La Nuova Sardegna

Il caso

Carceri sarde, tre nuovi direttori su sei rinunciano all’incarico

Carceri sarde, tre nuovi direttori su sei rinunciano all’incarico

I vincitori di concorso ritirati prima di prendere servizio, scoperti gli istituti di Isili, Tempio e Alghero. Intervengono Maria Grazia Caligaris e Irene Testa

10 novembre 2023
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Sassari Si sono dimessi prima ancora di prendere servizio tre direttori su sei che erano stati nominati dal ministero per dirigere gli istituti penali di Is Arenas, colonia penale MamoneTempio, Lanusei, Isili, Alghero, Uta e la  colonia penale di Mamone.

Di questi restano così restano scoperti Isili, Tempio e Alghero in aggiunta a Sassari, Nuoro e Cagliari. «Una umiliazione per l’intero sistema penitenziario sardo soprattutto dopo che Patrizia Incollu e Peppino Fois hanno lasciato sulla strada la loro vita per onorare il lavoro». E’ il commento di Maria Grazia Caligaris dell’associazione Socialismo Diritti Riforme che fa notare: «nessun’altra regione italiana ha subito questo trattamento né prima né adesso».

Da qui l'appello ai parlamentari sardi. «Non possono ignorare questa situazione e devono intervenire con forza rivendicando i diritti di chi opera nelle strutture detentive isolane ricordando al ministro della Giustizia e al capo del dipartimento che l’isola ha retto una condizione invivibile negli ultimi 10 anni ma non può più accettare di essere lo zimbello d’Italia».
Secondo Caligaris «i concorsi, così come avviene per l'assegnazione delle cattedre scolastiche, non possono essere nazionali ma regionali, a maggior ragione in un’isola. Ciò anche perché si potrebbe evitare che chi partecipa abbia consapevolezza piena del territorio e del ruolo che va ad assumere. Insomma, ammesso che nessun altro rinunci all'incarico o chieda aspettativa, le carceri della Sardegna continuano comunque a gravare su pochi seri professionisti».

Sull’argomento interviene anche Irene Testa, garante dei detenuti: «Apprendo con stupore e dispiacere della rinuncia da parte dei tre nuovi direttori penitenziari. Non è accettabile che tutto il lavoro debba ricadere sul direttore Marco Porcu e la direttrice Elisa Milanesi, tantomeno può essere accettato che chi partecipa a un bando non assuma poi l’incarico. Auspico che venga raccolto l'appello di Maria Grazia Caligaris, attenta conoscitrice delle carceri sarde, ai parlamentari sardi affinché si facciano concorsi regionali dato che nessuno vuole rimanere nell'isola. Evidentemente data la situazione è necessario che vi sia un obbligo che impegni i direttori a rimanere presso le sedi scelte per almeno due anni. Una situazione di questo tipo si ripercuote sia per chi deve scontare una pena sia per tutta la comunità penitenziaria ormai sofferente e abbandonata da troppo tempo».

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