La Nuova Sardegna

La ministra dell'Università a Sassari: «Con i fondi del Pnrr un futuro per i giovani»

di Roberto Sanna
La ministra dell'Università a Sassari: «Con i fondi del Pnrr un futuro per i giovani»

Maria Cristina Messa in visita nell’ex mattatoio poi la cerimonia in aula magna

04 dicembre 2021
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SASSARI. Progettualità, orizzonte a cinque anni, capacità di fare rete. La ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, è stata molto chiara ieri nella sua mattinata sassarese. Un piccolo “tour de force” nel corso del quale, a tutti quelli che chiedevano quanti soldi ci saranno per la Sardegna, ha risposto sempre che arriveranno i fondi che l’isola saprà meritarsi: il Pnrr destina al Sud il 40% dei fondi da distribuire sulla base della progettualità, per l’Università e la formazione ci sono 11 miliardi di cui 9 per la Ricerca che saranno messi a bando. E ha aggiunto che «L’obiettivo finale è dare ai giovani gli strumenti per la formazione e per l’inserimento nel mondo del lavoro. C’è attenzione da parte del Governo per le esigenze della Sardegna. Chiediamo progettualità con l’indispensabile coinvolgimento delle imprese».

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La mattinata è cominciata presto, alle 9, nei locali di una delle grandi incompiute sassaresi che si appresta finalmente a prendere vita: l’ex Mattatoio. Accompagnata dal sindaco Nanni Campus e dal direttore dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi”, la ministra ha visitato le nuove aule e i laboratori realizzati nell’ambito del progetto di riqualificazione – ancora in atto – della struttura che prenderà nome in “Ex-Ma.Ter – Campus delle arti visive e dello spettacolo”. Il campus è destinato a ospitare, oltre ai corsi di Scenografia, Pittura e Nuove tecnologie, anche il Corso di diploma accademico di secondo livello a ciclo unico in Restauro dei materiali lapidei e derivati, superfici decorate dell’architettura (abilitante per la professione di restauratore dei Beni culturali). Nella tappa all’Ateneo sassarese la ministra Messa ha trovato uno schieramento imponente, con tutti i rappresentanti delle forze economiche del territorio che sono confluiti nel progetto che l’Uniss sta predisponendo per il Pnrr e del quale sarà capofila: i partner del progetto sono Regione Sardegna, Banco di Sardegna, Fondazione di Sardegna, Crs4, CNR, Abinsula, Qatar Foundation, Ats, Aou di Sassari, Accademia di Belle Arti, Coldiretti, Sistema camerale, Università di Trieste, Università Federico II di Napoli, oltre ad altri partner, pubblici e privati (Price Waterhouse e Coopers, Istituto Turistico Immobiliare, As do Mar). Un progetto che comprende, ha illustrato il rettore Gavino Mariotti (che ha accolto anche il rappresentante dell’ateneo cagliaritano, il prorettore vicario Gianni Fenu), quattro macro aree: agro-veterinario e alimentare; sanità; sistema bancario; sistema dell’industria turistica, che svilupperanno attività al fine di rispondere alle esigenze del territorio. «Una mattinata bellissima – ha poi commentato Mariotti – perché nella nostra Aula magna finalmente ho visto riuniti tutti i rappresentanti del territorio ed essere capofila di un progetto simile per noi è una grande soddisfazione. Credo la ministra abbia riportato un’ottima impressione, hanno parlato tutti e tutti si sono messi a disposizione di questo progetto». La ministra Messa ha voluto sottolineare che «è necessario presentare progetti che guardino al futuro e che diano risorse per lo sviluppo per i prossimi cinque anni. I progetti dovranno garantire innovazione e l’innovazione non si fa senza ricerca. C’è totale disponibilità da parte del Ministero a supportare le vostre iniziative, ma la cosa importante è fare rete in Sardegna e anche nell’ambito del territorio nazionale, perché la conoscenza non ha confini».

Non è mancato poi un ulteriore passaggio sul problema dei medici in Sardegna: «Il numero chiuso nelle Università non si tocca – ha detto –, si rischia di avere un problema di sovraffollamento: ai test si sono presentati in 70mila, sono numeri che non potremmo reggere. Non credo sia un problema di numero complessivo, quanto di distribuzione nei territori. E allora bisogna fare in modo che i laureati restino e non vadano via, dare loro prospettive, proporre dei progetti. Si può fare ma è indispensabile che le Università collaborino con gli ospedali, si tratta di due realtà che non possono rimanere distinte ma devono invece interagire tra loro».

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