Le Ramblas invase dai Navigantes, festa sarda in versione catalana
Curiosità e applausi per la parata che suggella il gemellaggio con Barcellona
Barcellona Le maschere di legno scuro incrociano lo sguardo della gente con gli smartphone puntati. Funi volanti, lana nera, campanacci sulle spalle. I mamuthones e gli issohadores sono una calamita e la folla sorride, applaude e si diverte. Così le Ramblas si trasformano per qualche ora in una gigantesca festa fatta di canti, tamburi, launeddas, ottoni, organetti e tessuti pregiati. Spuntano anche i testoni di cartapesta che in Catalogna sono decisamente di casa. La lunga parata dei gruppi folk è il culmine del gemellaggio culturale tra la Sardegna e Barcellona che la Fondazione Maria Carta ha organizzato con il nome di Navigantes, con il sostegno della Regione e la partecipazione del Comune di Alghero e della delegazione della Generalitat della Catalogna in Italia.
L’invasione ha le dimensioni del grande evento: 500 persone partite dall’isola, in rappresentanza di 70 Comuni, per marciare sulla Ramblas e incontrare allo stesso tempo le autorità catalane e anche i sardi emigrati a Barcellona. Uomini e donne che non sono voluti mancare all’appuntamento con la loro Sardegna lungo la strada più famosa della loro nuova città.
Tradizioni in parata Gli artisti, i mimi e le bancarelle delle Ramblas finiscono in secondo piano. Stavolta sono i colori dell’isola a conquistare l’attenzione dei turisti. La sfilata deve ancora partire quando la gente si accalca attorno ai gruppi e sgomita per un video da pubblicare sui social. Una donna, sposata con un sardo, sfodera il telefono e chiama il marito: «Oohh corriii, ci sono i mamuthones». Poi ne prende uno e scatta un selfie. Nel frattempo la parata avanza spedita verso Plaça Catalunya tra gli applausi e le grida, a volte divertite e a volte anche spaventate, delle ragazze acchiappate dalle funi degli issohadores della pro loco di Mamoiada.
Poco più avanti sono le launeddas, i canti a tenore, la banda Dalerci di Alghero e i tamburini e trombettisti della Sartiglia a intrecciare un variegato e continuo tappeto sonoro. Festa anche nelle vie più strette del Barrio Gotico, con alcuni tenores che si mettono a cantare al microfono di un gruppo divertito di musicisti di strada. La tappa finale, come da programma, è però in Plaça de Sant Jaume, davanti alle sedi della Generalitat e del municipio. In mezzo a un enorme vortice umano prima danzano i gruppi folk catalani, poi arriva il turno della delegazione arrivata dalla Sardegna. È il momento del ballu tundu collettivo. La gente filma e applaude. L’organetto però alla fine si ferma: la festa è finita e quindi tutti via, a passo svelto, verso la nave Grimaldi per il ritorno a Porto Torres.
Terre vicine La parata è il momento più esaltante, ma Navigantes comincia un po’ prima quando la Fondazione Maria Carta è accolta dall’associazione catalana Adifolk per il rinnovo della loro collaborazione in vista anche di altre iniziative. Più tardi, invece, l’incontro nella sede ministero catalano della Cultura. «Grazie meda» dice la consellera Natàlia Garrica.
Leonardo Marras, presidente della Fondazione Maria Carta, è soddisfatto: «La Catalogna è legata in modo forte alla Sardegna e la nostra presenza nasce dalla forte identità che caratterizza queste due terre. Non dobbiamo vergognarci delle nostre bellezze. Siamo qui anche per portare un messaggio di pace in un periodo di guerra».