Caccia all'evaso, spietato capoclan del Gargano
Re del narcotraffico e del racket a Vieste (Foggia), utilizzava armi da guerra Doveva scontare in regime di alta sicurezza 19 anni di reclusione per omicidio
Nuoro Soprannominato “Pallone”, ma chiamato anche “Faccia d’angelo”, Marco Raduano è nato a San Giovanni Rotondo il 19 settembre del 1983. Tra sette mesi, quindi, compirà quarant’anni. Considerato uno dei boss della mala del Gargano, nella sua Puglia, Raduano era detenuto in regime di Alta sicurezza nel carcere di Badu ’e Carros, a Nuoro, per scontare una condanna a 19 anni di reclusione, oltre a tre di libertà vigilata. Condanna passata in giudicato lo scorso 3 febbraio, quando la suprema corte di Cassazione ha messo la parola fine a una maxi inchiesta antimafia, “Neve di marzo”. È proprio nella casa circondariale di Nuoro che Raduano ha ricevuto la notifica del provvedimento arrivato da Roma. Raduano era rinchiuso nel penitenziario barbaricino in regime di 416 bis per omicidio, violazione della legge sulle armi e altro ancora. Capoclan di Vieste, il paese in provincia di Foggia dove aveva la sua base operativa, “Pallone”, storico rivale del sodalizione Perna-Iannoli, era sfuggito a diversi agguati che gli erano stati tesi. In una occasione, nel 2018, era anche rimasto ferito.
Entrato nel turbine di una vera e propria faida tutta pugliese, già una decina di anni fa Marco Raduano si era distinto negli ambienti della criminalità come figura emergente della mafia garganica. Ex luogotenente del boss Angelo “Cintaridd” Notarangelo (ucciso nel 2015 all’età di 37 anni), Raduano era diventato il re indiscusso di Vieste, una ottantina di chilometri dal capoluogo di provincia, Foggia: centro del narcotraffico, con l’aggravante dell’uso dei metodi mafiosi, e un giro d’affari enorme, dovuto all’ingente quantitativo di stupefacenti smerciati e l’impiego di armi, anche da guerra. A chiudere il cerchio del sodalizio criminale, il racket.
Con un pedigree del genere, Marco Raduano è ora destinato a passare anche allo storia del sistema penitenziario, vista questa sua clamorosa evasione del carcere di Badu ’e Carros, nato come supercarcere per volontà del generale Carlo Alberto dalla Chiesa ai tempi della lotta al terrorismo italiano. Finora mai nessuno era riuscito a scappare da quella che era considereta la Caienna barbaricina. «Come organizzazione sindacale – sottolinea Giovanni Villa, segretario generale della Cisl-Fns (Federazione nazionale sicurezza) della Sardegna – è troppo presto per sapere come si è svolta l’evasione. Di certo riponiamo fiducia totale nella polizia penitenziaria e nelle altre forze di polizia che come sempre daranno il massimo – chiude – per un esito positivo di questo caso: la cattura di Marco Raduano».
Intanto è cominciata l’indagine interna al carcere sulla clamorosa evasione. Il Dap (dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ha dato mandato al Provveditore regionale della Sardegna di svolgere con urgenza accertamenti e verifiche, "al fine di appurare cause, circostanze e modalità dell'accaduto". L'autorità giudiziaria competente ha già fornito il suo nulla osta all'attività ispettiva.