La Nuova Sardegna

Energia in Sardegna: più carbone e meno gas, tutti gli scenari stravolti

di Giuseppe Centore
Energia in Sardegna: più carbone e meno gas, tutti gli scenari stravolti

Prime decisioni del governo, condivise con tutti i partner europei. Ridurre col tempo la dipendenza dal gas russo e dalla tecnologia cinese

25 febbraio 2022
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CAGLIARI. La crisi internazionale ha ovviamente cambiato l’agenda del Governo e quindi l’attesa firma del presidente del Consiglio Draghi sul decreto energia Sardegna ancora non ci sarà.

Ma di energia nelle tante riunioni di ieri si è parlato a lungo, impostando decisioni sino a ieri inaspettate che stravolgono percorsi già tracciati e rimettono in discussione certezze e scelte. La guerra impatterà per moltissimo tempo sulle scelte economiche dell’Europa e quindi anche del nostro paese, piegandone la volontà.

Si spiegano così le indiscrezioni sul consiglio dei ministri e sul successivo comitato politico strategico che hanno affrontato anche il delicato problema degli approvvigionamenti energetici. La guerra, spiega una fonte di governo, «cambia lo scenario» e visto che «non sarà una cosa breve» bisogna attrezzarsi fin da subito. Il governo, viene spiegato, sta studiando tutte le opzioni utili, da un lato per spingere al massimo le rinnovabili, nel medio periodo. E nell'immediato per aumentare il più possibile la produzione di gas – guardando al Tap e prevedendo un maggiore ricorso al carbone – per evitare di rimanere spiazzati se si avverasse lo scenario peggiore, quello di uno stop delle forniture da parte di Mosca. La crisi energetica è stato uno dei temi affrontati anche in Consiglio dei ministri, dove il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha fatto una informativa proprio sull’energia. Alcune decisioni, spiegano fonti vicine ai dossier, potrebbero anche non avere bisogno di norme, ad esempio se si decidesse di aumentare la produzione da fossili nelle centrali ancora attive come le due sarde. Ma l'obiettivo del governo è senz'altro anche quello di spingere le produzioni da rinnovabili, e aprendo nel contempo quello che fonti romane definiscono una «riflessione» sulle linee di approvvigionamento delle batterie e dei sistemi di accumulo. Come dire che non si può cercare di liberarsi dalla dipendenza del gas russo e poi ritrovarsi a dover dipendere dalle batterie cinesi. Da qui la richiesta dello stesso ministro Cingolani per accelerare al massimo i percorsi autorizzativi per la costruzione di una grande fabbrica di batterie anche in Italia: passaggi lunghi tra autorizzazioni ambientali e procedure di vario tipo «appartengono al tempo di pace», sintetizza una fonte di governo.

Sul tema della sostituzione della produzione di energia di sicurezza da fossili a sistemi di accumulo, come da gare chiuse da Terna, era tornato invece il sindaco di Porto Torres. «Gli antichi sardi fornivano il grano alla Roma imperiale, ora forniranno a tutto il Paese l’energia qui accumulata», dice Massimo Mulas. Al sindaco Mulas queste decisioni prese al di fuori dell’isola, non piacciono e lo fa capire. «È già capitato che la comunità isolana abbia accettato passivamente investimenti futuribili, senza essere coinvolta. Non deve più accadere». Anche le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec avevano espresso preoccupazione per la «situazione della Sardegna senza sapere cosa accadrà una volta terminata la fase a carbone».

Adesso è tutto cambiato. Nelle prossime ore, confermano fonti autorevoli, verranno diramate direttive a tutte le aziende strategiche con le quali si spiegherà cosa fare e non fare sul fronte industriale. E nel contempo si fermeranno tutti gli investimenti russi in Italia legati in qualche modo al governo di Mosca. Per la Sardegna lo stop dovrebbe riguardare l’Eurallumina, di proprietà della Rusal.

@gcentore.

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