La Nuova Sardegna

La battaglia dell’insularità supera il primo ostacolo

di Alessandro Pirina
La battaglia dell’insularità supera il primo ostacolo

Via libera del Senato all’unanimità: ora il testo passa all’esame della Camera

04 novembre 2021
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SASSARI. L’insularità riesce laddove non era riuscita neanche la pandemia. Il Senato ha dato il via libera all’unanimità al riconoscimento nella Costituzione degli svantaggi delle isole, dovuti alla loro conformazione geografica. Tutti i senatori, questa volta senza distinzioni tra destra e sinistra, settentrionali e meridionali, hanno aderito alla battaglia partita dalla Sardegna quattro anni fa per ottenere pari dignità con le altre regioni italiane. Un risultato storico, anche se ancora c’è bisogno di altri tre passaggi parlamentari, due alla Camera e un altro al Senato, perché l’insularità diventi un principio costituzionale. Ma la grande unità di ieri fa ben sperare che l’isola veda riconosciuta la necessità di rimediare alla sua condizione di inferiorità rispetto al resto d’Italia. «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità», così recita il testo proposto dalla commissione Affari costituzionali e approvato all’unanimità dall’aula di Palazzo Madama. Un principio che, però, ora dovrà essere riempito di contenuti per fare sì che il costo dell’insularità per la Sardegna - secondo uno studio dell’Istituto Bruno Leoni circa 9 miliardi di euro, e 5700 pro capite - venga ridotto a zero. Una strada ancora lunga, ma ieri a Roma è stato portato a compimento il primo lotto. E non era per nulla scontato quando i Riformatori si sono messi a capo di questa battaglia che poi ha coinvolto tutte le forze politiche e sociali, i sindaci, e soprattutto i cittadini. Sono state raccolte più di 100mila firme. Significa che un sardo su 10 chiede pari opportunità.

Il fronte unitario. Tra i sardi a Roma ieri si respirava un grande entusiasmo. Per la prima volta una legge costituzionale di iniziativa popolare arrivava a essere votata dall’aula. Le precedenti 9 si erano arenate in commissione. La grande unità dei senatori sardi ha fatto sì che questo scoglio per tutti gli altri insormontabile venisse superato con facilità. Michele Cossa, presidente della Commissione speciale del Consiglio regionale, a fatica tratteneva l’emozione. «Dico solo tre parole: uniti si vince – così il consigliere dei Riformatori, che ha dedicato la giornata a Roberto Frongia, l’ex assessore scomparso a dicembre, che per anni aveva portato avanti la battaglia per l’insularità –. I senatori sardi non con la forza dei muscoli, ma con la forza del ragionamento, degli argomenti, hanno contribuito a realizzare un passaggio - non parliamo ancora di risultato - epocale. La nostra non è una richiesta di sussidi, di elemosine ma di pari dignità».

I senatori. Al suo fianco a Palazzo Madama ci sono tutti i senatori sardi. Da Emilio Floris, Forza Italia, che ha fatto gli onori di casa, a Gianni Marilotti, Pd, che ha tenuto a ringraziare «chi per primo ha creduto in questa battaglia: Mario Segni». E ancora Giuseppe Luigi Cucca di Italia viva, i M5s Elvira Lucia Evangelista ed Emiliano Fenu, i sardo-leghisti Carlo Doria e Lina Lunesu. Manca solo Ettore Licheri, alle prese con l’elezione del capogruppo M5s. C’è il deputato Pietro Pittalis, Fi, che lavorerà affinché a Montecitorio si ricrei lo stesso fronte unitario. «Chiederò al mio gruppo di essere assegnato alla commissione Affari costituzionali per il tempo necessario per seguire l’iter di approvazione. Credo lo debbano fare anche i sardi degli altri gruppi».

La Regione. Esulta anche il governatore Christian Solinas. «Un momento importante per la Sardegna, che vede avvicinarsi sempre più il traguardo. La nostra battaglia deve continuare anche a Bruxelles: occorre una revisione della normativa europea per renderla più rispondente alle sfide dei nostri territori che le situazioni di crisi impreviste, come quella attuale, rendono ancora più critiche». È invece andato a Roma il presidente del Consiglio, Michele Pais. «Si va verso il riconoscimento di un diritto sacrosanto da troppo tempo negato. Il Senato ha ricomposto la frattura tra Carta e Statuto causata dalla riforma del 2001».

Indipendentisti. A tirarsi fuori dal coro di giubilo sono gli indipendentisti di Sardigna Natzione. «Oggi come nel 1847 la Sardegna chiede assistenza a chi è causa delle sofferenze che l'Isola subisce. Un'umiliazione inutile voluta da coloro che credono che i problemi sardi siano derivati da uno stato di discriminazione dentro un contesto e non di dominazione di un contesto su di un altro».

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