La Nuova Sardegna

La presentazione

Giorgia Meloni: «L’Einstein telescope rilancerà Italia e Sardegna»

di Claudio Zoccheddu
Giorgia Meloni: «L’Einstein telescope rilancerà Italia e Sardegna»

La presidente del consiglio ufficializza la candidatura di Sos Enattos: «Guardare il cielo per dimostrare che siamo capaci di grandi imprese»

07 giugno 2023
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Inviato a Roma «Dobbiamo guardare verso il cielo per dimostrare al mondo che siamo capaci di realizzare grandi imprese». Giorgia Meloni era appena arrivata a Roma dopo aver concluso una visita ufficiale in Tunisia per incontrare il presidente Saied quando è intervenuta alla presentazione della candidatura italiana alla realizzazione del progetto che premetterà la costruzione dell’Einstein telescope (Et) nell’ex miniera di Sos Enattos, a Lula. «Sono qua perché voglio dare la massima importanza e la massima attenzione al progetto dell’Einstein telescope, che può rilanciare l’Italia, la Sardegna e le sue aree interne. Lo dico da donna di origini sarde ma aggiungo anche che Sos Enattos è il posto perfetto e che il nostro Paese ha le potenzialità per vincere questa sfida, come dimostrano le altre infrastrutture che abbiamo realizzato, perché siamo capaci di pensare in grande, anche se in passato spesso è mancata la consapevolezza e la fiducia. Ora però dobbiamo guardare al futuro, puntare sull’Einstein telescope che è un progetto capace di mantenere in Italia i nostri migliori ricercatori di attrarne da tutto il mondo. Dobbiamo capire che è possibile sognare anche senza dormire».

Un intervento piuttosto veloce, rimandato due settimane fa per via delle alluvioni in Emilia Romagna e incastrato tra mille impegni ma a cui Giorgia Meloni non ha voluto rinunciare e a cui ha voluto che partecipasse una buona parte del suo Governo. Ieri, infatti, sono intervenuti anche il ministro degli esteri Antonio Tajani, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini e la ministra del Lavoro, la bonorvese Marina Elvira Calderone. La quota sarda sul palco è stata completata dal presidente della Regione, Christian Solinas. Ad assistere dal parterre, invece, l’ambasciatore e capo della delegazione italiana nel Board of Governmental Representatives dell’Einstein telescope, Ettore Sequi, a cui sostanzialmente spetta il compito di mediazione con la comunità internazionale proprio per curare e promuovere la candidatura italiana.

Non potevano mancare i portavoce della comunità scientifica, rappresentanti da due pezzi da novanta dalla fisica mondiale, il premio Nobel Giorgio Parisi e il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, Antonio Zoccoli. Proprio Parisi ha anche lanciato una pungente stoccata ai concorrenti del Limburgo. Mentre il premio Nobel parlava della stabilità del sito di Sos Enattos, sostanzialmente al sicuro da scosse sismiche e localizzato in un territorio a bassissima densità di popolazione, ma anche di infrastrutture, ha ripetuto che «Sos Enattos è il sito perfetto, con un fondo di granito che oltre alla stabilità permette la possibilità di scavare in sicurezza, al contrario di quanto avverrebbe in un sito che nel sottosuolo ha grandi quantità d’acqua».

Oltre alla geologia, ci sono altri aspetti che possono giocare a favore della candidatura italiana. Virgo, l’interferometro che potrebbe essere considerato un progenitore di Et, è stato realizzato a Cascina, in provincia di Pisa, ed è stato proprio il nipotino di Et, in collaborazione che il “gemello” Ligo realizzato negli Usa, ad intercettare la prima onda gravitazionale. Dunque, non è solo Madre Natura a fare il tifo per l’Italia e per Sos Enattos ma la candidatura italiana parte da una solida base scientifica. Un aspetto che è stato approfondito da Antonio Zoccoli, che ha spiegato quale potrebbe essere il volto di Et: «Un’infrastruttura sotterranea, realizzata a 100 metri di profondità, che ci permetterà di ascoltare l’universo e di viaggiare attraverso lo spazio-tempo fino quasi a raggiungere il Big Bang, l’evento scatenante da cui tutto è venuto. Per farlo sarà necessario realizzare tre tunnel di dieci chilometri l’uno, attraversati da raggi laser in grado di misurare l’oscillazione causata dall’interferenza delle onde gravitazionali. Lo faranno indagando spostamenti talmente infinitesimali che possono essere considerati della grandezza di un atomo».

Una misurazione tanto complicata quando efficace che, dal sottosuolo, permetterà di alzare lo sguardo fino a scoprire l’origine dell’Universo, portando in dote un’enorme volume di conoscenza ad un movimento scientifico che, fino ad oggi, ha indagato appena il 5 per cento dell’universo. La questione, nonostante le diplomazie politiche siano in moto ormai da tempo, è ancora aperta. Ad esempio, non è ancora chiaro se possa essere considerata valida la possibilità di sdoppiare l’Et e di realizzarne, questa volta con una forma al “L”, una parte in Italia, a Sos Enattos, e una nel Limburgo. E sarà una risposta definitiva perché nel 2025 il progetto verrà assegnato e inizierà il lunghissimo iter di realizzazione, previsto in circa 9 anni, che porterà l’Et, l’orecchio cosmico teso verso l’origine dell’universo, a raggiungere il massimo della sua capacità tra 30 anni. D’altra parte, lo aveva detto anche la premier Meloni: «Guardiamo al futuro e questa sarà la nostra eredità».
 

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