La Nuova Sardegna

I blocchi fermano l’isola ora si rischia la paralisi

di Claudio Zoccheddu
I blocchi fermano l’isola ora si rischia la paralisi

I corrieri decidono lo stop alle consegne, restano nei porti le navi cargo  Confindustria: «Molte attività saranno costrette a arrestare la produzione»

18 marzo 2022
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SASSARI. Per fare sentire la loro voce avevano scelto di protestare davanti ai porti e sulle strade. Presidi, rallentamenti, blocchi. Con il benestare di tutti, perché i rincari sui carburanti sono un problema di tutti. E una protesta motivata, pacifica e organizzata poteva agire da megafono e accendere l’attenzione su un’isola in cui il carburante costa più che nel resto del Paese, nonostante una delle raffinerie più grandi del Mediterraneo sia di casa a Sarroch. Così è stato per i primi giorni, poi la situazione è precipitata. Ora la Sardegna rischia uno sgradito bonus di isolamento che potrebbe essere fatale proprio mentre la protesta pacifica lascia sempre più spazio ad azioni ingiustificabili: aziende bloccate dai manifestanti, minacce, colpi di pistola. Troppo.

Corrieri in stand by. «A causa delle agitazioni nei porti della Sardegna, l'operatività da e per la Sardegna è sospesa. Poste Italiane sta predisponendo tutte le misure necessarie per limitare l'impatto sui propri clienti», avverte il corriere Sda. Sulla stessa linea altri due corrieri espresso fra i principali che lavorano a livello nazionale: «Vi informiamo che, a causa di manifestazioni al porto di Olbia, l'operatività da e per la Sardegna è sospesa», informa Bartolini. «Si segnala un blocco dei trasporti nei principali porti della Sardegna, pertanto, data l'impossibilità di collegamento con il resto del territorio nazionale, le spedizioni da e per l'isola sono momentaneamente sospese», è la spiegazione di Gls. La polizia sta controllando la situazione a Porto Torres e Olbia, dove i manifestanti non hanno allestito blocchi ma il semplice congestionamento degli scali con i tir in sosta rende complicati sbarchi e imbarchi, imponendo ritardi e disservizi.

Verso lo stop ai cargo. Se la situazione non dovesse migliorare, anche le navi cargo dirette in Sardegna spegneranno i motori: «Il gruppo Grendi, che ha due terminal, uno a Cagliari e uno a Olbia, va verso la sospensione dei servizi in Sardegna. Ieri mattina una nave mercantile del gruppo è rimasta a Cagliari perché, non potendo caricare le merci, sarebbe dovuta partire vuota. La protesta sta avendo effetti estremamente pesanti sui trasporti primari. Siamo molto preoccupati – spiega l'ad, Antonio Musso – Le ragioni della protesta sono valide, ma se i primi giorni la ritenevamo corretta, l'attuale gestione non è più né condivisibile né comprensibile. Non si capisce quale possa essere il risultato in grado di far cessare i blocchi. La soluzione non può che essere nazionale, quindi non si capisce dove possa portare questa protesta regionale. Se in Sardegna i blocchi non cessano, noi saremo costretti a sospendere i nostri servizi». Nel terminal Grendi di Cagliari ci sono 400 container e 300 semirimorchi bloccati nei piazzali, in quello di Olbia 140 container e 70 semirimorchi. Finché non saranno partiranno, le navi in arrivo non potranno scaricare altra merce. Stessi problemi per Grimaldi a Porto Torres e a Olbia: «Non abbiamo nulla contro gli autotrasportatori e comprendiamo la protesta – precisa l'ad di Grimaldi Sardegna, Eugenio Cossu – ma questa situazione ci sta creando grosse difficoltà». Fermo anche il cargo Tirrenia che copre la rotta Cagliari-Olbia-Livorno.

Occupazione a rischio. L’allarme di Confindustria è addirittura più preoccupante. L’associazione ha inviato una nota urgente ai prefetti, alla Regione, al presidente dell'Autorità portuale, ai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil per la «gravissima situazione connessa ai presidi degli autotrasportatori che nei principali hub portuali precludono l'imbarco e lo sbarco delle merci». Confindustria chiede di non autorizzare presidi nei porti, «fino alla salvaguardia dei corridoi di imbarco e sbarco». «Senza entrare nel merito delle ragioni di una protesta, comprensibile nelle motivazioni ma inaccettabile nelle sue modalità di espletamento. Corriamo il pericolo che, già dalle prossime ore, persistendo comportamenti che impediscono alla Sardegna, unica regione italiana in queste condizioni, l'approvvigionamento di materie prime e l'inoltro di prodotti finiti, centinaia di realtà e filiere manifatturiere e industriali dovranno bloccare l'attività».

Ai danni per la popolazione, che presto potrebbe non disporre dei beni di prima necessità, si sommerebbero i danni economici irreparabili alle attività produttive che già scontano i rincari delle materie prime e lo strascico della pandemia, oltre agli incerti scenari generati dalla guerra in Ucraina.

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