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Economia

I fallimenti tornano a crescere, male la Sardegna con un +28 per cento

I fallimenti tornano a crescere, male la Sardegna con un +28 per cento

Dopo un anno e mezzo di decrescita il fenomeno riprende a galoppare

21 settembre 2023
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Roma Per la prima volta dopo un anno e mezzo in continua decrescita nel secondo trimestre 2023 sono tornati ad aumentare i fallimenti delle imprese italiane (+1,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, 2.070 contro 2.039), mentre le liquidazioni volontarie hanno visto un’impennata (+26,1%, 10.446 contro 8.282). È uno dei dati principali che emerge dallo studio “Le chiusure di impresa nel 2q 2023 e gli impatti sull’economia reale” realizzato da Cerved. In particolare, si legge nell’analisi, sono fallite le imprese piccole e medie (ma non le piccolissime), che si rivelano sempre più in difficoltà, come già evidenziato nel 2022 dalla crisi di liquidità e dall’allungamento dei tempi di pagamento verso i fornitori, che spesso sfocia in ritardi e mancati pagamenti. A guidare i fallimenti sono soprattutto le ditte individuali (+27.7%); le società di capitali fanno registrare nel complesso un lieve aumento (+0.3%), trainato in particolare dalla fascia di aziende tra i 2 e i 10 milioni di euro di fatturato (+44,8%). I comparti più colpiti sono l’industria (+5,2%) e i servizi (+1%), in particolare prodotti da forno (+84,6%), alberghi (+50,0%) e ingrosso costruzioni (+36%). Si tratta di settori e comparti che presentavano un alto indebitamento nel 2022 o che hanno allungato i tempi di pagamento verso i fornitori: in particolare, ristorazione, alberghi, carpenteria metallica, agricoltura, servizi non finanziari. A livello di macroaree Nord-Est (+12,1%) e Centro (+11,6%) guidano la crescita dei fallimenti, in calo invece del 4% nel Nord Ovest e del 7,1% nel Mezzogiorno. A livello regionale, la migliore è la Valle d’Aosta (-33,3%, la peggiore il Molise (+85,7%). Male la Sardegna che ha registrato un incremento di fallimenti del 28 per cento.

Lo studio analizza anche l’andamento delle liquidazioni volontarie, che hanno subito un’impennata (+26,1%) rispetto al secondo trimestre 2022, pur proseguendo un trend già in crescita. Al contrario dei fallimenti, a guidare il fenomeno sono le società di capitale e in particolare le PMI con fatturato tra 2 e 10 milioni di euro (+71%), le stesse che l’anno precedente hanno peggiorato nettamente le abitudini di pagamento. I maggiori incrementi riguardano le costruzioni (+33%), con le pessime previsioni dettate dalla fine degli incentivi, seguite da servizi (+26.2%) e industria (+22,8%). Entrando nello specifico dei comparti, la punta più alta si registra nei metalli (+128.6%), negli alberghi (+57,9%) e nei prodotti all’ingrosso per le costruzioni (+50%). Seguono: edilizia (+42,2%), commercio al dettaglio specializzato (+41,1%), prodotti da forno (39,5%), spedizionieri (+37,6%), concessionarie e agenzie di pubblicità (36,2%), distribuzione alimentare moderna (+33,9%), servizi informatici e software (+29%). Quanto all’andamento geografico, la crescita coinvolge tutte le macroaree, a partire dal Nord Ovest (+30,7%), Centro (+27,4%), Mezzogiorno (+23,5%), Nord Est (+21,7%), con i maggiori rialzi in Umbria (+75,2%), Calabria (+42%), Sardegna (+41%), Sicilia (+39%), Liguria (36,3%), Lombardia (+33%). In controtendenza solo Valle d’Aosta (-32%) e Molise (-3,4%).

«Nel triennio 2020-22, gli effetti delle crisi e del rallentamento congiunturale non si sono tradotti in un aumento delle uscite dal mercato e delle chiusure di impresa, che hanno registrato sei trimestri consecutivi di riduzione mantenendosi su livelli ampiamente inferiori al pre-Covid - commenta Andrea Mignanelli, ad di Cerved - Tuttavia, i dati del 2023 fanno emergere una chiara inversione di tendenza».

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