La Nuova Sardegna

La tragedia di Salvatore in un rapimento finito male

di Francesco Squintu
La tragedia di Salvatore in un rapimento finito male

Via Cosseddu a Ozieri

02 marzo 2022
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OZIERI. È una via corta, antistante una serie di villette a schiera nel quartiere di San Nicola, alla periferia di Ozieri e lontana dalle arterie più prestigiose. Ma via Salvatore Cosseddu anche per chi era un ragazzino nel lontano 1976 rievoca ancora fatti dolorosi e sconvolgenti. I possedimenti e l’allevamento di un buon numero di capi di bestiame era il segno distintivo della famiglia Cosseddu ma soprattutto lo erano la bontà d’animo, l’educazione e la sobrietà che ne facevano – e ne fanno tutt’ora – un nucleo stimato e benvoluto da tutti. Salvatore nel 1976 aveva quarant’anni, un titolo di perito agrario e una grande passione per la campagna che lo portava ogni mattina all’alba verso le proprietà insieme al padre Mimmia, allora settantacinquenne.

Il clima caldo di quegli anni, con l’anonima sequestri in piena attività, tanto che l’anno prima i rapimenti erano stati ben dodici, aveva sollevato il livello di guardia anche ad Ozieri, ma non potendo rinunciare all’attività lavorativa e agli spostamenti, chi temeva qualcosa poteva giusto predisporre qualche accorgimento, magari girando armato, come faceva il giovane Cosseddu.

Il 28 aprile 1976 è un mercoledì, i festeggiamenti di Pasqua sono finiti da una decina di giorni e padre e figlio, all’alba, sono a bordo della Fiat 127 per raggiungere l’azienda posta nella bretella che collega la SS 199 alla SS 597, in territorio di Ozieri, verso Oschiri. A materializzarsi, nella luce fioca che sta pian piano sostituendo il buio della notte, sono quattro figure armate e risolute che intimano ai due di scendere dalla macchina. L’indole da uomini di campagna quali sono Mimmia e Salvatore, però li spinge a reagire. Il pestaggio dell’anziano è brutale ma l’obiettivo è il figlio, evidentemente ritenuto più adatto ai rigori della prigionia e alle marce forzate. Gli legano le mani dietro la schiena e se lo portano via a piedi mentre due componenti della banda partono a forte velocità sulla 127.

Gli eventi precipitano in poche ore e le fasi sono difficili da ricostruire ma sono due i momenti tragici che segnano la giornata. Un posto di blocco predisposto dai carabinieri intercetta l’automobile con gli occupanti che reagiscono sparando. La risposta al fuoco è immediata e si capirà più tardi – quando verrà ritrovata la vettura – che probabilmente uno dei malviventi è stato ferito dai proiettili. È andata più che bene invece all’appuntato dei carabinieri la cui bandoliera ha bloccato una pallottola che sarebbe stata fatale. La sorte è invece malevola con Salvatore che, qualche chilometro più avanti, prova a scappare e, forse, ad usare la pistola. Ma mentre sta per saltare un muretto, viene falciato da una scarica di piombo. La notizia ad Ozieri si diffonde in un baleno, crea sgomento e commozione e a dimostrare l’affetto e la vicinanza della popolazione alla famiglia, in occasione dei funerali di Salvatore Cosseddu, nella Cattedrale c’è un numero di persone mai visto prima. E ora quella strada ricorderà per sempre una tragedia che colpì tutti.

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