La Nuova Sardegna

Energia, il futuro dell’isola nelle mani dell’Enel

di Giuseppe Centore
Energia, il futuro dell’isola nelle mani dell’Enel

Le centrali di Ep e Sarlux potrebbero non essere più considerate “essenziali”

24 febbraio 2022
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CAGLIARI. Il 22 febbraio del 2022, data palindroma per gli amanti della cabala, ha disegnato uno spartiacque nella storia del sistema industriale e produttivo sardo. C’è un prima e un poi, rappresentato da martedì scorso. Il prima è la produzione di energia principalmente da fonti fossili; il poi è la produzione di energia (a regime nel 2024) principalmente da rinnovabili. Un prima e un poi definito dalla gara per il mercato delle capacità di produzione, indetta da Terna, che ha visto Enel, come anticipato dalla Nuova, aggiudicarsi tutti i 550 megawatt di potenza disponibile per la Sardegna.

Enel nel 2024 dovrà avere in esercizio 247 megawatt da accumuli a nord e 253 megawatt a sud. Dove? Sicuramente nelle sue aree, a sud nella stessa zona occupata dalla centrale di Portovesme, che sarà dismessa, a nord in uno dei terreni dove insistono i suoi campi eolici, come quello di Tula ad esempio.

Enel Green Power, la società della capogruppo che si occupa di rinnovabili e accumuli ha i progetti pronti per fare della Sardegna un caso mondiale. E non tanto per le rinnovabili, visto che lo scorso anno ha messo a terra 5 mila megawatt (pari a otto centrali di Fiumesanto) di nuove rinnovabili nel mondo, ma la parte delle batterie, visto che nel 2021 EGP ha messo in esercizio 220 megawatt di batterie. Solo qui tra due anni ne metterà più del doppio. Con quale tecnologie, di che genere? Come saranno? Si avvicineranno alle Megapack di Tesla (scatoloni ipertecnologizzati grandi come un container ciascuno in grado di accumulare 3 megawatt di energia)?

Nel biennio 2024-25 il sistema energetico sardo subirà profonde e radicali trasformazioni, con vincitori e vinti, e ne uscirà cambiato, al termine di un percorso che non sarà certo un pranzo di gala. Tempi lontani? Tutt’altro: Questi due anni, per imprese che investono cifre enormi a ogni esercizio finanziario sono il presente, non il futuro. Per questo molte società stanno pensando oggi, a cosa succederà nel 2024. Tra queste coloro che ogni anno ricevono il riconoscimento da parte di Terna di un sistema di “essenzialità” per i loro impianti. Terna ogni settembre definisce per l’anno successivo la lista di quelle centrali indispensabili per la sicurezza del sistema elettrico, e da indicazioni dell’autorità regolatrice, stabilisce remunerazioni e ore minime di produzioni. In Italia sono comprese in questo elenco tutte le centrali delle isole minori, più altre, tra cui due sarde: Ep di Fiumesanto e Sarlux di Sarroch. Rimanere nell’elenco dell’essenzialità consente alle due centrali di assicurarsi introiti certi e di non ricorrere al mercato per vendere tutta la propria energia prodotta.

Fonti vicine al dossier anticipano alla Nuova, che per la Sardegna le due essenzialità, pagate come sempre dalle bollette, non avranno più ragione di esistere. Forse rimarranno in piedi un altro anno, ma nel 2026 verranno sicuramente a cadere, “scoprendo” i conti delle due aziende dalle certezze di remunerazione sinora avute. Potranno rimanere produttive e profittevoli anche sul libero mercato le due centrali di Ep e Saras? Una domanda che già adesso i loro manager si stanno ponendo e che presuppone un ampio ventaglio di scelte, alcune delle quali dolorose. Sicuramente il conto alla rovescia lo stabiliranno i lavori del Tyrrhenian-link, che col passare dei mesi e nel silenzio incomprensibile della politica sarda sta diventando il vero regolatore del sistema energetico presente e soprattutto futuro.

Il T-link voluto da Terna dal costo di 3,8 miliardi collegherà la Sardegna meridionale alla Sicilia e questa alla Campania nel giro dei prossimi sei/sette anni. Il cavo si integrerà con il Sapei, che unisce l’isola al Lazio e sarà la prima infrastruttura non di telefonia che integrerà l’isola al Continente rendendola uguale a tutte le altre regioni. Anche la Sardegna come le altre Regioni potrà esportare e importare energia contemporaneamente, ma non subito. Il cavo in realtà è formato da due analoghi cavi dalla capacità ciascuno di 500 megawatt, dedicati per ciascuna direzione: un cavo indirizzerà l’energia dalla Sardegna alla Sicilia e un altro dalla Sicilia alla Campania e a fianco uno analogo le farà fare il percorso inverso. Le due coppie di cavi avranno il flusso definito e non potranno invertirlo per questioni di sicurezza, ma non saranno in esercizio tutti allo stesso momento. Il primo elettrodotto sarà realizzato nel 2025 dalla Sicilia alla Campania (le due Regioni hanno deciso subito), nel 2026 sarà posato il cavo che dalla Sicilia arriverà alla Sardegna e l’anno successivo saranno in esercizio gli altri due. Per allora il sistema energetico sardo avrà lasciato un approdo sicuro per nuovi e sconosciuti orizzonti.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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