La Nuova Sardegna

Dati Cgia

Ciascun sardo paga ogni anno una media di 6.959 euro di tasse

Ciascun sardo paga ogni anno una media di 6.959 euro di tasse

Per adempiere ai versamenti necessari 158 giorni di lavoro

04 giugno 2023
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Sassari I contribuenti sardi pagano ogni anno, in media 6.959 euro a testa di tasse. Di questi 5.912 vanno alle amministrazioni centrali, 424 alla Regione e 623 alle amministrazioni locali. Sono i dati che scaturiscono dall’analisi della Cgia (Confederazione generale italiana dell'artigianato) sulla fiscalità in Italia. Il dato sardo è al di sotto della media nazionale che è dei 9.581 euro.

L’analisi della Cgia viene pubblicata in un momento particolare: dalla prossima settimana i contribuenti finiranno di lavorare per pagare le tasse e cominceranno a guadagnare per sé stessi. «Giovedì 8 giugno festeggiamo il “giorno di liberazione fiscale” - spiega una nota della Cgia -; in altre parole, se dall’ inizio di gennaio al 7 giugno abbiamo lavorato per onorare le richieste del fisco, dal giorno successivo e fino al prossimo 31 dicembre, invece, lo facciamo per noi stessi e per le nostre famiglie». Da questo caso di scuola messo a punto dall’Ufficio studi della Cgia, emerge che per l’anno in corso sono stati necessari ben 158 giorni di lavoro (sabati e domeniche inclusi) per adempiere a tutti i versamenti fiscali previsti quest’anno (Irpef, Imu, Iva, Irap, Ires, addizionali varie, contributi previdenziali/assicurativi, etc.). Rispetto al 2022, il tax freedom day di quest’anno “cade” un giorno prima.

Come si è giunti a stabilire che l’8 giugno è il “giorno di liberazione fiscale” del 2023? La stima del Pil nazionale prevista quest’anno (2.018.045 milioni di euro) è stata suddivisa per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero (5.528,9 milioni di euro). Di seguito sono state “recuperate” le previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi sociali2 che i percettori di reddito verseranno quest’anno (874.132 milioni di euro)3 e sono state rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito all’Ufficio studi della Cgia di calcolare il tax freedom day del 2023 dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero il prossimo 8 giugno.

Il “giorno di liberazione fiscale” non costituisce un principio assoluto, ma un esercizio teorico che dimostra empiricamente, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia eccessivo il carico fiscale che grava sugli italiani. Una specificità che emerge in misura altrettanto evidente anche quando confrontiamo la nostra pressione fiscale con quella dei paesi Ue.

Nel 2022, infatti, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 47,7 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dell’UE, l’Italia si è “piazzata” al terzo posto. La Germania, invece, si è posizionata al 9° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12° posto con il 38,5 per cento. La media dei Paesi dell’Area dell’Euro è stata del 41,9 per cento.

Le regioni più ricche pagano più tasse. Sono i cittadini della Provincia Autonoma di Bolzano a versare il maggior numero di tasse al fisco. Nel 2019 ogni residente di questo territorio ha pagato mediamente 13.158 euro tra tasse, imposte e tributi. Seguono i lombardi con 12.579 euro, i valdostani con 12.033 euro, gli emiliano-romagnoli con 11.537 e i laziali con 11.231 euro. La Calabria, invece, è l’area dove il “peso” del fisco è più contenuto: ogni residente di questo territorio ha pagato all’erario mediamente 5.892 euro.
 

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