La Nuova Sardegna

L'intervista

De Micheli: «Mai più un Pd subalterno, un partito forte parte dalla base»

di Andrea Sini
De Micheli: «Mai più un Pd subalterno, un partito forte parte dalla base»

La candidata alla segreteria nazionale, oggi sarà a Sassari e Cagliari: «Un tour per parlare con la gente e metterci alle spalle la gestione oligarchica»

27 gennaio 2023
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Sassari «Il dibattito nel Pd è ancora troppo legato al programma del 25 settembre che purtroppo gli elettori hanno bocciato alle urne. Bisogna guardare avanti». Paola De Micheli, candidata alla segreteria nazionale del Partito democratico, si prepara al doppio appuntamento sardo: oggi alle 11,30 sarà nella sede del Pd a Sassari in via Mazzini; alle 17,30 sarà a Cagliari per la presentazione del suo libro “Concretamente. Prima le persone”, nella sede di via Emilia 39, dove dialogherà con la professoressa Maria Del Zompo.

«Questa campagna sta andando molto bene – dice l’ex ministra delle Infrastrutture e dei trasporti –. Giro tanto, incontro tante persone e molto entusiasmo. È curioso che le persone si stupiscano che ho una vita normale e sia una gran lavoratrice. Ieri ero a Salerno, stamattina ho portato mio figlio a scuola e sono andata a fare la spesa, ora arrivo in Sardegna: adoro stare tra le persone e credo che questo si veda, sento che le nostre idee vengono accolte con grande interesse».

Cosa c’è di nuovo nel suo messaggio?
«L’autenticità e l’originalità di molte delle proposte. Tra le novità c’è un modello organizzativo che finalmente fa decidere gli iscritti, l’impronta culturale del programma con un nuovo umanesimo per ripartire dalle persone e dagli iscritti, questo è l’unico modo per interrompere la deriva oligarchica e costringere tutti a un bagno di umiltà e realtà. Le primarie sono uno strumento utilissimo, ci consentono di incontrare le persone, di ascoltarle, cosa di cui c’è un grande bisogno, ma vogliamo modificarle introducendo il voto ponderato: il voto espresso dagli iscritti che vale due e quello degli elettori che vale uno».

Le correnti sono dunque il rovescio della medaglia?«Di correnti in questo periodo ne sono già nate di nuove. Se vogliamo che il Pd torni a essere un partito da 25-30 % nelle urne, è naturale che ci siano sensibilità diverse. L’importante è che non siano gruppi che agiscono in maniera autoreferenziale, per questo regolamenteremo le associazioni interne per fare in modo diano al partito più di quanto non chiedano. Prevedo l’introduzione delle preferenze per l’elezione dell’assemblea nazionale, un regolamento delle associazioni collegate al Pd che devono dimostrare di avere un certo numero di tesserati, versare risorse al partito e garantire 10 giornate all’anno di cultura e formazione politica in giro per l’Italia. Il Pd deve tornare egemone e non subalterno, come è capitato troppo spesso. Ripartendo da posizioni di forza si potrà ragionare su eventuali intese con altre forze politiche».

Ha parlato dell’involucro partito. Poi ci sono le idee e le politiche da proporre agli elettori. Che, in linea di massima, guardano a sinistra.
«Innanzitutto un nuovo statuto lavoratori con diritti universali per tutte le tipologie contrattuali, quali malattia, maternità e salario minimo, la riduzione dell’orario lavoro a parità stipendio, un nuovo reddito universale al posto del reddito di cittadinanza. Serve a riordinare gli strumenti di sostegno alle persone in difficoltà intervenendo nei momenti di assenza temporanea di un lavoro, e per contrastare la povertà che attanaglia anche i lavoratori. Sarà un reddito automatico per gli over 55 che perdono il lavoro».

Alle ultime elezioni hanno vinto la destra e gli astenuti. Il Pd deve andare a recuperare voti più dagli astenuti, più da sinistra o da centro?
«Dobbiamo innanzitutto convincere elettori che si riconoscono nei valori di sinistra. Con tre azioni: proselitismo di iscritti e dirigenti, campagne di prossimità; nuovi comportamenti dei gruppi dirigenti, correttezza, trasparenza e presenza; e ovviamente proposte concrete sui temi del lavoro e della transizione ecologica, che nella nostra visione si ispira alle parole di papa Francesco nella Laudato sì. Il Pd si ricostruisce dai circoli e chi ha l’onore di esserne dirigente dovrà avere comportamenti ancora più esemplari».

Cos’altro propone?
«Una profonda riforma di sanità pubblica e istruzione, per noi la scuola sarà “totale”: tutti a scuola, gratuitamente, da zero a 18 anni, anche al pomeriggio con la garanzia di poter fare sport, lingue straniere e musica. In questo modo anche per le famiglie che hanno meno possibilità economiche. La scuola totale implica l’aumento del numero degli insegnanti e l’adeguamento dei loro stipendi, interventi importanti nell’edilizia scolastica. Un obiettivo da realizzare in un decennio, ambizioso, ma una vera rivoluzione».

Arriva in Sardegna in un momento di grande tensione su vari temi. Dall’autonomia differenziata, alla continuità territoriale “zoppa”, sino al gap delle infrastrutture.
«Mi sono spesa in prima persona per la continuità aerea dialogando personalmente con il presidente Solinas e con il commissario europeo. La Regione ha impiegato troppo tempo e la soluzione è risultata pasticciata. Sarebbe più corretto che sulla continuità aerea le gare fossero fatte dal Ministero e non dalla Regione. L’altro problema affrontato riguardava la continuità marittima, dovendo gestire il cambio di sistema. Sulle strade provinciali la Sardegna beneficia della legge che ogni anni finanzia la manutenzione straordinaria della viabilità e gli interventi su ponti e gallerie. Le ferrovie sono la vera nota dolente, e occorre capire in tempi brevi come finanziare e velocizzare le tratte che collegano le città con un servizio di qualità».

 

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