La Nuova Sardegna

Personaggi

Piero Angela, Salman Rushdie e Anne Heche, gemme di civiltà

Marcello Fois
Piero Angela, Salman Rushdie e Anne Heche, gemme di civiltà

14 agosto 2022
4 MINUTI DI LETTURA





Certe giornate fanno pensare. Quella di ieri per esempio: Piero Angela ci ha lasciato, Salman Rushdie è tra la vita e la morte, Anne Heche non ce l’ha fatta. Tre avvenimenti contemporanei che letti in controluce potrebbero aiutarci ad interpretare i tempi che stiamo vivendo.  Le persone famose rappresentano per tutti noi un punto di riferimento, un traguardo o solamente un motivo di invidia. Piero Angela è l’espressione in purezza di cosa dovrebbe essere un cittadino comune, un uomo di cultura speciale, un essere istruito. E di come queste tre caratteristiche: normalità, istruzione, specialità, rappresentino i materiali su cui si fonda la tolleranza, la convivenza pacifica, l’attitudine a non usare il proprio patrimonio intellettuale come un’arma, ma come un invito.

Favorire la comprensione di cose complesse, parlare alla gente senza sicumera, ma senza, tuttavia appiattire il proprio vocabolario al minimo sindacale, considerare la divulgazione un metodo per arricchire l’interlocutore, non certo per impoverirlo con soluzioni consolatorie, esporre un buon senso nel significato puro del lemma di spazio all’interno del quale un concetto trova un territorio di dibattito e mai di polemica contrapposizione, sono solo le prime caratteristiche che mi vengono in mente se penso a questo ragazzino ultranovantenne che ci ha appena lasciato. È un altro membro di quel club di ragazzi immortali che, insieme a Rita Levi Montalcini, a Gillo Dorfles, per citare i più recenti, hanno fatto brillare con la loro esistenza il nostro opaco Paese.

Da oggi Piero Angela mancherà a tutti, persino a quelli che non l’hanno mai ascoltato in vita loro. Ma questo è un valore aggiunto piuttosto che un problema: noi siamo una Nazione di prefiche. A noi gli intellettuali ci piacciono morti, così possiamo fargli dire quello che vogliamo. Possiamo persino postare il selfie che ci vede immortalati col personaggio in questione e sbocconcellare un micron di carne al banchetto che consegue all’esposizione della salma. In realtà la portata civile di quel ragazzo ultranovantenne è scomoda e incommensurabile. Piero Angela è difficilmente adottabile in contesti autoassolutori, inutilizzabile dai benaltristi, poco utile ai laureati all’università della vita, nemico assoluto degli analfabeti di ritorno, quattro categorie che da qui al 25 Settembre daranno il meglio di loro nel nostro Paese.

Quanto a Salman Rushdie, lotta per sopravvivere a chi ancora si illude che la sopravvivenza di un immenso uomo di cultura, qualunque sia la sua cultura, dipenda dal corpo fisico. L’offesa corporale è la sconfitta peggiore a cui possiamo sottoporci, sempre, in tutti i contesti. È l’orrore dei depensanti contro chi ha un’idea, l’espressione più netta di un fallimento di sé che si preferisce ascrivere ad altri, la glorificazione della propria ignoranza sino al punto da farsene guidare. Ma chi attenta al corpo di un altro uomo in genere pensa che l’altro, esattamente come lui, muoia col suo corpo. È cioè talmente, miserevolmente ignorante da non capire che ci sono persone, e Rushdie è uno di quelli, che non sono limitati dalla propria carcassa, che, anzi, non sono mai stati più fondamentali per l’umanità, come in questo momento in cui lottano tra la vita e la morte. L’attentatore dello scrittore indiano è un ventiquattrenne ottuagenario, non sempre vedete l’anagrafe e la giovinezza coincidono. Infine, ma non ultima, la meravigliosa Anne Heche, che, nel mezzo del cammin, se n’è andata in modo così teatrale come se il suo destino fosse di morire sul palcoscenico.

L’incidente che l’ha uccisa, i primi soccorsi, lei che si alza dalla barella su cui viene trasportava verso l’ambulanza poco prima di entrare in un coma irreversibile, sono le scene del suo ultimo film. Ma Anne Heche è, oltre che un’attrice raffinatissima, un’eroina silenziosa, e dunque pericolosissima, dei diritti delle donne alla propria scelta sessuale. Negli anni novanta, quando l’omosessualità femminile pareva un orpello, anche nel diritto alle proprie pulsioni le donne sono state a lungo discriminate, Anne Heche, piuttosto che proclamare, si presentava in pubblico mano nella mano con la donna che amava: vent’anni prima del matrimonio tra la Turci e la Pascale, che ha aperto ufficialmente l’argomento anche in Italia. Certe giornate, se ci prendessimo un minimo di tempo, fanno proprio pensare.
 

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative