La Nuova Sardegna

Gnl, subito nuovi depositi quelli sardi in prima fila

di Giuseppe Centore
 Gnl, subito nuovi depositi quelli sardi in prima fila

Due hanno tutte le autorizzazioni, ma aspettano l’ok da mesi dalla Regione Il governo sta pensando a procedure di urgenza per avviare i cantieri

03 marzo 2022
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CAGLIARI. Una corsa contro il tempo, contro la burocrazia e contro l’inverno, non questo ma il prossimo. La guerra in Ucraina ha cambiato gli scenari industriali ed energetici in poche ore, facendo venir meno antiche certezze e obbligando a scelte immediate, non solo sul fronte del carbone. L’obiettivo dichiarato del governo è rendere il gas russo, che oggi copre il 40 per cento del nostro fabbisogno non più strategico, importante e prezioso sì, ma non più strategico. E per arrivare a questo obiettivo, che comporterà un anno di decisioni da assumere quasi in tempo reale, c’è una sola alternativa: comprare nel mondo il Gnl, il gas naturale liquefatto e stoccarlo in grandi depositi e al contempo rigassificatori. Ce ne sono tre nel nostro paese. Una grande nave gasiera, al largo di Livorno (137mila mc di capacità di stoccaggio), un’isola artificiale che svolge la stessa funzione a Rovigo (250mila mc) e un deposito sulla costa vicino a La Spezia (100mila metri cubi).

L’obiettivo del governo è triplice: diversificare l’arrivo del metano, e quindi accrescere le forniture attraverso il Tap (il gasdotto che dall’Azerbaijan porta il gas sino alla Puglia) e incrementare le importazioni da Algeria e Libia; aumentare il numero di depositi di stoccaggio; estendere la lista dei possibili venditori anche a lungo termine del gas.

Il secondo punto riguarda anche la Sardegna. In queste ore negli uffici della direzione generale del Ministero per la Transizione Ecologica che si occupa di sicurezza energetica e infrastrutture, si sta letteralmente facendo la “lista della spesa”. Si stanno cioè monitorando quali sono le opere immediatamente cantierabili per arrivare a fine 2023 ad avere una capacità di stoccaggio di gas (escluse le risereve strategiche) superiore a quella attuale. Il problema, ammettono fonti ministeriali, non è questo inverno, e neppure l’estate, quando i minori consumi porteranno a un incremento naturale delle scorte, ma il prossimo inverno, quando le tensioni economiche saranno ben lontane dall’essere cessate. Per allora bisognerà avere più depositi e più rigassificatori, nel rispetto delle norme ma con una forte accelerata sulle decisioni finali.

La Sardegna, per adesso ha attivo un deposito costiero di 9mila metri cubi a Oristano, della Higas, ma ha in programma due navi gasiere da 110mila metri cubi a Portovesme e 25mila metri cubi a Porto torres, e altri due depositi costieri da 9mila metri cubi sempre a Oristano.

Uno dei due depositi di Oristano, quello della Ivi petrolifera, si potrebbe fare entro il 2024. Investimento di 70 milioni di euro, tutte le autorizzazioni completate, comprese quelle ministeriali, manca solo l’intesa con la Regione per aprire il cantiere. Stesso discorso per il terminal di Cagliari, «eventualmente» collegabile alla rete del gas. Anche qui manca solo un atto regionale atteso, richiesto e non ottenuto da molti mesi. A nulla sono serviti gli inviti del Ministero della Transizione ecologica a completare la pratica. E anche qui si parla di 22mila metri cubi, 100 milioni di investimenti e un anno di lavori. Il governo sta pensando di agire su più fronti: aumentare le capacità possibili delle due navi-deposito a nord e a sud dell’isola, e avviare una procedure di urgenza per completare le autorizzazioni per tutti i progetti cantierabili, compresi dunque quelli sardi. L’incremento di capacità delle navi, e il via a tutti gli impianti, aumenterebbero la capacità di stoccaggio nazionale di molto. Di questi tempi scelta strategica e non più sindacabile.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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