La Nuova Sardegna

Esseri umani da qualunque luogo arrivino

di Sanaa El Abi e Sarah Valenti *

«Non sono rifugiati dalla Siria, sono rifugiati dei vicini ucraini, loro sono cristiani, sono bianchi»: queste le parole della giornalista Kelly Cobiella, inviata del Nbc News, durante un servizio...

17 marzo 2022
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«Non sono rifugiati dalla Siria, sono rifugiati dei vicini ucraini, loro sono cristiani, sono bianchi»: queste le parole della giornalista Kelly Cobiella, inviata del Nbc News, durante un servizio televisivo riguardo alla guerra in atto tra Russia e Ucraina. Quello che potrebbe sembrare un semplice paragone o un’innocua constatazione, in realtà cela una cruda verità che negli ultimi giorni parte del popolo occidentale ha dovuto interfacciare: le guerre per noi non sono mai uguali. Ogni giorno milioni di persone vivono decine di guerre, tuttavia ne avvertiamo la portata solo quando si avvicinano a noi. È una normale reazione psicologica: più qualcosa ci è vicino, maggiore è l’impatto che ha sulla nostra persona; quindi una guerra in territorio europeo sicuramente ci crea più timore. Secondo l’ultimo rapporto dell’Acled nel 2021 gli episodi di “violenza politica” sono stati più di 93mila in tutto il mondo, con maggiori numeri in Siria, Afghanistan, Messico e Yemen; anche lo scontro tra israeliani e palestinesi solo tra il 2008 e il 2020 ha visto perdere la vita a 251 dei primi e 5603 dei secondi. Sono veramente tante le situazioni di cui spesso si è poco informati, però non significa che vite di eguale importanza non siano coinvolte in atrocità pari a quelle dell’Ucraina: non è ammissibile che vengano screditate e surclassate; non è normale che alcuni giornalisti o politici distinguano tra “profughi veri” e “profughi falsi”. Le bombe, gli edifici in fiamme, gli orfani, le violenze: questo la guerra porta con sé, indipendentemente dal luogo che la ospita. Perché allora ci dovremmo sentire nella posizione di giudicare la veridicità di una qualsiasi di esse? Il tutto è aggravato dalle terribili testimonianze di decine di individui additati come “profughi di serie b” che, durante l’evacuazione dall’Ucraina, sono stati vittime di un sistema sociale che, anche in queste tragiche situazioni, non pone limiti al razzismo. Africani, asiatici, arabi e musulmani sono stati deumanizzati, non solo con affermazioni quali «l’Ucraina non è l’Iraq o l’Afghanistan, loro sono come noi», ma addirittura sono stati bloccati per dare la precedenza ai “veri” profughi. In fondo, citando una vergognosa affermazione passata in tv, chi ci dà la certezza che gli africani non vadano in Ucraina per essere accolti in Italia indisturbati? Parole spazzate via da una spietata e colpevole ipocrisia, che cristallizza la fratellanza necessaria all’uomo ed annienta la condizione di sofferenza degli ultimi: “incivilizzati, neri, terroristi”. Non sono umani anche loro?

* Sanaa e Sarah frequentano il Liceo
Gali
lei di Macomer



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