Tagli ai fondi Pnrr e Comuni in mezzo al guado, Deiana: «Chi ha speso deve essere risarcito»
I Comuni che hanno appaltato i lavori sono quelli che rischiano uno stop improvviso per carenza di liquidità e l'alternativa non possono essere i fondi di coesione perché hanno regole diverse da quelle del Pnrr e prevedono una quota di cofinanziamento
Sassari La sintesi è questa: chi ha lavorato sodo per tradurre in realtà i fondi del Pnrr è anche quello che rischia di più. E se fosse vero quello che raccontano le “voci” di Palazzo Chigi, quelli che si sono rimboccati le maniche e oggi si trovano con lavori già appaltati, e magari già iniziati, sarebbero in realtà la maggioranza dei 377 Comuni della Sardegna. Perché i fondi del Pnrr non ci sono più, spariti dopo una robusta sforbiciata governativa che ha cancellato 500 milioni di euro originariamente destinati all’isola senza nemmeno prendersi la briga di avvisare. Perché oggi potrebbero esserci cantieri aperti seguendo tutti i crismi che, all’improvviso, non possono essere sostenuti per assenza di liquidità. Con tutto quello che ne potrebbe conseguire. Dai problemi di bilancio degli enti locali alle difficoltà di sopravvivenza delle aziende appaltatrici che non riceveranno quello che dovevano ricevere. Perlomeno per il momento.
I sindaci Non sono informatissimi, per usare un eufemismo. Solo ieri, alcuni, hanno ricevuto informazioni un po’ più dettagliate direttamente da Roma, che hanno fatto lievitare il grado di preoccupazione. Avrebbero preferito un canale di comunicazione ufficiale, anche perché in molti casi in gioco c’è il futuro di intere comunità, ma ad oggi si devono accontentare di quello che passa il convento. E l’incertezza non può che aumentare la preoccupazione. «Non abbiamo dati ufficiali, che aspettiamo, e per adesso possiamo solo attingere a quanto prodotto da Ifel, la nostra fondazione. Comunque ad oggi non c’è stata alcuna comunicazione da parte del governo nei confronti dei Comuni sul definanziamento delle opere – spiega il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana –. Questo è un fatto estremamente negativo perché in questo modo si genera incertezza». Gli scenari che si aprono davanti al definanziamento, secondo Emiliano Deiana, sarebbero almeno tre: «La prima fattispecie possibile è quella di un Comune che ha ricevuto la notizia del finanziamento ma non gli ha dato un seguito. Il sindaco magari può leggere la cosa con fastidio perché sarebbe costretto a rinunciare alla realizzazione di un’opera per cui aveva vinto un bando ma, non avendo assunto alcun atto, non avendo speso risorse per la progettazione, rischierebbe poco – aggiunge Deiana –. E questo sarebbe il migliore dei casi». Restare a bocca asciutta, dunque, equivale al colpo gobbo. Perché poi le cose si complicano: «Il secondo caso, infatti, è più preoccupante e riguarda i Comuni che hanno ricevuto e ha iniziato a lavorare approvando il progetto e, di fatto, iniziando a spendere. Con il taglio, un finanziamento da 100mila euro può causare un grave danno al bilancio del Comune ma, anche perché pare con parte possa essere coperto dai fondi per lo sviluppo e la coesione, in qualche modo si può trovare una via d’uscita». Una possibilità che, nel terzo caso, sembra molto complicata: «La terza fattispecie è quella che mi preoccupa, perché si tratterebbe di Comuni che hanno che hanno completato gli appalti e sono agli stati di avanzamento dei progetti che devono essere pagati. È un obbligo. Ma siccome non ci sono state comunicazioni, i sindaci non sanno se avranno i soldi o se non li avranno e non possono nemmeno provare a fermare i lavori». Oltre al Comune, che potrebbe pagare un conto che non aveva preventivato, ci sono anche le imprese, spesso di piccole dimensioni, che non possono certo fare a meno di venire pagate. Il cortocircuito è dietro l’angolo: «Perché i Comuni che hanno già speso devono essere risarciti». aggiunge Deiana.
I finanziamenti Il presidente dell’Anci non ha dubbi: «Dobbiamo superare questa incertezza e se il governo deve definanziare, dica cosa ma lo dica in maniera ufficiale direttamente ai comuni e aggiungano anche cosa accadrà con le operazioni giuridicamente vincolanti assunte dai comuni. Tutte le obbligazioni devono essere coperte ed esiste anche un tema ulteriore – conclude Deiana – I fondi di sviluppo e coesione hanno regole diversa da quelli del Pnrr perché i Comuni o la Regione devono garantire il cofinanziamento dell’opera. Ad esempio, su 100mila euro, 20mila saranno la quota di cofinanziamento». Solo che, ovviamente, sarebbe stato molto meglio saperlo in anticipo. Non a cose fatte.