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Sassari, gli ortopedici che restituiscono ai bambini la libertà di camminare

Sassari, gli ortopedici che restituiscono ai bambini la libertà di camminare

La Clinica ortopedica di Sassari centro di riferimento per il piede torto

12 novembre 2023
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Sassari Se alcuni bambini iniziano la vita con il piede giusto lo devono a loro. Un’équipe di ortopedici della Struttura Dipartimentale di Clinica Ortopedica della AOU di Sassari si è specializzata nella cura di una patologia che colpisce una fetta importante dei neonati. Il piede torto congenito è una malattia che ha un’alta incidenza nella popolazione: colpisce 1-2 bambini su mille.

«È una patologia che si manifesta alla nascita, nella maggior parte dei casi come una anomalia “posturale”, legata alla posizione intrauterina, con una prognosi estremamente favorevole; esiste però anche una forma “strutturale” dovuta a un difetto intrinseco, non sempre completamente noto e probabilmente di origine multifattoriale; il piede torto strutturale può essere isolato (idiopatico) o associato ad altre condizioni generalizzate (alcune malattie neurologiche o sindromi) – spiega Francesco Pisanu, direttore facente funzione della SD di Clinica Ortopedica Aou Sassari -. Per dirla in modo tecnico, e medico, la deformità si manifesta principalmente con il piede equino varo addotto e supinato. In altre parole il bimbo nasce con la pianta del piede rivolta in dietro e all’interno anziché in basso. A vederlo sembra che il bambino debba camminare sulle caviglie. Questa deformità può diventare estremamente invalidante, ma se si tratta precocemente e correttamente ha un’ottima prognosi nella stragrande maggioranza dei casi. Esistono anche delle forme atipiche, la cui prognosi è differente. Spesso in questi casi il percorso verso la guarigione è più lungo e complicato e si è maggiormente a rischio di recidive. Se un bambino è affetto da piede torto deve essere trattato, non necessariamente operato, anzi la medicina è sempre più orientata verso una riduzione dell’aggressione chirurgica».

In Italia e nel mondo, il trattamento di questa patologia è cambiato nel corso degli anni. Sono state impiegate varie metodiche, alcune principalmente chirurgiche, con interventi spesso estremamente aggressivi, altre basate su manipolazione e bendaggi funzionale o gessi. Lo studio per la cura di questa deformità non si è mai fermato e le tecniche di intervento si sono evolute e diffuse, diventando sempre più efficaci e sempre meno invasive.

«La chiave di volta per la correzione della deformità è l’astragalo, una delle sette ossa che costituiscono il tarso del piede. Le ossa del tarso alla nascita sono in massima parte cartilaginee, e a causa della loro posizione, presentano una alterazione della loro forma e dei loro rapporti articolari nel caso di piede torto – continua Pisanu -. Allo stesso modo si ha un’alterazione della struttura dei legamenti di tutto il retropiede (e alcune alterazioni coinvolgono anche la gamba). Ecco che si interviene per cercare di modificare proprio la posizione reciproca delle ossa del tarso e del metatarso. Lo si fa in modo graduale, attraverso una sorta di allungamento incruento e progressivo dei legamenti».

L’ideale è intervenire precocemente: la diagnosi viene fatta alla nascita, in alcuni casi si ha una diagnosi prenatale, e il trattamento si può intraprendere già entro i primi 10 giorni di vita. «A Sassari siamo al passo coi tempi, e utilizziamo già da anni la metodica attualmente più largamente diffusa e utilizzata nel mondo, quella sviluppata da Ponseti. Si tratta di una precisa serie di gessi che mirano a correggere in modo graduale la deformità agendo sull’avampiede per correggere il retropiede. Questa correzione con la metodica Ponseti prevede una media di 5 gessi femoro-podalici e, nell’ottanta per cento dei casi, un piccolo intervento di tenotomia del tendine di Achille seguito da un nuovo gesso. In seguito il piccolo paziente deve portare un tutore per i primi quattro anni di vita, dapprima “a tempo pieno” in seguito solo nelle ore notturne. Considerato che la causa è spesso multifattoriale è sempre possibile una recidiva (dovuta al perdurare, durante lo sviluppo, della stessa causa che ha determinato la deformità iniziale) e pertanto sono indicati controlli almeno fino ai 10 anni di età – conclude Pisanu -. Il vantaggio del metodo Ponseti è che ha fatto crollare il numero di interventi chirurgici invasivi per il piede torto e favorito una guarigione più fisiologica con meno esiti».

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