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Segnali dallo spazio captati in Sardegna

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Il radio telescopio di San Basilio in una rete di 5 installazioni I promettenti risultati di uno studio durato 24 anni

28 ottobre 2021
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SASSARI. Una rete di potentissimi telescopi che hanno lavorato per quasi tre decenni in diversi luoghi d’Europa potrebbe atiutare a svelare uno dei misteri dell’universo. A questa impresa contribuisce anche il Sardinia Radio Telescope di San Basilio dove si dà la caccia alle onde gravitazionali di bassissima frequenza. Movimenti difficili da catturare visto che si parla di una singola oscillazione in circa tre decenni. I dati raccolti negli ultimi ventiquattro anni con altri quattro radiotelescopi europei sono alla base della ricerca firmata anche da Andrea Possenti, Marta Burgay e Delphine Perrodin, staff di ricerca all'Inaf-Osservatorio Astronomico di Cagliari.

Si tratta di un'indagine, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, su un segnale considerato molto promettente: potrebbe essere dovuto al cosiddetto fondo di onde gravitazionali (GWB), a cui gli astronomi di tutto il mondo stanno dando la caccia da tempo, prodotto dall'energia gravitazionale rilasciata da coppie di buchi neri supermassicci durante il loro reciproco avvicinamento, che li porterà infine a fondersi.

Anche se ancora non è possibile confermare che il segnale osservato è davvero associato al Gwb, lo studio rappresenta un passo avanti molto significativo sulla strada della rivelazione di onde gravitazionali di frequenza molto bassa, dell'ordine di un miliardesimo di Hertz.

«La presenza di un fondo di onde gravitazionali si manifesta sotto forma di fluttuazioni di bassissima frequenza nel ritmo degli impulsi radio provenienti da tutte le pulsar, una sorta di “rumore” aggiuntivo, che perturba il regolare andamento degli impulsi, che altrimenti potremmo paragonare al ticchettio di un orologio precisissimo - spiega Andrea Possenti, ricercatore presso l'Inaf di Cagliari e coautore del lavoro - Parlando in maniera molto semplificata, un esperimento come quello condotto consiste dunque nella ripetuta osservazione della schiera di pulsar, ogni qualche settimana e per molti anni, alla ricerca di un “rumore” a bassissima frequenza che affligga il loro ticchettio in maniera comune a tutte le pulsar, e che non sia attribuibile a cause diverse dalle onde gravitazionali».

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