La Nuova Sardegna

Lavoro

Stagionali, l’accusa del ristoratore: «Quelli che si presentano mentono sui requisiti»

di Paolo Ardovino
Cristian Feroleto
Cristian Feroleto

Da Olbia le parole del titolare di “Disizos sardos”

01 febbraio 2023
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Olbia Di nuovo? Di nuovo. Prima c’era l’emergenza legata al poco personale disponibile in vista della stagione estiva. Poi in qualche modo tutti si sono arrangiati. Poi il periodo invernale di magra generale. Ora si torna a cercare nuove leve. E non è cambiato nulla: «Si sono presentati in pochi, giocando al rialzo sullo stipendio e mentendo sulle effettive capacità nel mondo a ristorazione», il campanello d’allarme, appunto, torna a suonarlo Cristian Feroleto, titolare del ristorante tipico “Disizos sardos”. Due locali, uno a Olbia e uno a San Teodoro, e altrettanti dipendenti da trovare.

Cristian oggi ce l’ha fatta ma preme per raccontare una ricerca durata diverse settimane: «Ho ricevuto circa trenta curriculum ma di questi solo 3 o 4 si riferivano effettivamente al settore ed erano realmente interessanti – così il titolare –. Durante alcuni colloqui, però, ecco che tutti sono andati al rialzo sullo stipendio». Dall’incontro con i giovani che si sono presentati e che hanno avuto modo di mettere alla prova le proprie competenze, è venuta fuori la sorpresa più amara: «Sì, perché c’è chi si era proposto come responsabile di cucina ma sul piano pratico non rispecchiava quanto detto. In weekend con servizi da 30 coperti si è reso necessario intervenire e gestire personalmente la cucina. Non è accettabile».

Da qui, la conclusione piena di amarezza: molta apparenza, poca sostanza. Secondo Feroleto il punto sta nella mancanza di un ricambio generazionale. Le famose nuove leve «stanno venendo a mancare. Addirittura le presentazioni su carta dicono una cosa e poi all’atto pratico se ne dimostra un’altra». Meno di un anno fa, alle porte della stagione estiva scorsa, il ristoratore di “Disizos sardos” rispondeva al telefono dopo un servizio all’ora di pranzo gestito in cucina da solo. Lamentava la carenza di personale e si diceva preoccupato per come affrontare i mesi di alto turismo.

Provando a immaginare il futuro prossimo, l’aveva buttata lì: «La soluzione migliore è affidarsi alla robotica. Camerieri-robot». Oggi ricorda quell’uscita e si sente di evidenziare lo stesso disagio. «Proprio pochi giorni fa ho trovato due persone, ma dopo una ricerca infinita. Dico la mia: le microimprese secondo me saranno possibili solo se i proprietari in prima persona si daranno da fare in cucina o in sala. L’unica alternativa che non avrà crisi è quella dei fast food». Il suo ristorante a Olbia è stato uno dei pochi che ha scelto di rimanere aperto al centro storico anche dopo la bella stagione. Ha affrontato i mesi autunnali e ora l’inverno, con fine settimana felici ma anche giornate deficitarie.

La ristorazione, spiega, «è ormai un ambito dove si sono creati nuovi luoghi di incontro, andare fuori è un modo per sentirsi coccolati. Se però mancano le figure capaci e non c’è possibilità di offrire un servizio adeguato, non si può pretendere che le persone vengano lo stesso».
 

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