Con un piede nel passato e lo sguardo aperto sul futuro
Il palazzo di via dell’Insinuazione conserva i documenti sulla storia di Sassari. La sfida è digitalizzarli, rendendoli facili da consultare e proteggendoli dal tempo
Sassari Antiche pergamene medievali e dettagliate planimetrie ottocentesche, sterminati elenchi anagrafici di cittadini e registri con le deliberazioni prese dagli organi di governo della città. Sono migliaia i documenti conservati all’Archivio Storico Comunale di Sassari e ciascuno di essi racconta una storia. Anche il registro all’apparenza più sterile, custodisce, nella sfilza di nomi elencati, storie personali, basti pensare ai lunghi elenchi che conservano i nomi dei bambini abbandonati alla nascita. Racconti di riscatto o di miseria, spetta agli storici il compito di indagarli e renderli pubblici e nella maggior parte dei casi non accadrà mai. Eppure, l’Archivio non abdica al suo ruolo di conservare integralmente la memoria della città e quei documenti resteranno a disposizione di chi un giorno vorrà indagarli, nelle loro forme originali o in quelle digitali.
Memorie perdute Se il patrimonio più antico non è andato perduto, lo si deve a Enrico Costa, che dal 1895 al 1909 guidò l’Archivio Storico Comunale, salvando i documenti dal degrado in cui per lungo tempo erano stati abbandonati. Costa non fu solo archivista, storico e romanziere, ma anche valente disegnatore ed è proprio una sua opera che può aiutare a raccontare le vicende storiche dell’Archivio e, con esse, la storia dell’intera città (foto accanto al titolo). Si tratta di un paracamino, ma in realtà è ben più di un banale arredo. Al centro, una composizione araldica racconta la storia della città, con stemmi che rappresentano le epoche vissute: attorno alla croce sabauda che testimonia la Sassari italiana, dal 1861, si vedono i simboli scelti per rappresentare la Sassari repubblicana, ossia il Comune medievale, quella aragonese e spagnola, quella occupata dai francesi nel 1528, la brevissima esperienza sotto gli Asburgo d’Austria all’inizio del Settecento e quella piemontese. In alto, ai lati, ci sono due monumenti scomparsi nell’Ottocento, la duecentesca chiesa di Santa Caterina che sorgeva in piazza Azuni e il vicino Castello Aragonese. Sotto, sono rappresentati i due momenti più difficili della vita dell’Archivio Storico Comunale. Nel 1528 le armate francesi guidate dal comandante Renzo Ursino occuparono Sassari per più di un mese, sottoponendola a un lungo e disastroso saccheggio. Tutte le carte conservate negli archivi del palazzo vennero date alle fiamme, gettando nel buio la storia della città medievale e aragonese. L’altro episodio ebbe luogo nel 1780, quando la popolazione sassarese si ribellò contro il governo cittadino, incapace di affrontare la carestia di grano che stava affamando la città. Il popolo sassarese rivolse parte della propria ira contro il palazzo municipale dove, ancora una volta, centinaia di importanti documenti d’archivio vennero distrutti. E poi topi, l’umidità, l’azione del tempo: i nemici dei documenti d’archivio sono tanti.
Verso il futuro Nonostante quello che è andato perduto, il patrimonio dell’Archivio Storico Comunale è ancora molto consistente è conserva al suo interno alcune perle. Sotto la direzione di Carla Merella, l’istituzione non guarda esclusivamente al passato, ma lavora per proiettarsi verso il futuro e aprirsi alla comunità. Un’operazione fondamentale è la digitalizzazione del vasto patrimonio archivistico. «L’obiettivo è quello di rendere sempre più conosciuti e facili da consultare i documenti che conserviamo – spiega la direttrice Merella -. Non ci rivolgiamo solo all’utenza specializzata, ma anche a quelle persone che sono incuriosite dalla storia della loro città e vogliono studiarla direttamente sulle fonti. Così otteniamo due risultati. Da un lato, dimostriamo che gli archivi non sono statici, ma in costante movimento e diamo ai documenti la possibilità di continuare a raccontare le loro storie. Dall’altro, garantiamo la tutela e la conservazione di materiali che hanno una storia secolare. I nostri utenti hanno manifestato grande soddisfazione, perché il sistema digitale gli consente di scremare buona parte del lavoro di ricerca». L’archivio lavora in stretta collaborazione anche con le istituzioni educative: «Abbiamo numerosi progetti che coinvolgono le scuole, anche i più piccoli. Da quello sulla storia della scrittura, a quello sui monumenti dimenticati della città».