Ct1 alla sarda. Modello che di fatto non è mai stato abbandonato e che ha portato a bocciature dall’Ue e a rinvii di un’idea alternativa. Quale governatore poteva annunciare che la trasformazione della continuità in un riempispiagge sarebbe terminata? Meglio una bocciatura dall’Europa e una proroga del modello precedente.

E anche Solinas, che come primo atto aveva revocato il modello elaborato da Pigliaru, aveva giurato che in un nientesimo di secondo avrebbe presentato la nuova Ct1, ma anche la Ct2 e perché no anche una continuità con l’Europa. Ma la trasformazione delle salsicce in oro zecchino non c’è stata. In due anni e mezzo ci si è trascinati stancamente di proroga in proroga di un modello rattoppato.

Ora che a mancare sono anche le compagnie si apre il caos. Tutti a terra e biglietti venduti al prezzo di un viaggio sulla Luna. L’ultima farsa è il fallimento del bando di emergenza e il ricorso al salvagente bucato della procedura negoziata. Tutti intorno a un tavolo a trattare di voli, prezzi e frequenze come se fossero cammelli, e un po’ a sperare che qualche compagnia si accolli il peso di non lasciare la Sardegna isolata dal resto del mondo.

Difficile pensare che questo sia un epilogo inatteso. Forse in questi mesi prima di parlare del super staff, della moltiplicazione di Asl e Province, del regolamento del bar del consiglio regionale, si doveva pensare che il meteorite Continuità stava per abbattersi sul Palazzo di via Roma. E forse anche l’opposizione più che occuparsi dei titoli accademici e dei possedimenti fondiari del governatore avrebbe dovuto puntare il dito sulla totale assenza di una politica dei trasporti e dell’indifferenza della Regione davanti al collasso di Air Italy. Ora qualcuno penserà di rispolverare il progetto una flotta sarda dei cieli, come se il cataclisma di quella marittima non fosse bastato.

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