La Nuova Sardegna

Il processo

Becciu: «Niente da nascondere: ecco le mie lettere con il Papa»

Becciu: «Niente da nascondere: ecco le mie lettere con il Papa»

Il cardinale ha consegnato al Tribunale le missive sul caso londinese

18 marzo 2023
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Sassari La cinquantesima udienza del processo si era focalizzata su uno scambio epistolare tra il Papa e il cardinale Becciu, che riguardava la vicenda della compravendita londinese, e i soldi dati alla Marogna. A depositare il carteggio davanti alla corte è stato il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi. Nelle missive, secondo quanto riferito da Vatican news, lo stesso porporato chiedeva al Pontefice di scagionarlo dalle accuse, ritrattando il suo pronunciamento negativo sull’acquisto dell’immobile di Londra e sull’erogazione di somme alla manager sarda per la liberazione di una suora rapita e confermando di aver autorizzato lui le due operazioni. Il cardinale Becciu, invece, dà al presidente del Tribunale una ricostruzione del tutto differente.

«Mi vedo costretto a contestualizzare una vicenda, quella dell’interlocuzione con il Santo Padre. Vicenda che nei miei più fermi intenti era destinata a rimanere strettamente privata, anche perché in essa sono contenuti dei dettagli relativi all’operazione umanitaria che ritenevo dovessero restare riservati a tutela della Santa Sede e delle relazioni internazionali. Io, nella mia vita, non ho mai manipolato nessuno e tanto meno il Santo Padre. Per questi fatti, segreti o comunque riservati, nessun altro — oltre il Papa — ne era dettagliatamente a conoscenza. Primo fatto: l’autorizzazione all’operazione umanitaria, connaturata da esigenze di segretezza tali da aver fatto apporre, all’origine, il segreto pontificio (dal quale il Santo Padre mi ha dispensato soltanto il 22 marzo 2022). Secondo fatto: l’autorizzazione a sottoporre la proposta di acquisto del Palazzo di Sloane Avenue, avanzatami da Innocenzi Botti, al vaglio di Guerrero, allora Prefetto della Spe, e del cardinal Parolin, Segretario di Stato. Erano i giorni in cui il Santo Padre era stato dimesso dall’ospedale e gli avevo chiesto udienza per confrontarmi in ordine all’esposizione delle due vicende che lo coinvolgevano direttamente. Non potendomi ricevere, egli stesso, nella giornata del 19 luglio 2021, mi chiamò al telefono. Gli rappresentai la mia necessità di provare il vero. Egli mi chiese di mettere per iscritto quanto ritenevo dovesse essere dichiarato per ricostruire la verità. Si badi bene, non fui io a proporlo, ma fu lui a richiedere di formalizzare tali informazioni per iscritto. Tanto feci, il giorno seguente, con la lettera del 20 luglio 2021. Lettera che il promotore non ha depositato! E che pertanto sono costretto a depositare io, a beneficio della Verità».

In questa lettera si legge: «Come mi ha chiesto, le invio le due dichiarazioni da firmare quanto prima perché dovrò depositarle in tribunale». Dopodiché il cardinale Becciu, si sofferma sui documenti processuali: «Il promotore, nello scegliere di divulgare corrispondenza privata fra me e il Santo Padre, ha ritenuto di farlo in maniera parziale, omettendo di disvelare al Tribunale la mia prima missiva, quella del 20 luglio 2021, dalla quale si evince chiaramente che io, con lo scrivere al Santo Padre, mi accingevo ad esaudire una sua richiesta». E prosegue: «Fu grande il mio stupore nel ricevere la risposta del 21 luglio 2021, esattamente il giorno seguente. In essa, notai uno stile e una terminologia non consuete per il Santo Padre, i cui toni ben conosco per i 5 anni di collaborazione come sostituto. Inoltre, pur venendo riaffermati i punti centrali della ricostruzione (cioè, l’Udienza nella quale illustrai al Papa la proposta dell’On. Innocenzi Botti, da una parte; e l’esistenza della nota operazione umanitaria, dall’altra), si forniva una descrizione degli eventi, e soprattutto delle forme, in totale contrasto con il colloquio del 19 luglio».

«Così quando lessi nella risposta del 21: “riscontro la Sua lettera del 20 luglio che mi ha sorpreso”, rimasi disorientato. Mi aveva espressamente invitato a scrivergli e poi leggo che l’avevo sorpreso. Non riuscivo davvero a comprendere cosa stesse accadendo». Poi c’è una ulteriore lettera: «Nel leggere poi anche il secondo scritto, quello del 26 luglio 2021, rimasi ancor più disorientato, perché non riconoscevo il Santo Padre in quelle poche righe. Il contenuto era ben lontano da quanto ricordato insieme a voce».

E conclude: «Non posso fare a meno di notare, da ultimo, come in esso venga affermata la «insuscettibilità» dell’apposizione del segreto pontificio sull’operazione umanitaria, quando invece, come già evidenziato, nella comunicazione sollecitata da questo Tribunale, il Santo Padre mi ha dispensato dal segreto pontificio, da quel segreto che fino al 22 marzo 2022 era evidentemente sussistente e vincolante. Questi, e non altri, i reali accadimenti che determinarono il carteggio in parola, da me mai prodotto nel processo, nonostante le insistenze del promotore, per la scrupolosa tutela del Santo Padre».

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