Il Circolo “Montanaru” di Udine ricorda la Brigata Sassari e la battaglia dei tre Monti
Presentato il nuovo libro di Paolo Gaspari, editore e studioso specializzato sulle vicende della prima guerra mondiale
Udine Al Circolo dei sardi “Montanaru” di Udine è stato presentato l’ultimo libro sulla Grande guerra, a firma di Paolo Gaspari, che è anche editore di ben quattro collane che hanno visto, a partire dagli anni novanta del Novecento, la pubblicazione di ben cinquecento titoli ad opera dei più famosi studiosi della prima guerra mondiale e in particolar modo della Brigata Sassari. “Arditi, alpini, bersaglieri e Brigata Sassari nelle battaglia dei tre Monti” è il titolo del libro presentato al Circolo “Montanaru”, con la partecipazione di numerosi sardi e friulani.
L’autore ha dialogato con lo storico locale Marco Pascoli e si è avvalso dell’ausilio di immagini inedite riguardanti i luoghi della battaglia che ebbe come teatro degli scontri i famosi tre monti Val Bella, Col D’Echele e Col del Rosso, nel mese di gennaio del 1918. Si trattò della prima battaglia offensiva dopo Caporetto, che spianò la strada alla offensiva sul Piave e alla vittoria finale. I sardi residenti a Udine sono orgogliosi di mantenere nel tempo, a partire dal 1977 anno della fondazione del Circolo, la memoria della Brigata Sassari attraverso molteplici iniziative.
Ricordiamo con commozione il gemellaggio tra le città di Sassari e Gorizia nei primi anni ottanta, con la partecipazione del sindaco e dell’arcivescovo di Sassari che celebrò la messa sul Carso alla presenza di molti sardi parenti di caduti o reduci della guerra. Udine, come è ben noto, è stata la capitale della Guerra, con la sede del comando supremo nell’attuale Liceo classico “Stellini”, da dove Cadorna quotidianamente, dopo aver assistito alla messa delle sei nell’attigua Basilica delle Grazie, trasmetteva gli ordini al vicino fronte che, ci ricorda Emilio Lussu, provocarono l’ammutinamento dei soldati della Sassari. A pochi chilometri da Udine inoltre, in località Villa Italia a Martignacco, soggiornava anche il re Vittorio Emmanuele.
Nella memoria degli anziani della città era ancora viva la scena dei soldati sbandati che attraversarono Udine nei giorni della ritirata di Caporetto, ad eccezione dei sardi della Sassari, unici che sfilavano ancora agli ordini dei loro ufficiali. Capitale della guerra Udine, ma non della pace! Tanti e tali furono infatti i disastri provocati durante l’anno tremendo dell’occupazione della città e del Friuli ad opera dei soldati austriaci. Dei trentamila abitanti che contava Udine, dopo Caporetto ne rimasero circa settemila che ben presto si triplicarono per via dell’occupazione dei soldati e delle loro famiglie, che dovettero provvedere al loro sostentamento razziando quanto poterono e perfino bruciando i mobili delle case per riscaldarsi. Per non dire dei circa cinquecento così detti “figli della guerra”, che i poveri parroci cercarono di sistemare in vari orfanotrofi, onde evitare spiacevoli sorprese alle madri, una volta rientrati i mariti dalla guerra.
Furono anni difficilissimi quelli vissuti dai friulani dopo la guerra a causa di un tessuto economico ed umano distrutto e negli anni a seguire ricostruito con grandi sacrifici. I cento anni della Grande guerra sono valsi a ricostruire quegli anni tremendi, liberandoli dalla retorica montata nel ventennio fascista, facendo luce su eventi bellici e umani raccontati dagli storici con ammirevole rigore scientifico. Grande merito si deve all’udinese Paolo Gaspari che è giustamente riconosciuto come l’editore italiano che ha pubblicato e continua a pubblicare il maggior numero di libri sulla Prima guerra mondiale. Dobbiamo ricordare infine che la stessa amministrazione comunale di Udine ha dedicato ai sardi un’area verde denomina “Regione Sardegna” dove il Circolo “Montanaru” ha eretto un cippo alla Brigata Sassari che ogni anno onora con una cerimonia molto partecipata.