La Nuova Sardegna

Lega e M5s giù, il Pd tiene Fi resiste solo a Olbia

di Alessandro Pirina
Lega e M5s giù, il Pd tiene Fi resiste solo a Olbia

Exploit del Psd’Az a Carbonia nella strana alleanza con i dem e l’Udc

13 ottobre 2021
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SASSARI. Troppo pochi i grandi Comuni al voto per delineare un vincitore, anche alla luce delle strane alleanze maturate al nord come al sud dell’isola. Molto più facile invece individuare gli sconfitti. Da una parte il M5s, evaporato anche a Carbonia e Dorgali dove aveva governato negli ultimi 5 anni, dall’altra la Lega, ritornata alle percentuali bonsai del Carroccio pre Salvini. I risultati dei due partiti sono univoci in tutta l’isola - anche se il coordinatore leghista Eugenio Zoffili si dice soddisfatto di avere «aumentato il numero dei consiglieri eletti» - mentre per altri bisogna distinguere da un centro all’altro. Il Pd vola a Carbonia, dove elegge al primo turno il sindaco Pietro Morittu, ma tiene anche a Olbia, per quanto andrà all’opposizione, e a Capoterra, dove dovrà cercare di ricomporsi in vista del ballottaggio. Forza Italia, invece, è imbattibile a Olbia, trainata da Settimo Nizzi, alla sua quinta elezione da sindaco, mentre è ridotta ai minimi termini a Capoterra. A Carbonia si ferma addirittura al 2 per cento, nonostante il suo simbolo fosse in condominio con Fratelli d’Italia e i Riformatori. Risultato a più facce anche per il Psd’Az, che sfiora il 20 per cento a Carbonia, dove si presenta come civica per sostenere il candidato sindaco targato Pd, va bene anche a Capoterra, città del governatore Christian Solinas, segretario del partito, mentre a Olbia deve accontentarsi del 3,7 per cento. In Sardegna, invece, nonostante venga dato in testa a tutti i sondaggi nazionali, non c’è stato il boom di Fratelli d’Italia. Solo a Capoterra ha preso il 6,4 per cento, ma il suo candidato sindaco non ha raggiunto il ballottaggio. Di Carbonia, si è detto, appena il 2 insieme a forzisti e Riformatori. A Olbia non ha nemmeno presentato il simbolo, perché alcuni suoi esponenti erano candidati nella Grande coalizione di Navone sconfitta da Nizzi.

Le strane alleanze. Quello che più di tutti ha colpito in queste ultime comunali sono state proprio le alleanze trasversali. Olbia è stato il caso più eclatante, anche se per il capoluogo gallurese non era una novità: 10 anni fa Gianni Giovannelli, alla guida di una coalizione che andava da Vendola a Fini, aveva battuto Nizzi. Ma questa volta Navone, sostenuto da centrosinistra, M5s e pezzi di centrodestra, si è dovuto arrendere alla forza del più berlusconiano dei berlusconiani. Ma Olbia fa storia a sé, la formula Navone non è esportabile altrove. Diverso è il caso di Carbonia, dove si è sperimentata una coalizione con il Pd senza i 5 stelle e con dentro il Psd’Az locale e l’Udc di Oppi. Una scelta che alla vigilia ha creato più di un mal di pancia tra i dem regionali, ma i risultati parlano chiaro: il 65 per cento dei votanti l’ha promossa, eleggendo Morittu, area Cabras-Fadda, al primo turno e relegando la sinistra alleata con i 5 stelle al 21 per cento e il centrodestra con Fi, Fdi e Lega al 12,9. Un esperimento - in parte già attuato con successo da qualche anno a Iglesias, dove il Pd Mauro Usai governa insieme all’Udc - che, si mormora, qualcuno vorrebbe riproporre alle prossime regionali, fissate per il febbraio 2024.

Verso le regionali. Un po’ presto sicuramente per ipotizzare alleanze, ma quel che è certo è che i rapporti di forza nelle coalizioni non sono più quelli di due anni fa, quando Solinas, trainato da Salvini, travolse il centrosinistra a guida Zedda. La Lega fu il partito più votato della coalizione, seguita dal Psd’Az: 8 consiglieri per la prima, 7 per il secondo. Ma oggi i salviniani hanno perso una consigliera a favore dei Riformatori, mentre i sardisti ne hanno guadagnato tre, e qualcun altro potrebbe presto accasarsi sotto i Quattro mori. Un innesto di consiglieri c’è stato anche tra le fila dell’Udc, che ha stretto un’alleanza di ferro con mister preferenze Antonello Peru, che ha lasciato Berlusconi per Toti, mentre si sono registrate defezioni in Fi e nei Riformatori. Un risiko di cui Solinas non potrà non tenere conto nell’imminente rimpasto in giunta. Quanto al centrosinistra, non sono mancate le occasioni in cui il Pd, Leu e i Progressisti hanno assunto in aula atteggiamenti differenti, ma in linea di massima sono uniti nell’opposizione a Solinas insieme ai 5 stelle, che nel frattempo hanno perso due consiglieri su 6. Ma quando si tratta di elezioni l’alleanza non è così scontata. Oltre Olbia, hanno dato prova di unità a Elmas, dove è stata eletta sindaca la consigliera regionale dei Progressisti, Maria Laura Orrù, mentre a Carbonia e Capoterra hanno prevalso le divisioni. Uno scenario in cui provano a trovare spazio anche i 5 stelle, che però, nonostante le grandi folle accorse per Giuseppe Conte, dalle urne hanno raccolto ben poco. A Carbonia, dove i grillini guidavano il Comune, non sono andati oltre il 5,67 per cento. «Il miglior risultato del M5s in Sardegna e il quarto in Italia tra i capoluoghi di provincia», ha commentato la viceministra Alessandra Todde, ma - bisogna aggiungere - appena un quarto dei voti presi dal M5s nel 2016 al primo turno.

I consiglieri al voto. Tre su quattro sono diventati sindaci. Della progressista Maria Laura Orrù, diventata sindaca di Elmas con il sostegno di centrosinistra e 5 stelle, si è detto. Altri due sono stati eletti a Bonarcado, la leghista Annalisa Mele, e a Barrali, dove è stato riconfermato Fausto Piga di Fdi. Nulla da fare invece per Elena Fancello, oggi nel Psd’Az, ma eletta con i 5 stelle. La consigliera si è presentata a Dorgali, amministrata dai grillini, ma si è dovuta arrendere ad Angela Testone, già assessora con il centrosinistra.

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