La Nuova Sardegna

Il personaggio

A 95 anni si lancia col paracadute. Il segreto? Gioco, caccio e m’innamoro

Giovanni Bua
A 95 anni si lancia col paracadute. Il segreto? Gioco, caccio e m’innamoro

Sassari, Gianni Ticca racconta la sua mirabolante vita coronata con il “volo” da 4mila metri

29 giugno 2022
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Sassari «Paura? Un po’, non del salto da 4mila metri, ma dell’aereo che ci ha portato su, sembrava uno scassone, anche se alla fine ha fatto il suo lavoro. La prossima volta? Quando compio 100 anni, sempre che campi abbastanza. Perché alla fine è solo questione di fortuna, e io ne ho avuta tanta, anche perché non mi sono negato davvero niente». È un inarrestabile tornado Gianni Ticca, 95 anni da compiere a settembre, due mogli, tre figli, tre o quattro vite vissute senza mai rinunciare alle sue piccole-grandi passioni. E senza mai mettere da parte il sogno di saltare con un paracadute.

Il 95enne volante Lo ha fatto sabato scorso, a Serdiana, con un lancio in coppia da 4mila metri insieme alla “banda” della sezione paracadutisti di Bolotana. «Tutto merito del presidente Piero Deriu – racconta divertito – un giovanotto di 80 anni che si è lanciato anche lui. Dovrà aspettare un bel po’ per battere il mio record»

Nulla di incredibile per chi conosce il vulcanico dorgalese, maggiore di sei figli, la mamma persa prima della guerra, mentre studiava al liceo Asproni di Nuoro. Il padre che era a combattere in Africa e lo manda a finire gli studi all’accademia Morosini di Venezia. «Lui era ragioniere, mia mamma maestra. Due stipendi in casa. Eravamo ricchi ai tempi».


La guerra Ticca si trova nel mezzo dell’armistizio dell’8 settembre, e dalla Morosini viene inquadrato nelle forze della Repubblica di Salò. «Mi hanno messo nel battaglione paracadutisti Mazzarini, e lì ho fatto il mio primo e unico lancio fino a quello di sabato. E mi sono ripromesso che lo avrei rifatto».

La guerra finisce, Ticca passa dieci mesi in un campo di prigionia tra Pisa e Livorno, e poi torna a Nuoro. «Ho preso la maturità classica, ma siccome avevo deciso di fare l’ingegnere, e ai tempi serviva lo scientifico, ho preso anche quella a Sassari, e poi nel 1947 mi sono iscritto all’università di Pisa».

L’amore Poco più che ventenne porta avanti gli studi e nel mentre torna nell’Isola per lavorare con gli zii (i costruttori Ticca di Sassari). È nel cantiere della litoranea di Castelsardo, è lì trova l’amore. «In realtà – racconta divertito – ho fatto “un danno” con una ragazza del luogo. E a quei tempi in certe situazioni ci si doveva sposare e basta. Ma è stato un bene, perché con Emma ho passato 47 anni bellissimi».

Sassari Per mettere su famiglia serve un lavoro stabile. E Gianni lo trova nella filiale della Fiat di Sassari, dove si trasferisce con tutta la famiglia. E dove poi prenderà con il cugino una concessionaria Autobianchi-Lancia che terrà aperta fino al 2000, portando avanti nel mentre le sue passioni: la guida («ho anche partecipato a qualche gara») le bocce («mi dicono che sono bravo, ma solo perché ho 95 anni») e la caccia («ormai solo quella grossa al cinghiale, ad andare dietro ai cani faccio troppa fatica»).

Firenze Nel 2003 la moglie Emma muore. E Gianni, in vacanza a Bosa, incontra Maria Vittoria «era stata una mia fidanzatina del liceo. Abbiamo deciso subito di stare insieme». I due si sposano. Maria Vittoria, originaria di Bolotana, mette però le cose in chiaro: «Lei viveva a Firenze e a Sassari a casa mia non voleva venire. Mi sono trasferito, però avevo il permesso di tornare per la caccia».

Le bocce Gianni non è uno che rimane con le mani in mano. E a Firenze si iscrive a una bocciofila, gioca anche qualche torneo importante. «Qualche volta è venuto anche Renzi» ricorda. Nei suoi ritorni a Bolotana scopre la sezione dei paracadutisti, e il suo vecchio sogno si riaccende. «Sono un gruppo fantastico e il presidente è una forza della natura – scherza –. Certo non come me». Nel 2013 Maria Vittoria muore, e Gianni torna a vivere a Sassari, dove si iscrive alla bocciofila del Sacro Cuore. «Mi hanno accolto bene – dice divertito – . Tra due giorni ho un torneo regionale, spero di non aver perso troppo smalto con questa storia del lancio in paracadute».

Il lancio Alla fine il grande giorno arriva. E la “banda” va a Serdiana, alla scuola di lancio ritardato. E prende il volo da 4mila metri. «Ai miei figli ancora non l’ho detto. L’unica che lo sa è la minore, che mi ha detto che spera che ora metta la testa a posto. Le ho spiegato che ormai non c’è più speranza. Anche perché ho già prenotato il lancio dei 100 anni».

Il segreto L’ennesimo obiettivo (insieme a quello di trovare una terza moglie) che forse è l’ingrediente segreto dell’elisir di lunga vita. «Non so – chiude sornione – certo guido, caccio, gioco a bocce e mi innamoro. E mi sono pure lanciato col paracadute. Ma penso sia solo fortuna. Io ne ho avuta. E ho intenzione di godermi ancora a lungo la mia bellissima vita».

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