La Nuova Sardegna

Il caso Cagliari

Se la cultura è una questione politica

Marcello Fois
Il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu
Il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu

Un assaggio dell'Italia meloniana? Basta recarsi a Cagliari

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Lì capirebbe qual è la discriminante tra un gruppo politico, che vinte, seppur risicatamente, le elezioni, si mette a disposizione dei cittadini; e un gruppo politico che, vinte risicatamente le elezioni, si mette a disposizione dei cittadini che l’hanno votato. Un principio del nostro sistema, quando funziona, è proprio che, finita la campagna elettorale, si seppellisce l’ascia di guerra e si governa. A Cagliari le cose stanno andando diversamente. La destra estrema, che ha preso il comune grazie ai sit-in contro l’inefficienza della nettezza urbana, ha decisamente intrapreso la strada della coltivazione quasi esclusiva del suo elettorato senza occuparsi di quella abbondante metà della città che questa amministrazione non l’ha votata.

Diciamo che il Sindaco Truzzu si è trincerato in un tipico Aventino meloniano che prevede la rivendicazione, e anche una certa dose di vittimismo, come sistema operativo della macchina pubblica. Il problema dei rifiuti non è stato risolto? Ecco che spuntano proclami di sabotaggio, cioè comunisti che spargono mondezza in giro. La cultura della sinistra ha colonizzato la città? Ecco che si pone un freno a questa deriva con misteriose commissioni ad hoc, che, fingendo l’assoluta applicazione delle regole, riformulano le graduatorie per i finanziamenti, penalizzando, scandalosamente, istituzioni conclamate e che fanno della città un centro di elaborazione e produzione anziché, come piace a costoro, un territorio di consumo.

Mi riferisco ai Bandi Comunali secondo cui eccellenze come Il Festival Tuttestorie e il Teatro di Sardegna, contro ogni evidenza nazionale e internazionale, risulterebbero non sufficientemente idonei, secondo una commissione sconosciuta che li ha furbamente declassati, a ricevere i dovuti finanziamenti che una città, che tanto ha avuto in termini di prestigio da queste istituzioni, dovrebbe devolvere d’ufficio. Vorrei far notare che per queste iniziative è umiliante persino perorare questo tipo di attenzione perché stiamo parlando di spazi di elaborazione che hanno attraversato innumerevoli amministrazioni e che sempre hanno svolto il loro lavoro nell’interesse di tutti i cittadini e non certo esclusivamente dei cittadini “comunisti”. Lo dicono i numeri, lo dicono gli esiti lo dicono i colori delle amministrazioni che si sono succedute ad amministrare Cagliari dagli anni settanta in poi. Il Teatro di Sardegna è un’istituzione che ha raggiunto risultati da record, che ha sistematicamente portato avanti produzioni di livello altissimo, che ha, con prestigio, messo la nostra terra e la città di Cagliari nella lista dei teatri d’eccellenza. Ora la lagnosità e il vittimismo della destra al governo ci spiega che il cittadino cagliaritano, ha bisogno di intrattenimento e che ai loro elettori piace un teatro meno impegnativo. Ergo quei soldi di cui dispongono per tutti vengono distribuiti in ragione del gusto di alcuni. Il Caso di Tuttesorie è, se possibile, ancora più eclatante. Sul piano nazionale poche iniziative dedicate alla letteratura per l’infanzia, fino ai giovani adulti, hanno lo stesso peso della manifestazione cagliaritana. È un’evidenza indiscutibile. Tuttestorie, in questa Nazione viene solo dopo il Salone del Libro per Ragazzi di Bologna. Un’istituzione che solo una compagine barbarica può considerare “ridimensionabile” in nome di chissà quale giustizia distributiva. Le istituzioni culturali di questa portata si fanno spazio nel territorio e nel tempo, sorvolano le contingenze, persino le amministrazioni correnti, e lavorano davvero per tutti. Passerà anche questa nottata.
 

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