La Nuova Sardegna

Indagini

Luras, il Ris in azione: l'omicidio di Davide Unida sotto lo scanner

di Tiziana Simula
Luras, il Ris in azione: l'omicidio di Davide Unida sotto lo scanner

Chiuse le vie del centro per i rilievi in via Nazionale, teatro dell’aggressione. Gli accertamenti riguardano la strada, le distanze e l’ascia usata dalla vittima

28 novembre 2023
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Luras L’8 luglio sera, al centro di Luras, i rancori che si trascinavano da anni tra Fabio Malu, 31 anni, e Davide Unida, 37 anni, erano sfociati in una brutale aggressione costata la vita a quest’ultimo, morto dopo quattro giorni all’ospedale di Sassari per le profonde lesioni riportate dopo essere stato colpito alla testa con un tubo metallico. Ieri, su disposizione del pubblico ministero Daniele Rosa, i carabinieri del Ris di Cagliari sono ritornati sul luogo del delitto per compiere degli accertamenti.

Chiuse al traffico le vie del centro, i militari del reparto investigazioni scientifiche, coordinati dal tenente colonnello Pietro Coli, hanno eseguito delle misurazioni col laser scanner tra via Nazionale, teatro dell’aggressione, e via Regina Margherita, dove Davide Unida si era accasciato ed era stato soccorso dopo essersi allontanato, ferito e sanguinante, dal luogo in cui era avvenuta la violenta lite. Erano presenti ai rilievi anche il comandante interinale della stazione di Luras, Francesco Frau, e il sindaco Mauro Azzena.

Il Ris di Cagliari sta svolgendo accertamenti (irripetibili) anche sull’ascia con la quale la vittima aveva minacciato e tentato di colpire il suo avversario, dove sono state trovate tracce ematiche, presumibilmente di Fabio Malu.

Il 31enne lurese, difeso dagli avvocati Giampaolo Murrighile e Domenico Putzolu, si trova in carcere dal 13 luglio scorso con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato.

Malu era stato subito individuato come il responsabile del gravissimo ferimento di Unida, incastrato dalle testimonianze raccolte dagli investigatori e dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza puntate proprio su via Nazionale, di fronte all’ufficio postale: lì, i due si erano affrontati al culmine di un litigio cominciato all’interno di un bar, il Baricentro.

Nel locale che si affaccia sulla via principale, Unida aveva trascorso parecchie ore. In serata era entrato anche Malu. E subito era nata una discussione perché il 37enne voleva andare via ma non trovava le chiavi della sua macchina, parcheggiata davanti al bar. Di quella sparizione, aveva dato la colpa a lui. Le minacce reciproche erano diventate sempre più pesanti. Una volta in strada, Unida l’aveva affrontato con un’ascia in mano, l’ex amico nel frattempo aveva raggiunto una via vicina ed era rispuntato brandendo un tubo metallico: il bastone di una aspirapolvere. Era cominciata la colluttazione. Finita nel sangue: Davide Unida era stato colpito violentemente per cinque volte alla testa e al collo. Era crollato a terra, ferito e sanguinante. Il suo rivale si era allontanato.

Alcuni testimoni avevano assistito alla brutale scena. Avevano chiamato i soccorsi. Ma lui si era rifiutato di salire sull’ambulanza. Si era alzato da terra ed era andato a sedersi per qualche minuto vicino al bar. Poi, barcollando, si era diretto verso casa. Arrivato in via Regina Margherita, si era accasciato. Era morto quattro giorni dopo all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, dov’era stato ricoverato in coma nel reparto di terapia intensiva. Rispondendo alle domande del gip Caterina Interlandi, che aveva disposto la misura cautelare in carcere, Malu aveva ammesso la sua responsabilità, sostenendo, però, di essersi difeso dall’aggressione di Unida.

Le indagini per ricostruire la dinamica dei fatti e accertare il movente, sono in corso. Gli investigatori hanno già sentito diversi testimoni e acquisito nell’immediatezza le immagini della videosorveglianza.

La famiglia della vittima è assistita dall’avvocato Sergio Milia.
 

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