La Nuova Sardegna

Soldi pubblici per tangenti Cappellacci va a giudizio

di Mauro Lissia
Soldi pubblici per tangenti Cappellacci va a giudizio

Il parlamentare è accusato di peculato con Alessandra Zedda e Tonino Tilocca 

11 febbraio 2022
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CAGLIARI. Una tangente da 80 mila euro per favorire il via libera a un contributo regionale di 750 mila euro destinato a una società decotta, che legge alla mano non ne aveva diritto: con l’accusa di concorso in peculato vanno al giudizio del tribunale l’ex presidente della Regione e parlamentare Ugo Cappellacci, l’attuale assessora regionale al lavoro Alessandra Zedda, l’ex presidente della Sfirs Antonio Graziano Tilocca, l’amministratore della società Zernike Meta Venture (gestore del fondo pubblico Ingenium Sardegna) Roberto Bonanni - difeso da Patrizio Rovelli - e l’amministratore della “Fm Fabbricazioni metalliche” Flavio Mallus, beneficiario del contributo, con altre tre persone accusate a vario titolo di reati collegati. L’ha deciso il gup Giorgio Altieri dopo una combattuta udienza preliminare in cui l’assessora Zedda - difesa da Agostinangelo Marras - ha parlato a lungo respingendo ogni contestazione. Cappellacci, che non era presente in aula, deve rispondere anche di concorso in corruzione aggravata insieme all’amico Flavio Mallus e ai commercialisti colleghi nel suo studio Piero Sanna Randaccio e Antonio Graziano Tilocca. Tutti dovranno presentarsi davanti alla seconda sezione del tribunale il prossimo 19 maggio. Va a giudizio anche il notissimo commercialista Sergio Vacca accusato anch’egli di bancarotta. Mallus - difeso da Anna Maria Busia - ha beneficiato della prescrizione per una truffa aggravata, mentre è stato prosciolto perché il fatto non sussiste insieme a Fabio Sanna - difeso da Roberto Nati - da un capo d’imputazione per bancarotta. Prosciolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di bancarotta anche Carlo Alberto Zualdi, difeso da Giammario Sechi. Cappellacci, Sanna Randaccio, Tilocca e Vacca sono patrocinati da Guido Manca Bitti.

L’udienza si è conclusa nel pomeriggio. Letto il dispositivo davanti a imputati e legali, il giudice Altieri ha rivolto ai pm Emanuele Secci e Diana Lecca l’invito a rivedere l’imputazione di concorso in peculato: secondo il magistrato la disponibilità del denaro versato alla “Fm Fabbricazioni metalliche” non faceva capo agli imputati, ma all’apparato dirigenziale regionale. In altre parole Cappellacci e Zedda avrebbero potuto indirizzare la decisione di concedere il contributo («utilizzando la rispettiva influenza politica - è scritto nell’avviso di chiusa indagine - e i rispettivi poteri») ma il soggetto pagatore non sarebbero loro, quanto chi aveva la disponibilità dei soldi. Un’eventuale modifica del capo d’imputazione potrebbe avvenire all’apertura del giudizio pubblico, con inevitabili riflessi sulle strategie difensive, sulle posizioni di alcuni imputati e sui tempi del processo.

La vicenda, esplosa con una serie di misure cautelari quasi quattro anni fa, risale al 2013 ed è tutta incentrata su una tangente: gli 80 mila euro finiti secondo il Nucleo di Polizia tributaria sul conto della società Omen, costituita ad hoc da persone vicino a Cappellacci che l'avrebbe usata come deposito di denaro estraneo alle proprie attività professionali e pubbliche. Per quella via il denaro sarebbe transitato fino alle tasche dell'ex governatore in cambio di un intervento prima sul manager del fondo scelto dalla Regione per gestire i finanziamenti Por (Bonanni) e dopo sull'allora assessora regionale all'industria Zedda. L'obiettivo: favorire un prestito di 750 mila euro su fondi europei alla società "Fm fabbricazioni metalliche" malgrado non ne avesse diritto perché si trovava in manifeste difficoltà finanziarie.

All’origine dei fatti c’è il bando della programmazione regionale, anno 2009, per gestire il fondo "Ingenium Sardegna" cui la società Zernike aveva partecipato in perfetta solitudine. Si tratta di 17 milioni cofinanziati in parte dalla Regione e destinati ad aiutare imprese impegnate in progetti innovativi purché avessero conti in ordine e bilanci in equilibrio. Fallita la Fm, gli investigatori sostengono che a fare pressioni su Bonanni perché all'ormai decotta società arrivassero i 750 mila euro sarebbe stato Cappellacci. Alessandra Zedda viene coinvolta per essersi interessata alla vicenda Fm. La colpa di Sanna Randaccio e Tilocca sarebbe quella di aver ideato l'imbroglio mettendo in contatto Mallus con Cappellacci. In pillole: la Fm avrebbe incassato la somma grazie a un bilancio del 2011 addomesticato da Mallus per ottenere illegalmente i soldi.

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