La Nuova Sardegna

Sul decreto Sardegna tutti contro la Regione

di Giuseppe Centore
Sul decreto Sardegna tutti contro la Regione

Lo stop auspicato dal presidente Solinas non piace a sindacati e Confindustria

10 marzo 2022
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CAGLIARI. Le parole di Solinas al congresso Cisl, «è mia intenzione chiedere al Presidente Draghi, prima che dalla Sardegna emerga una posizione condivisa, di non emanare alcun decreto che imponga e faccia calare dall'alto le scelte sull’energia», e le dichiarazioni dell’assessore all’industria Anita Pili «ho fatto presente al Ministro Cingolani che, nonostante la sua disponibilità, non siamo soddisfatti dei risultati nella stesura del Decreto energia per la Sardegna. È necessario apportare alcune modifiche, soprattutto in tema di tariffe. Perciò, anche in ragione della specialità della nostra Regione, è fondamentale, nell’ottica della più leale collaborazione tra istituzioni, richiedere l’intesa sulla versione finale del Decreto», non hanno suscitato unanimi consensi nel mondo sindacale e produttivo sardo e sono stati accolti con sorpresa e disappunto da ambienti vicini al dossier.

Dopo mesi di tira e molla, e in presenza di una devastante crisi internazionale, che è anche, se non soprattutto energetica, la Regione sembra orientata a chiedere altro tempo. Non è detto che questa richiesta venga accolta, anche perchè da quattro mesi la giunta dispone di tutti gli atti e i documenti finali per poter decidere. E per cercare di avere tutto si rischia di non avere nulla, di non portare a casa un decreto che comunque rappresenterebbe un primo punto fisso di un sistema certo perfettibile, ma a quel punto in cantiere e non solo teorizzato.

Di questo pericolo ne sono ben consapevoli sindacati e Confindustria che non a caso ieri sono usciti quasi in contemporanea con due note molto critiche verso la Regione.

Sindacati. I segretari delle categorie in una nota ribadiscono che «la necessità che il decreto Sardegna venga firmato al più presto per consentire la metanizzazione dell’Isola. Se ne discute da mesi ed è stata già sollecitata la necessaria modifica sulla perequazione tariffaria. Procrastinare ulteriormente rischia di escludere la Sardegna dalle scelte strategiche contingenti e dal percorso di transizione che, come ha ribadito il presidente Draghi, sarà comunque incentrato sull’utilizzo del metano oltre che sul mix di rinnovabili. La tempistica sull’arrivo del metano in Sardegna è infatti urgente, sia per le riconversioni dei siti di produzione da realizzare entro il 2025, sia per il rilancio dell’intera filiera industriale e produttiva nell’isola».

Confindustria. Ancora più esplicita l’associazione delle imprese sarde. «La grave crisi internazionale in corso non deve ritardare quanto piuttosto accelerare il processo di metanizzazione. Occorre evitare di perdersi ancora una volta nel ripercorrere sterili polemiche sulle responsabilità ed opportunità di scelte compiute o subite in un passato più o meno recente, che rischiano di rinviare sine die, fino a renderle irraggiungibili, soluzioni che la Sardegna attende da oltre cinquant’anni per riequilibrare una diseconomia storica con l’Italia e con l’Europa. Fermo restando la necessità di risolvere il problema ancora aperto della perequazione delle differenti condizioni strutturali e tariffarie per la disponibilità del gas nei diversi territori dell’isola – conclude la nota – è fondamentale che venga comunque varato il Decreto alla firma del Presidente Mario Draghi per dare finalmente un primo avvio agli interventi per la metanizzazione di competenza statale necessari per la sostenibilità economica, occupazionale e ambientale della Sardegna».

Parlamento Europeo. L’aula di Strasburgo ha di fatto varato la lista dei futuri progetti energetici di comune interesse. L’unico che riguarda la Sardegna è il Sacoi 3, proposto da Terna tra Codrongianos, e la Toscana, da realizzarsi entro il 2026.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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