Economia

Tonno inscatolato dai costi, a Olbia situazione a rischio

di Giandomenico Mele
Tonno inscatolato dai costi, a Olbia situazione a rischio

L’appello della Generale Conserve (marchio As do mar) alla Regione. «Dipendenti fissi in sicurezza, ma abbiamo bisogno di un supporto»

25 maggio 2023
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Olbia La fabbrica di Olbia della Generale Conserve, che produce il tonno con il marchio “As do mar”, ha ospitato ieri una delegazione di Ancit, l’Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare, insieme a Tutto Food, associazione che raggruppa medie e grandi aziende del settore alimentare. Un appuntamento quanto mai strategico per un comparto industriale fortemente colpito dall’aumento del costo delle materie prime. Adolfo Valsecchi, amministratore delegato dell’azienda, ha illustrato i problemi del settore e i riflessi sull’azienda leader per fatturato dell’intera economia della Gallura. La parola d’ordine è resilienza, passando per il miglioramento dell’efficienza della produzione e puntando sulla formazione del personale. Ma l’impatto dell’aumento dei costi, senza un conseguente e adeguato ritocco sul prezzo allo scaffale nella grande distribuzione, contribuiscono a rendere la situazione difficile anche per il comparto del tonno.

«Lavoro da oltre 60 anni nel mondo dell’industria conserviera del tonno e non avevo mai visto nulla del genere, è una tempesta perfetta – spiega Adolfo Valsecchi –. Per il secondo anno consecutivo sono aumentate tutte le principali materie prime che contribuiscono alla produzione di una scatoletta di tonno, e noi e tutta l’industria conserviera non siamo riusciti a caricare sul prezzo finale gli aumenti. C’è un serio squilibrio tra costi e ricavi che porterà a sviluppare un budget previsionale inferiore per il conto economico del 2023». La parola d’ordine è mettere in sicurezza i 190 dipendenti fissi, anche se la situazione costringe a ridurre in parte il numero di dipendenti stagionali, che aveva raggiunto le 100 unità.

Il settore Si sente così la parola crisi in un settore tradizionalmente percepito come sicuro, che invece risente di problemi strutturali. «L’industria delle conserve ittiche, in questo momento, è equiparata al settore della pesca, per cui davanti alla crisi determinata prima dalla pandemia e poi dal conflitto in Ucraina gli aiuti di Stato ci sono stati concessi come se fossimo un’industria primaria e non quelli ricevuti dagli altri comparti industriali – spiega Giovanni Battista Valsecchi, direttore generale dell’azienda con sede ad Olbia e vicepresidente dell’Ancit –. Rispetto ad altri settori manufatturieri abbiamo ricevuto ristori inferiori che seguono il regime “de minimis” e ci penalizzano. Ad esempio, attualmente questa distinzione esiste per il settore agricolo. Il settore della pesca, invece, rimane fortemente penalizzato».

Gli investimenti La Generale Conserve del marchio Asdomar, dunque, rilancia con gli investimenti, formando il proprio personale su standard produttivi alti e tecnologicamente evoluti, ma chiede un supporto dalla Regione. «L’efficientamento delle fasi produttive ci consente di tagliare i costi, pur mantenendo religiosamente il nostro posizionamento di qualità – dice Valsecchi –. Investiamo nelle tecnologie di processo e nell’automazione, sborsiamo capitali importanti per qualificati e costosi corsi di aggiornamento professionale alle maestranze, sappiamo che “chi fa da sé fa per tre”, ma chiediamo maggiore attenzione da parte delle istituzioni regionali, ci aiuterebbero nel morale e nella capacità di attuare i progetti».

I costi dell’energia sono aumentati in media tra il 50 e il 60% rispetto a pochi mesi fa. Ma tutte le materie prime hanno subito aumenti incredibili in un periodo così breve: tonno + 45%, scatole +50%, energia elettrica +60%, il costo dell’olio d’oliva triplicato in soli due anni, passando dai 2 mila ai 6 mila euro a tonnellata. Sul piano degli investimenti, invece, il nuovo impianto fotovoltaico consentirà di evitare l’emissione in atmosfera di 781.540 chili di CO2/anno, si compone di 3500 pannelli che coprono un’area di 7.900 metri quadrati, corrispondente al 40% delle superfici coperte dello stabilimento: la potenza sviluppata dall’impianto è di 1.550 KWp, in grado di sopperire al 25% del fabbisogno energetico totale del sito produttivo. Si tratta di un investimento di 1,5 milioni di euro che, considerato l’attuale prezzo medio dell’energia, avrà un ritorno inferiore ai due anni.

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