La Nuova Sardegna

Peste suina, forse in primavera la fine dell’embargo

Giusy Ferreli
Peste suina, forse in primavera la fine dell’embargo

L’assessore Nieddu: «Pochi rilievi superabili»

20 gennaio 2022
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NUORO. L’audit sulla peste suina africana era iniziato sotto i migliori auspici, con il dato incoraggiante sull’ultimo focolaio, riscontrato nel lontano 2018 in un allevamento di Mamoiada, e l’abbattimento di migliaia di suini clandestini. A distanza di due mesi, le notizie arrivate da Bruxelles sono positive e autorizzano l’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, all’ottimismo. «Nella relazione conclusiva dell’audit sono riportati pochi rilievi, non insormontabili. Per alcune problematiche stiamo già intervenendo e possiamo considerarle già in fase di risoluzione - dichiara Nieddu -. Questo ci fa ben sperare rispetto alla possibilità di ottenere in tempi relativamente brevi il via libera dell’Europa all’export. Non possiamo saperlo con certezza - sottolinea l’assessore - ma potrebbe arrivare in primavera».

All’indomani della lettura dell’atteso documento, che dà atto del lavoro svolto dai revisori europei dal 9 al 19 novembre, c’è più di un motivo per sperare. I cinque rilievi che separano la Sardegna dallo storico traguardo della revoca delle restrizioni sulla commercializzazione delle carni e dei prodotti della filiera suinicola sono lì, scritti nero su bianco sulle 29 pagine del dossier, arrivato martedì sera nella scrivania di Antonio Montisci, direttore del servizio di Sanità pubblica veterinaria dell’assessorato. Con essi la sintesi dell’audit. «Dai precedenti audit – si legge nella relazione -, le autorità hanno raggiunto un buon livello di cooperazione tra i diversi attori e hanno introdotto misure efficaci per migliorare la tracciabilità e la conformità dei suini. Tutto ciò ha comportato ulteriori progressi nel tenere sotto controllo la peste suina africana». Anche le prassi nelle cosiddette “sorveglianza attiva basata sul rischio, la sorveglianza passiva rafforzata” nonché “i controlli sui movimenti dei suini e sui suini macellati in casa” rappresentano un ulteriore passo in avanti verso l’eradicazione della malattia che da oltre 40 anni mette in ginocchio il settore. Accanto alle luci (numerose) ci sono anche le ombre (poche). E anche queste vengono riportate nel documento denso di grafici e schede. Una delle ombre riguarda la fauna selvatica. «Nel cinghiale, la maggior parte dei campioni viene prelevata durante la breve stagione di caccia. Ciò potrebbe compromettere la capacità dell’autorità di rilevare tempestivamente nuovi focolai al di fuori dell’area infetta». Ed ancora: «I risultati del programma di sorveglianza indicano un miglioramento della situazione epidemiologica sull’isola. Tuttavia, non consente di escludere del tutto la presenza di sacche residue di virus, in particolare in prossimità di bacini protetti dove non è consentita la caccia, e aree dove permangono ancora sacche di suini allevati all’aperto illegali».

Quella dei clandestini, in grandissima parte abbattuti dopo le operazioni di depopolamento avviate a partire dal 2018 sotto la regia dell’Unità di progetto, rimane una delle note dolenti proprio perché rappresentano la cinghia di trasmissione del virus tra gli animali domestici e i cinghiali. «Alcune delle pratiche venatorie e di gestione del cinghiale in Sardegna non sono utili per controllare la diffusione del virus e la popolazione di cinghiale continua ad aumentare in numero e densità» sottolineano i funzionari che elogiano la qualità dei controlli. «Ci sono buoni controlli sulla quantità limitata di carne e prodotti a base di carne che vengono spostati fuori dall’isola; questi controlli forniscono le necessarie garanzie che solo i prodotti idonei lascino la Sardegna. Le autorità competenti e gli esperti valutano regolarmente l’efficacia delle azioni e dei controlli e li adattano all’evoluzione della situazione epidemiologica». Nella relazione vengono infine formulate le raccomandazioni per le aree di intervento in cui sono necessari ulteriori miglioramenti. La Regione avrà 25 giorni per le "controdeduzioni", i revisori un’altra ventina di giorni per stilare il documento tecnico da sottoporre alla Commissione che infine dovrà esprimere il verdetto politico. Che, si spera, possa finalmente spalancare le porte del mercato europeo ai prodotti sardi.

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