La Nuova Sardegna

Sassari

Musica, colori e allegria: è il popolo del Sardegna Pride

Dario Budroni
Musica, colori e allegria: è il popolo del Sardegna Pride

Oltre 10mila persone a Sassari per l’evento organizzato dal Mos. In corteo per il centro tutte le realtà isolane del movimento Lgbtq+

04 luglio 2022
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Sassari L’ondata arcobaleno passa e travolge tutto. Per esempio c’è una donna che incrocia il Pride per puro caso: esce da un negozio, sgrana gli occhi e alla fine si mette a ballare pure lei. «Troppo bello» dice prima di sfoderare il telefono per scattarsi un selfie in mezzo alla folla. Perché è impossibile non farsi contagiare da un corteo che sembra non avere né inizio né fine. La lunga marcia del Sardegna Pride è un maxi frullato di bandiere, slogan e musica a palla che vuole suonare la sveglia a chi ancora si mette di traverso lungo la strada dei diritti. Cinque carri, consolle, microfoni e amplificatori. E poi naturalmente la gente: tantissima, più di 10mila persone arrivate da ogni angolo dell’isola per partecipare alla grande manifestazione sarda per la libertà e i diritti di tutte e di tutti. I cartelli scritti a pennarello rivendicano la libertà di essere quello che si è. Un gigantesco no alle discriminazioni per l’orientamento sessuale e l’identità di genere, dunque, ma anche un grande no al razzismo, al patriarcato e a tutto ciò che da sempre ne deriva. «Tranquilla mamma sono al Pride, non al comizio della Meloni» si legge su un cartello. Subito dopo ne passa un altro con simile bersaglio: «Più bacini e meno Salvini».

Città arcobaleno Sassari è tornata a ospitare il Sardegna Pride dopo il lungo stop della pandemia. E lo ha fatto anche per festeggiare i primi 30 anni di vita del Movimento omosessuale sardo, nato nel 1992 proprio in città e da anni presieduto da Massimo Mele. In prima fila tutte le realtà del coordinamento sardo Lgbtq+ e della rete Diritti al cuore da mesi impegnate in un lungo percorso fatto di dibattiti, riflessioni e battaglie. Così, sabato sera, a Sassari c’era davvero il mondo. Moltissimi giovani e anche numerose famiglie. Tutte e tutti dietro i cinque carri che per ore hanno diffuso nell’aria musica e allegria attraverso una chilometrica playlist che andava da Raffaella Carrà agli Eurythmics. Sul carro del Mos anche la cantante Claudia Aru, la madrina, che insieme a Luvi ha scritto l’inno del Pride. Partito da piazza Università verso le 18.30, il lungo e coloratissimo corteo è poi arrivato in piazza d’Italia dopo aver attraversato le principali strade del centro, da corso Vittorio Emanuele a via Roma. Previsti anche alcuni punti di partenza alternativi per rendere la partecipazione possibile anche alle persone con disabilità. Infine, ultime ore di festa nel Pride Village allestito ai giardini.

Il Pride è battaglia La gente si diverte come non mai, ma il Pride è una festa fino a un certo punto. E lo spiega bene Andrea Manca, 23 enne di Nurallao. «Sono qui perché lui è Francesco, il mio ragazzo – spiega –. C’è gente che sostiene che ci siano altre priorità, ma dare i diritti a chi non li ha non toglie mica tutto il resto. È come se nel 1946 si fossero opposti al voto alle donne perché c’era la fame nel mondo». Con lui c’è Marika Casula, 24 anni di Meana Sardo: «Credo che ci si debba innamorare dell’umanità. Io sono etero, ma sono qui per lottare per chi i diritti non li ha». La pensano allo stesso modo Alberto Mureddu, 28 anni, e Vanessa Sunda, di 26, coppia di fidanzati arrivata da Cagliari. «Tutto questo serve per dimostrare alla società che ognuno deve avere gli stessi diritti. Chi li nega, lo fa soprattutto per scopi politici» dice lui. Vanessa quindi aggiunge: «L’amore è amore e va difeso sempre, è giusto combattere per chi vuole vivere liberamente». E in piazza c’è anche Michela Mura, sassarese, con i suoi due figli, gemelli di 11 anni. «Penso che sia importante affrontare certe tematiche in famiglia – spiega sicura –. Stiamo parlando di diritti, cioè di un qualcosa di fondamentale. Anche la scuola dovrebbe fare di più, dovrebbe parlare di educazione affettiva, emotiva e sessuale».

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