La Nuova Sardegna

Caos per i tamponi positivi in Sardegna: molti sfuggono ai sistemi

di Claudio Zoccheddu
Caos per i tamponi positivi in Sardegna: molti sfuggono ai sistemi

Appello della Fimmg: «Piattaforme inutili, i risultati non vengono caricati»

30 gennaio 2022
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SASSARI. Il sistema dei controlli dovrebbe funzionare così: si effettua una tampone antigenico, la struttura che lo processa scopre l’eventuale positività, carica il risultato sul portale regionale Gcc (Gestione casi e contatti) che viene riscontrato dal Sisp (Servizio di igiene e sanità pubblica) e inserito nella sezione dei “Covid+” quando la positività è stata confermata anche dal tampone molecolare.

Una volta completato il percorso che trasforma il sospetto in un “caso”, il medico di famiglia accede al sistema per verificare la positività del paziente che, una volta negativo, può quindi richiedere il certificato medico di fine malattia e la conseguente riattivazione del green pass. Facile. Peccato che, perlomeno secondo i medici di famiglia, il sistema non funzioni.

L’accesso alla piattaforma regionale Gcc non sarebbe sufficiente a risolvere le richieste dei pazienti perché in molti casi i risultati non verrebbero comunicati, lasciando i medici impegnati in un’impossibile caccia al responso fantasma o, come accadrebbe nel caso dei laboratori di analisi abilitati dalla Regione, i risultati verrebbero caricati in un’altra piattaforma a cui non sarebbe stato previsto l’accesso ai medici di famiglia.

Per non parlare delle introvabili conferme tramite tampone molecolare, rare quanto un Gronchi Rosa. Ma la fine del percorso Covid di ogni paziente deve coincidere con il rilascio del certificato di fine malattia e la riattivazione del green pass. Una richiesta che gli assistiti presentano proprio al medico di famiglia, senza ovviamente sapere che la loro positività è risulta sconosciuta al medico perché non comunicata o “caricata” in uno o più sistemi a cui i medici non possono accedere.

L’appello. «Per rilasciare i certificati di guarigione i medici di famiglia della Sardegna sono costretti a sopperire alle mancanze del Servizio di igiene e sanità pubblica, che può verificare solo una piccolissima parte dei tamponi, perlopiù molecolari o antigenici di seconda generazione – spiega Umberto Nevisco, segretario regionale della Fimmg –. I medici sono dunque costretti, loro malgrado, ad utilizzare la piattaforma “nazionale” Ue digital Covid , in quanto attualmente non sarebbe possibile procedere attraverso la piattaforma “regionale” Gestione Casi e Contatti, dove in ogni caso viene registrata solo una piccola parte dei test effettuati. Se non fosse stato possibile trovare altre vie d’uscita, i medici avrebbero potuto valutare solo la piccolissima quantità di tamponi molecolari e una piccola parte di antigenici registrati nel Sisp».

Caccia ai fantasmi. Tutti i soggetti risultati positivi a test non comunicati, dunque, sarebbero costretti a precipitare nel limbo dei fantasmi del Covid, rischiando di non poter ottenere il certificato di malattia e il green pass: «Se questo non accade è perché i medici di famiglia si impegnano per evitare che molti pazienti finiscano nel limbo dei dimenticati ma sarebbe sufficiente un decreto della Regione per aumentare la capacità di analisi del Servizio di igiene e sanità – continua Nevisco – ma in questa situazione siamo anche costretti a chiedere di non essere ostacolati nell’uso della piattaforma nazionale “Ue digital Covid”, da linee di indirizzo “locali” incongrue e discordanti come già avvenuto di recente, pena il mancato rilascio del certificato di guarigione dal Covid ai pazienti che ne hanno diritto».

Le richieste della Fimmg comprendono anche l’abilitazione ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta alla funzionalità “Esito laboratorio Flusso T”, così che possano verificare anche gli esiti dei test molecolari, e l’attivazione, all’interno della piattaforma regionale Gcc di una sezione dedicata ai pazienti che necessitano dell’intervento delle Usca, le unità di assistenza domiciliare dell’Ares. Gli appelli non sono finiti: «I medici di famiglia son costretti a chiedere che tutti i centri che effettuano tamponi Sars-Cov-2 siano obbligati alla registrazione dell’esito in piattaforma regionale, pena il mancato rilascio del “Certificato di guarigione Covid-19”».

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