Smartphone ai bimbi sotto i 12 anni, test su 150 famiglie sarde: «È pericoloso»
L’assessorato regionale supporterà la campagna dei pediatri
Cagliari Non è un giocattolo, lo smartphone. Nelle mani di ragazzini sotto i 12 anni può essere un oggetto pericoloso. Senza nessun controllo sui contenuti e anche per la troppa esposizione ai campi elettromagnetici, il telefonino finirà per isolarlo dalla realtà, causandogli anche possibili danni cerebrali. A lanciare l’allarme è lo studio per «una buona salute digitale», portato avanti dal distretto sanitario di Nuoro, dalla sede regionale della Federazione di medici pediatrici e dall’Istituto di formazione Ifos. È questo gruppo ad aver realizzato un software a disposizione di medici e famiglie, per capire quando il limite del rischio è stato superato e quando bisogna intervenire evitando così strasichi e rischiosi salti nel buio.
La ricerca L’anno scorso il software è stato testato su 150 famiglie sarde. Poi di recente la stessa indagine è stata considerata l’unica e la più approfondita al mondo sulla «dipendenza digital-tecnologica» in diversi congressi scientifici e anche pubblicata da prestigiose riviste e internazionali. Ora l’assessorato alla sanità ha deciso di sostenere l’indagine, di allargarla a tutti i pazienti dei 120 pediatri convenzionati con il sistema sanitario regionale. «Vogliamo metterci alla guida – ha detto l’assessore Carlo Doria – di una ricerca che aiuti le famiglie a evitare gli abusi nell’utilizzo degli smart-phone nei bambini e negli adolescenti». Osama Al Jamal, presidente della sezione sarda della Federazione dei pediatri, è stato perentorio nel denunciare: «Purtroppo oggi ogni limite di sicurezza è stato già superato. Nella sala d’aspetto del mio ambulatorio, ho visto spesso genitori dare il telefonino in mano ai bimbi sotto i tre anni solo per non farli piangere. Senza sapere, invece, di commettere il peggiore degli errori, perché è come se consegnassero una pistola carica ai figli». Non è allarmismo, ha aggiunto, ma «una triste e pericolosa realtà» e invece «grazie al software sarà possibile testare gli allarmi e soprattutto educare le famiglie, bambini compresi, a non superare la soglia di rischio».
L’indagine L'80% dei bambini in età scolare ha uno smartphone ricevuto tra gli 8 e gli 11 anni, in uno stadio evolutivo in cui non si hanno le necessarie competenze cognitive per poterlo utilizzare in modo adeguato, il 30% dei bambini in età scolare e il 50% dei preadolescenti gioca con videogame dai contenuti violenti (classificati Pegi 18). La voglia di scoprire gli effetti della dipendenza da telefonino sulla psiche di varie fasce d’età, dai 12 mesi fino a gli undici anni, è partita anni fa da Gesuina Cherchi, direttrice del distretto sanitario di Nuoro. «Ci siamo resi conto – ha detto – di dover affrontare una nuova frontiera, cioè il mondo dello smartphone, ma non per demonizzarla, bensì capire quali erano le differenze fra uso e abuso». Limiti che invece, com’è confermato dalla cronaca, ogni giorno sono violati dagli adolescenti: «Vittime di stati d’ansia se non patologie peggiori proprio delle dipendenza da smart-phone, videogiochi e piattaforme social».
Il software L’anno scorso a Gesuina Cherchi si sono affiancati, Al Jamal, Luca Pisano dell’Ifos e l’equipe formata da Irene Urrai, Giorgio Marras, e Pierpaolo Mascia. Attraverso i pediatri a 150 famiglie sono stati distribuiti i questionari per indagare sull’utilizzo dei telefonini nelle diverse fasce d’età. Ed è proprio attraverso le risposte sulle ore giornaliere di esposizione, o sui successivi comportamenti di bambini e adolescenti nelle relazioni sociali che ogni genitore si può rendere conto, scattano veri e propri allarmi, se il figlio è vittima o meno di una dipendenza digitale. «A quel punto davanti a prove innegabili di cui è messo a conoscenza anche il pediatra – ha sottolineato Al Jamal – partono immediate le contromosse». Quali? «Prima di tutto far capire ai genitori che il telefonino non è un giocattolo, ma un utensile da manovrare con molta cura». (ua)