La Nuova Sardegna

Assolto Flavio Carboni: "Non erano attività illegali"

di Mauro Lissia
Flavio Carboni
Flavio Carboni

Operazioni a Londra: cadute le accuse di associazione per delinquere. A processo erano finiti l'affarista di Torralba e altre 10 persone

14 gennaio 2022
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CAGLIARI. Arriva un’assoluzione per Flavio Carboni, l’uomo d’affari novantenne di Torralba il cui nome compare in pagine importanti della storia giudiziaria italiana: in linea con le richieste del pubblico ministero Guido Pani e con la tesi del difensore Roberto Sorcinelli, il tribunale l’ha sollevato dalle accuse di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori legate alla vicenda delle società-schermo londinesi costituite - stando alle accuse - per nascondere attività finanziarie illecite, per la quale Carboni era stato indagato quattro anni fa insieme ad altre dieci persone, tutte assolte dal collegio presieduto da Giovanni Massidda.

Società che per l’accusa facevano capo a prestanome che accettavano di intestarsi automobili di lusso e un gommone, polizze assicurative e quote societarie, un’intensa attività d’impresa.

Carboni è stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di associazione a delinquere e perché il fatto non costituisce reato dalla seconda imputazione, che era condivisa con con le fedelissime Maria Laura Scanu Concas (72 anni) e Antonella Pau (54), oltre che con il commercialista napoletano Lorenzo Dimartino (55) e l’amico Giuseppe Tomassetti, deceduto a gennaio del 2016.

Le altre persone coinvolte nella girandola di intestazioni e di presunte mascherature societarie erano il figlio di Carboni, Diego (43 anni) di Roma, l’avvocata Luisella Corda (59) di Iglesias difasa da Anna Maria Busia, Domenico Manzotta (74) di Porano (Tr), Leonardo Leporatti (50) di Viterbo, Riccardo Piana (58) di Aviano, Ugo Benedetti (82) di Roma e Fabrizio Avondoglio (60) di Aosta, difeso dall’avvocata Busia.

Secondo le accuse, cadute al dibattimento pubblico, l’intreccio di società creato tra Londra e Cagliari per la Dda doveva servire a manovrare denaro e beni di Carboni al riparo da occhi e orecchie indiscreti.

Un’accusa che Carboni, parlando con la Nuova Sardegna, definì grottesca. Il processo ha dato ragione a lui e alle difese: nessuna attività illegale, quelle società - è stato sostenuto al processo - servivano per commercializzare prodotti destinati a salvare milioni di vite umane».



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