La Nuova Sardegna

L’isola sotto osservazione aspetta un “sì” dall’Europa

di Giusy Ferreli
L’isola sotto osservazione aspetta un “sì” dall’Europa

Gli ispettori al lavoro tra Cagliari e l’Ogliastra. Nieddu: «Stop all’embargo»

10 novembre 2021
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CAGLIARI. Revoca delle restrizioni sull’export sulle carni e sui prodotti della filiera suinicola sarda, che sia la volta buona? I presupposti sembrerebbero esserci tutti ma, prima di cantare vittoria, bisognerà attendere l’esito della valutazione sulla Psa, la peste suina africana.

L’euro-missione. La delegazione della Commissione europea, in missione nell’isola per l’attesa verifica sulla malattia che dal lontano 1978 mette in ginocchio il settore, si presenta a Cagliari a metà mattina. Il gruppo di revisori, capitanato dal greco Milos Juos arriva nella sede dell’assessorato di via Roma per la riunione di apertura dell’audit. Ad accogliere i funzionari europei e i rappresentanti del ministero della Salute, impegnati nella trasferta che, dopo la battuta d’arresto dello scorso febbraio potrebbe sancire lo sblocco dell’embargo, c’è l’assessore regionale alla sanità Mario Nieddu. Con lui nell’anfiteatro della sede di via Roma, ad assistere alla presentazione dell’articolato programma di due settimane che batterà in lungo e largo la Sardegna, ci sono i protagonisti della lotta alla Psa: i componenti dell’Unità di progetto, il servizio di salute veterinaria pubblica e sicurezza alimentare dell’assessorato, i veterinari che hanno combattuto la malattia sul territorio e registrato l’ultimo focolaio nel 2018 in un allevamento di Mamoiada, l’Izs. Ci sono anche i ranger del corpo forestale e le forze dell'ordine che hanno partecipato agli abbattimenti dei suini irregolari. La giornata. Si parte con l’intervento di Sandro Rolesu, neo direttore scientifico dell’Udp, che illustra il “piano peste”, snocciola i numeri dei controlli e risponde alle domande. Quando si arriva alle azioni messe in campo per risolvere le problematiche che solo pochi mesi fa hanno impedito il via libera all’export, l’attenzione dei funzionari europei si fa massima. Sembra un ottimo segnale. I numeri sulla sorveglianza attiva del brado, considerato il principale problema perché gli irregolari veicolano il virus, sono importanti: 4800 le ispezioni che gli agenti del Corpo forestale hanno effettuato, ogni mese su tutto il territorio regionale, alla ricerca dei “clandestini”. Ad agosto si sono ridotte a 2700. Ma c’è una risposta alla (ovvia) domanda dei revisori europei sulla riduzione agostana: in quel mese i ranger sono impegnati sul fronte della campagna antincendi. Altro dato importate riguarda il tasso di non conformità che, in gergo burocratese, sta ad indicare la presenza di suini clandestini. A fronte di numeri così alti sono state solo dieci, a riprova del fatto che il lavoro di convincimento fatto dai veterinari in questi decenni sui proprietari recalcitranti e la drastica misura degli abbattimenti, extrema ratio per chi non voleva mettersi in regola, sono serviti. Anche le risposte dei tecnici della Regione alla seconda criticità rilevata dall’Europa, la sorveglianza passiva sui cinghiali, dovrebbe aver impressionato favorevolmente la delegazione.

Controlli e richieste. In campo ci sono le mute di segugi che vanno alla ricerca delle carcasse dei suini selvatici per le verifiche. Sono 9 gli areali da controllare: di questi, 3 hanno i numeri per essere liberalizzati; gli altri sono a buon punto. A fine riunione, la politica prende posizione con la richiesta dell’assessore Nieddu alla Commissione europea: «L'attività di controllo non si è mai fermata e da anni nell'isola non si registrano focolai di Psa. Bruxelles – dice Nieddu – riconosca questo risultato storico e rimuova le restrizioni non più necessarie, che oggi danneggiano le tante aziende del nostro territorio e le produzioni di qualità tipiche della Sardegna».

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