La Nuova Sardegna

Pellegrinaggio a Medjugorje: vescovo contro don Tamponi

di Dario Budroni
Pellegrinaggio a Medjugorje: vescovo contro don Tamponi

Il caso del viaggio in Bosnia che aveva causato il contagio di un centinaio di fedeli  Monsignor Sanguinetti prende le distanze dalle critiche mosse dal sacerdote

21 novembre 2021
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OLBIA. La reazione delle alte sfere diocesane alla fine c’è stata. Il vescovo prende apertamente le distanze dal sacerdote che si era scagliato contro i pellegrinaggi a Medjugorje. Con un comunicato di poche righe, monsignor Sebastiano Sanguinetti prova a fermare don Francesco Tamponi. La questione è particolarmente delicata e il vescovo della diocesi di Tempio-Ampurias preferisce mettere le mani avanti, spiegando che tutto ciò che è stato dichiarato nei giorni scorsi appartiene «all’esclusiva responsabilità del sacerdote». All’origine di tutto c’è l’intervista rilasciata alla Nuova Sardegna da don Tamponi, direttore responsabile dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici della Sardegna. Un’intervista-terremoto in cui il sacerdote aveva condannato senza giri di parole i pellegrinaggi a Medjugorje, dopo che l’ultimo viaggio in terra bosniaca aveva acceso un preoccupante focolaio soprattutto in Gallura.

Lo stop del vescovo. Sebastiano Sanguinetti, dopo aver letto l’intervista di don Tamponi e aver visto lo stesso sacerdote ribadire la sua posizione su Rai3 a Che succ3de?, programma condotto da Geppi Cucciari, alla fine ha deciso di intervenire. E lo ha fatto attraverso un comunicato: «In riferimento all’articolo pubblicato dal quotidiano La Nuova Sardegna, che riporta le dichiarazioni di don Francesco Tamponi dal titolo “Stop ai madonnari senza scrupoli”, e a qualche successiva comparsata televisiva, la diocesi di Tempio-Ampurias nella persona del vescovo, monsignor Sebastiano Sanguinetti, precisa che quanto riportato nei contenuti e nella forma dal citato articolo appartengono all’esclusiva responsabilità del sacerdote. Il suo ruolo di responsabile dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali, non prevede alcun mandato che esuli dall’area di competenza del suo ufficio sia sul piano diocesano che su quello regionale».

Il caso Medjugorje. Don Francesco Tamponi, interpellato, preferisce non commentare le parole del vescovo. Quello che voleva dire, in ogni caso, lo ha già detto. Sacerdote di una Chiesa che fa una certa fatica a prendere una posizione chiara e netta sulle presunte apparizioni di Medjugorje, il direttore dell’Ufficio beni culturali non ha avuto alcun problema nel criticare chi organizza viaggi e pellegrinaggi nel santuario bosniaco. Un discorso, il suo, che va ben oltre il virus e il focolaio delle scorse settimane. «Basta con la follia di questi madonnari e mammane senza scrupoli – aveva detto alla Nuova don Tamponi –. A Medjugorje niente miracoli ma solo un’ondata di contagi Covid che da una settimana sta appestando la Gallura». E poi ancora: «Siamo di fronte a una vera e propria rete che accomuna fondamentalisti cattolici, oscurantisti, negazionisti, complottisti, falsi predicatori e autentici mercanti che speculano e si arricchiscono con il business dei pellegrinaggi. Una rete ispirata da Radio Maria e dal suo direttore ideologo, Livio Fanzaga, l’uomo che detta la linea, cioè i messaggi della pseudo madonna di Medjugorje». Parole dure che hanno scosso la Chiesa, i fedeli e anche gli altri sacerdoti. Scoppiato in Gallura, il caso Medjugorje è così subito diventato nazionale.

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