Ragazzi virtuosi e mala gioventù - IL COMMENTO
Vediamo una generazione che ha preso una china violenta oramai ingestibile. I ragazzi assorbono come spugne il bene e il male e dall’infanzia devono essere educati
Il tiro al bersaglio l’ho provato anch’io, quando i figli adolescenti dei vicini, appostati sul loro terrazzo, hanno bersagliato con una raffica di piombini sparati da un fucile ad aria compressa gli animali nel mio giardino. Si sperimenta una brutta sensazione di vulnerabilità, un oltraggio violento e pericoloso alla privacy e alla sicurezza che almeno in casa propria dovrebbe sempre regnare. Non è diverso dal caso accaduto alle maestre e al bidello presi di mira a Sassari da dei ragazzotti appostati sul tetto di uno stabile abbandonato.
Il teppista minorenne alza la pistola e spara, poco importa che si tratti di un’arma ad aria compressa: è un gesto di una gravità inaudita, trasposizione diretta di uno “sparatutto” che ha travalicato i confini fantastici del videogioco irrompendo pericolosamente nella realtà. Passare da “impalliniamo la maestra” a Marta Russo – giovane studentessa uccisa da un calibro 22 in facoltà, nel 1997, semplicemente per caso, per gioco, per noia, per scommessa e per senso di onnipotenza provata dai due giovani assassini – è davvero questione di un attimo: basta perdere quell’ultimo barlume di lucidità che ti permette di capire la differenza tra giusto e sbagliato, vita e morte.
La mia non è l’estremizzazione drammatica di una ragazzata come tante, non siamo davanti a un caso limite sporadico, bensì al limite di una generazione che ha preso una china violenta oramai ingestibile. La cronaca di queste settimane ci consegna l’immagine di una gioventù spaccata in due: agli antipodi troviamo da una parte i giovani ambientalisti che a migliaia hanno sfilato a Milano (almeno 10 mila manifestanti) e in tutto il mondo al seguito di Greta e di un ideale, gridando in coro: “la speranza per il futuro siamo noi, il cambiamento parte dalle piazze, non dai politici”. È “la meglio gioventù”, quella consapevole e motivata, capace di sognare un domani migliore del presente. A controbilanciare, dall’altra parte abbiamo la gioventù del cazzeggio, disillusa, smaliziata, spaccona, bulla, violenta, ignorante e viziata. È la gioventù che più fa paura e rumore, che attrae l’attenzione e inquina la percezione che la società adulta ha degli adolescenti: fare di tutta l’erba un unico fascio è una reazione automatica, anche se non è giusto. In mezzo ai due estremi ci sono i figli di tutti noi, che non sfilano in corteo ma che nemmeno pestano a sangue i bambini più piccoli, non vandalizzano le sedie a rotelle per disabili né fanno gare di bestemmie o rapinano in branco i coetanei. I nostri figli studiano, prendono voti belli e brutti, fanno sport, vanno in vacanza, chattano, girano video per Tik Tok, dicono le parolacce, piangono e ridono per le stupidaggini, sono spensierati, a volte fragili, egoisti, altre volte invece inteneriscono perché danno il cuore senza riflettere.
Vivaddio, è la variegata espressione di una gioventù che abita la propria età cercando di sopravvivere a tempi tutt’altro che facili.
Un 16enne che prende a schiaffi un 13enne indifeso e lo ustiona con una sigaretta (è accaduto a Sassari), che ci piaccia o meno è il prodotto di un’epoca che alimenta la violenza. Un’epoca che produce genitori a tal punto ciechi ed egoici da assecondare l’irresponsabilità e immaturità dei propri figli.
I ragazzi assorbono come spugne il bene e il male indiscriminatamente, ecco perché sin dall’infanzia devono essere educati e seguiti con attenzione, ma soprattutto formati nella loro interezza di futuri individui autonomi. A essere onesti e sensibili si impara, così come si impara l’altruismo, a discernere le iniquità dalla correttezza morale, a rispettare il prossimo, gli animali, l’ambiente, la diversità.
Troppa libertà fa male, avere tutte le possibilità a disposizione equivale a non possederne nessuna.