La Nuova Sardegna

Nei paesi dove i morti restano vivi

Giacomo Mameli
Il luogo dove è stato ucciso a Oliena Tonino Corrias
Il luogo dove è stato ucciso a Oliena Tonino Corrias

La scia di sangue in Sardegna

22 gennaio 2022
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Parlando con un cronista del malessere della Barbagia, un quarantenne di Mamoiada - coinvolto eccome nella faida eterna tra Gonare, S'Infurcàu e Supramonte - aveva detto che “medicine per curare l'odio non ce ne sono” perché “da noi i morti restano vivi”. Analisi spietata, sbarrava la porta a ogni speranza. Ne avevano parlato, da par loro, studiosi che si chiamavano (per la Sardegna di fuori) Vittorio De Seta, Franco Cagnetta o Gigi Ghirotti e (per la Sardegna di dentro) due veri intellettuali che le zone interne le studiavano e conoscevano bene come Antonio Pigliaru e Michelangelo Pira e, con loro, il grande giornalista-sociologo Giuseppe Fiori.  

Analisi precedenti alla commissione parlamentare sul banditismo del 1969 (quella del senatore Giuseppe Medici che avrebbe portato - tra bonus e malus – all'industrializzazione mai compiuta). E così anche oggi la criminalità di radice antica - quella dei paesi dove si parlava delle “vedove del mitra”, dove la parola faida si declinava in tutte le forme, con delitti programmati nei giorni di festa (“die nodìda”), dove si sparava a doppietta su bambini e nonni anche sotto Natale e Capodanno davanti al televisore acceso – sì, quella criminalità riappare sfrontata. Tendere un agguato dentro un paese, vicino ai bar con i clienti vai e vieni da prima colazione, riporta a quei decenni sanguinari con le liste di morte affisse come poster moderni nelle facciate delle case o delle chiese.

È ri-successo a Oliena, paese-simbolo che, come pochi altri, ha saputo creare un'economia basata sulla valorizzazione professionale delle risorse locali, da quelle ambientali a quelle dell'accoglienza-resort mandando in archivio le descrizioni sofferte di Elio Vittorini che vedeva “le croci del Golgota” nelle donne durante i funerali con i canti funebri. Ma la cronaca è ridiventata nerissima anche in Ogliastra dove ogni delitto recente si ricollega al passato perché “i morti restano vivi” anche sotto Punta La Marmora e nelle vallate del rio Pardu che sono la California dei produttori di Cannonau venduto in tutto il mondo.

Tempo fa, un ex assessore regionale all'Agricoltura, Gesuino Muledda, nato a Oniferi, professore di Lettere a Lanusei e sindaco per alcuni anni a Gairo – commentando i delitti ricorrenti, quasi a timer, in Barbagia e in Ogliastra - aveva detto che erano “legati a un contenzioso criminale difficile da estirpare”. Perché non sempre la giustizia dei tribunali e delle corti d'assise riusce a fare chiarezza individuando i responsabili. Così vendetta richiama ancora vendetta allungando all'infinito la catena delle morti annunciate.

I fatti di Oliena raccontati ieri in questo giornale da Paolo Merlini sono più che una sirena d'allarme. C'è un elenco – una lista sempre nera - che i carabinieri conoscono con nomi che poi sono comparsi, compaiono o compariranno nei necrologi. È il retaggio di quel “contenzioso” duro da bonificare, perché il dialogo virtuoso in alcuni paesi è rimasto eccezione non la regola. I vizi antichi della società pastorale - fra tutti quello dannoso dell'omertà, il non voler riferire agli investigatori ciò che si vede e ciò che si sente – resistono anche con Instagram e Facebook. Più di prima il confronto viene meno, le comunità si spopolano e appaiono meno coese, la pistola prevale sulla parola, non ci sono i “probomines”, uomini di buona volontà che hanno saputo – in molti casi – mettere pace tra famiglie in lotta.

Uomini coraggiosi del passato recente che, con la loro balentìa da tutti riconosciuta, hanno ottenuto anche di saper vivere nei conflitti senza metter mano a un grilletto, attuando il peacekeeping barbaricino di casa in casa. Il sindaco di Oliena, quello di Gairo, hanno parlato della necessità di “unità”, parola sempre meno attuale in momenti di individualismo marcato. La strada, anche oggi, non può essere solo quella dei palazzi di giustizia. Dove l'odio dura decenni, c'è bisogno della saggezza dei migliori per evitare la condanna dei morti che continuano a restare vivi.


 

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