La Nuova Sardegna

Positivi dopo Medjugorje. L’agenzia: «Nessun errore»

Dario Budroni
Positivi dopo Medjugorje. L’agenzia: «Nessun errore»

L’organizzatrice del pellegrinaggio: «Ciò che è accaduto non dipende da noi» 

10 novembre 2021
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OLBIA. La testa che scoppia, il telefono che squilla in continuazione. E poi la spiacevole sensazione di essere finita al centro di una tempesta. Renata Olejnicka, polacca ma da vent’anni a Olbia, è da molti considerata la regina dei pellegrinaggi. A cominciare da quelli per Medjugorje. I circa trenta fedeli alla Madonna da poco rientrati dalla Bosnia con il coronavirus, molti dei quali no vax, hanno viaggiato con lei, con la sua agenzia. Sette di loro, al ritorno in Sardegna, sono anche finiti dritti in ospedale, ricoverati nel reparto di Malattie infettive dell’Aou di Sassari. Ma Renata Olejnicka non ci sta a passare per quella che si è messa a organizzare a tutti i costi un pericoloso viaggio nel bel mezzo di una pandemia. «I pellegrini, 167 in tutto, sono naturalmente partiti muniti di green pass, che si può ottenere anche con un tampone negativo e non soltanto con il vaccino – spiega l’operatrice turistica, con alle spalle una statua della Madonna di Medjugorje –. In ogni caso, la maggior parte dei miei clienti era vaccinata. Siamo partiti nel pieno rispetto delle norme in vigore. Quel che è successo non è certo dipeso da noi».

Il pellegrinaggio. Con Renata Travel – questo è il nome dell’agenzia di viaggi con sede a Olbia – sono dunque partite 167 persone provenienti un po’ da tutta la Sardegna. «Siamo conosciuti per i pellegrinaggi, ma nonostante ciò questo è solo il 20% del nostro lavoro – spiega Renata Olejnicka –. E così, il 23 ottobre, dopo due anni di stop, siamo finalmente tornati a Medjugorje. C’era molta richiesta. Siamo partiti in aereo, da Olbia, e siamo atterrati a Spalato, in Croazia. Fino a quel momento la Bosnia Erzegovina era inserita nell’elenco D del ministero della Salute, con possibilità di viaggio per qualsiasi motivo, turismo compreso. Il 23 ottobre, al check-in a Olbia, tutti i pellegrini erano in possesso di green pass, che è stato naturalmente controllato dagli operatori aeroportuali. La stessa cosa è poi successa a Spalato e al confine tra la Croazia e la Bosnia. I pellegrini sono stati poi suddivisi su cinque bus, proprio per garantire il distanziamento». Un primo problema si è però presentato una volta arrivati a Medjugorje. «Il 25 ottobre esce il nuovo decreto del ministero della Salute e la Bosnia viene spostata nell’elenco E, per il quale vige il divieto dei viaggi per turismo. È inoltre previsto l’obbligo di tampone per poter rientrare in Italia, oltre all’obbligo di quarantena fiduciaria fino a dieci giorni – dice Renata Olejnicka –. A Medjugorje abbiamo quindi contattato un laboratorio specializzato e il 26 sera, il giorno prima della partenza, i nostri clienti sono stati sottoposti a tampone. Tutti negativi».

I fedeli positivi. Due giorni dopo il rientro, il 29 ottobre, Renata Olejnicka riceve una telefonata. «Una pellegrina mi dice di aver rifatto il tampone per accedere a una visita medica e di essere poi risultata positiva – spiega –. Sono stata subito contattata dall’Ats di Sassari e poi anche quella di Oristano, perché avevamo tre persone anche di lì. Ho quindi fornito i contatti di tutti i passeggeri». L’organizzatrice di viaggi ha fatto un personale conteggio del numero dei clienti poi risultati positivi, sparsi tra Sassari, Olbia, Arzachena, Bassacutena, Viddalba, Oristano, Nuoro. «Sono dai venti ai trenta – specifica –. Di questi, da quello che mi risulta, i ricoverati sono quattro. E tre di loro sono certa che non siano in gravi condizioni. Il quarto ha il casco ma sta meglio. Gli altri positivi stanno bene, li sento ogni giorno».

Problema no vax. I fedeli sardi poi risultati positivi al Covid, con una età spesso superiore ai 60 anni, erano in buona parte non vaccinati. «Su 167 persone totali, i non vaccinati, oppure con una sola dose, erano una ventina. Di questi, 8 sono negativi. Tra i ricoverati, invece, c’è solo una persona che aveva fatto il vaccino – racconta la titolare dell’agenzia olbiese, che torna a difendere il suo lavoro –. La legge dice che il green pass può essere ottenuto anche dopo un tampone negativo e non soltanto con il vaccino. E io mica posso negare il viaggio alle persone. Non abbiamo fatto niente di sbagliato, le regole sono state rispettate». Renata Olejnicka prende poi il libretto informativo distribuito ai pellegrini prima della partenza: «Ecco, c’è scritto che bisognava portare con sé un documento d’identità e il green pass. Più di così, davvero, non potevamo fare».

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