La Nuova Sardegna

Solinas chiama Giorgetti: «Quel decreto ci mortifica»

di Giuseppe Centore
Solinas chiama Giorgetti: «Quel decreto ci mortifica»

Il governatore chiede di riaprire l’intera trattativa sul sistema del metano

11 marzo 2022
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CAGLIARI. «Caro ministro Giorgetti, non puoi dare il tuo assenso a un decreto che mortifica la Sardegna, non fornisce elementi certi sui tempi di realizzazione delle opere, non definisce le quantità di gas che ci serve, ignora quasi tutta la provincia di Nuoro, non permette tariffe in linea con quelle nazionali, lascia ad altri le scelte sull’eventuale rigassificatore di Cagliari. Per questo ti chiedo di riaprire la discussione sul sistema energetico sardo». Non è una lettera, ma un invito politico che il presidente della Regione Solinas ha fatto a voce al ministro dello Sviluppo Economico, e suo compagno di partito, Giancarlo Giorgetti.

Fonti vicino al dossier ammettono che l’invito sarebbe arrivato fuori tempo massimo, a voler essere indulgenti. E avrebbe anche sbagliato destinatario, perchè il responsabile originario del decreto che sarà poi firmato da Draghi, quando non si sa, è il ministro Cingolani. Per Giorgetti sarebbe complicato, e inopportuno bloccare un provvedimento solo sulla base di un invito verbale. Ma Solinas avrà il coraggio di confermare su carta i suoi dubbi e chiedere così lo stop di un decreto ormai pronto? Nelle scorse ore sindacati e associazioni degli imprenditori hanno chiesto l’esatto contrario: arrivare prima possibile alla firma di un decreto che comunque aiuterebbe la Sardegna e porterebbe investimenti e opportunità di sviluppo, comunque la si pensi su transizione energetica e dintorni.

L’isola corre il rischio di ritrovarsi da capofila di un sistema basato sul gas naturale liquefatto, unica alternativa possibile in tempi rapidi al metano russo, a fanalino di coda di progetti e investimenti. Ieri parlando al Senato il ministro Cingolani è stato esplicito: «siamo già al lavoro per installare un rigassificatore galleggiante che dovrebbe essere disponibile nei prossimi mesi, quindi siamo proprio nell'emergenza per aumentare la capacità di rigassificazione. In fase due, entro un anno, ce ne dovrebbe essere un altro e stiamo riflettendo anche su un'infrastruttura a terra, quella però non si fa in un anno. E infine stiamo riflettendo con i grandi operatori se casomai se ne può mettere un altro grande che, in futuro, ci dovrebbe dare la totale sicurezza». Dove piazzare i rigassificatori? Le regioni si sono candidate di corsa: Toscana, Emilia, Friuli, Puglia, Sicilia. Tutte hanno detto di essere disponibili a ospitare rigassificatori, a installare campi di pale eoliche off-shore, a dare al governo tutti i mezzi necessari per realizzare quanto necessario, in una ottica emergenziale se non di economia di guerra. Il governo, dalle prime interlocuzioni, alcune scelte le ha fatte: un rigassificatore sarà a Piombino, con la «piena collaborazione della Regione», ha detto il governatore toscano Giani. L’altro forse vicino a Pordenone, che però se la dovrà vedere con Ravenna e con Brindisi (dove British gas dieci anni fa lasciò il sito a seguito di una inchiesta penale). Più facile il discorso su Porto Empedocle, dove Enel è pronta a investire per un nuovo terminale. E infine Edison, la utility dell’energia di proprietà della francese Edf vorrebbe estendere la sua rete di depositi anche con un rigassificatore. E la Sardegna in questo vortice di offerte, proposte, e miliardi in investimenti? Non pervenuta, se non per una ennesima riunione convocata lunedì a Domusnovas sui temi industriali ed energetici dall’assessore Pili.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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