La Nuova Sardegna

Una vita in prima linea: «Perché l’Aids non è vinto»

di Giovanni Bua
Una vita in prima linea: «Perché l’Aids non è vinto»

Padre Salvatore Morittu torna tra i ragazzi di Mondo X dopo la festa al Quirinale

02 dicembre 2021
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SASSARI. Tra i 20 e i 25 casi di Aids ogni anno in provincia di Sassari, molto più del doppio in tutta l’Isola. Anche se avere numeri ufficiali è difficile, ancora di più in questo terribile anno di pandemia, durante cui screening, prevenzione, cure per tutto quello che non sia Covid sono sospese, rimandate, dimenticate. L’impegno a «tornare in trincea», nelle scuole, a parlare con i giovani, bersaglio sempre più sensibile e indifeso di una “peste” che ha flagellato l’umanità, e che continua a marciare silenziosa, e purtroppo quasi dimenticata. L’emozione per la carica di commendatore ricevuta lunedì da Mattarella, assegnata a quel «nome plurale» che padre Salvatore Morittu dice orgoglioso di rappresentare, con dentro 40 anni di Mondo X, in prima linea sulla frontiera della lotta alla droga e alle dipendenze, all’Aids e all’emarginazione sociale in Sardegna.

Il Quirinale. Ha visto la morte in faccia padre Morittu, nei lunghi giorni passati a combattere contro il Covid alla fine del 2020. Ne è uscito più consapevole della sua debolezza e, se possibile, ancora più determinato e forte. E ora, a un anno di distanza, e a poche ore dall’incontro con il Presidente, racconta con gli occhi che brillano di quella stretta al polso di Mattarella che «è scappata» mentre lunedì mattina al Quirinale gli consegnava l’onorificenza da commendatore. Perché «nonostante da francescano so che le onorificenze le dà solo il buon Dio è stata un’emozione vera, grande, commuovente».

Gli italiani migliori. A conquistare il cuore del padre francescano, che nel 1980 ha dato vita alla prima comunità di recupero per tossicodipendenti a Cagliari, nel convento di San Mauro, e poi nel 1982 a S’Aspru, nelle campagne di Siligo, nel 1985 a Campu ’e Luas ad Uta (oggi gestita da un’altra associazione) e nel 1998 a Sant’Antonio Abate a Sassari (la sola struttura nell’Isola ad offrire assistenza ai malati di Aids): «Il fatto di essere entrato in contatto con uno spaccato degli italiani migliori. Uomini e donne che hanno messo in campo una creatività del bene veramente straordinaria. Una immersione in una realtà ricchissima, che ti affligge nella misura in cui sai che è legata alle sofferenze umane, ma che ti rincuora. E ti fa capire che, nonostante ognuno di noi sia condannato a sentirsi minoranza nel proprio contesto, insieme possiamo fare arrivare il nostro messaggio. Di lotta e di speranza».

I giovani. Una soddisfazione ancora accresciuta dal fatto che molti dei presenti al Quirinale erano giovani, come giovane è padre Stefano Gennari, il francescano 36enne che l’Ordine ha, per la prima volta, affiancato a tempo pieno a padre Morittu: «Un dono del signore che ho tanto atteso, e che ha avuto un battesimo del fuoco, visto che poco dopo il suo arrivo sono stato ricoverato per Covid. Un dono perché io sono fragile, e ora sono più sereno perché so che Mondo X ha radici più forti».

Il teatro. Giovani come gli attori bolognesi del Tp – teatro laboratorio, che ieri, Giornata Mondiale per la lotta all’Aids, all’ex Astra hanno messo in scena “L’amore al tempo dell’ecstasy”, una pìece che fa muovere i suoi personaggi in un’atmosfera di continua dipendenza, più o meno patologica, che sia da sostanze o da social. Donne e uomini reduci da vite sbrindellate e con la vaga speranza di rinascita che talvolta si scontra con l’emergere della grave malattia mai sopita e talvolta dimenticata o, addirittura, ignorata.

S’Aspru. Prima di salire sul palco Padre Salvatore li ha portati a S’Aspru, la comunità di recupero agricolo-pastorale nelle campagne di Siligo, 93 ettari, 32 ospiti, sudore, fatica, rinascita. «Sono ragazzi giovanissimi, che forse mai avevano avuto un impatto così forte con una realtà importante come S’Aspru. Li ha profondamente coinvolti e commossi, e allo stesso tempo hanno condiviso delle visioni che sono proprie dei giovani, parlato con i miei “ragazzi” una lingua che solo in parte io conosco. È stato davvero molto interessante e formativo per tutti».

Di nuovo in trincea. Giovani con cui padre Morittu vuole «riallacciare i fili». «Quest’anno 2021, dopo che, forse, l’attenzione ha abbassato la guardia anche a causa di un’epidemia che ha flagellato l’umanità intera, la nostra associazione vuole ancora una volta scendere in campo, scuotere gli animi, rappresentare quanto ancora l’HIV e l’Aids si insinuano pericolosamente nella quotidianità dei nostri ragazzi e ragazze – spiega –. Ogni anno nella provincia di Sassari ci sono ancora 20-25 casi. E abbiamo paura che molti sfuggano, come stanno sfuggendo molti comportamenti, soprattutto di fronte a una sessualità sempre più precoce e poco informata.

Bisogna tornare a parlare di prevenzione e sensibilizzare quanti, troppo spesso, pensano che di Aids non si muoia più o che, addirittura, l’infezione sia stata debellata. Serve un progetto educativo che prenda per mano i nostri ragazzi e ragazze, che affronti le nuove dipendenze, metta in guardia dalle vecchie, come l’eroina, che ha di nuovo invaso le strade, la ludopatia, le pasticche. Noi, come sempre con l’aiuto di tutti, siamo pronti a fare la nostra parte».



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