Alessandra Todde alla conquista della Regione: «La destra ha lasciato macerie»
La candidata del Campo largo inaugura la campagna elettorale nella sua Nuoro
Nuoro «Parto oggi da casa mia, da questo posto che è speciale per me: qui al mercato civico mio nonno aveva il banco, io sono cresciuta tra queste mura. Questo è il momento del “noi”, come dice il “claim” di questa campagna, la prima di molte tappe che ci vedranno in giro per il territorio per portare le nostre istanze e i contenuti del programma».
Più che un ritorno, è una vera partenza da “su connottu”, dal conosciuto e vissuto, quella che ieri, nei locali super gremiti dell’Exmè – che un tempo ospitavano il mercato civico di Nuoro – fa Alessandra Todde nella prima giornata ufficiale della sua campagna elettorale nell’isola come candidata alla presidenza della Regione sostenuta dal campo largo del centrosinistra. Ed è un pieno di emozioni, di volti e di ricordi, questa partenza tutta in casa. Parte dalla condivisione del piano e della sua idea per l’isola e dalle priorità, Alessandra Todde, a cominciare dal rilancio della sanità sul territorio, dal lavoro, dall’istruzione e dai trasporti – quelle che chiama “macerie lasciate dalla destra” – ma poco prima di salutare la grande folla accorsa all’Exmè per lei e per i 14 tra partiti e movimenti che la sostengono, non dimentica di chiarire che c’è ancora la possibilità di ricucire lo strappo con Renato Soru.
«La responsabilità è di chi poi proseguirà il proprio cammino – dice – ma noi dobbiamo partire dai temi. Ma la porta è sempre aperta e io credo che alla fine prevarrà la responsabilità. Noi rivendichiamo il nostro percorso trasparente, abbiamo definito le regole e portato avanti un percorso. Chi si è tirato fuori da queste regole si prenderà le sue responsabilità. Noi non vogliamo regalare nulla alla destra. È la destra, l’avversario».
Subito dopo l’incontro entra nel vivo con «uno dei temi che interessa più i sardi: la salute. In Sardegna è un diritto negato, sta diventando accessibile solo a chi ha i soldi. Chi non ha soldi non si può curare in Sardegna». Sul palco dell’Exmè poco dopo porta la sua testimonianza Giuseppe Frau, medico originario di Desulo e volontario in un ambulatorio della Caritas di Cagliari, dove «cento medici si dedicano tutti i giorni a visitare gli “invisibili”, gli ultimi. Dopo il Covid, la maggior parte dei nostri pazienti sono residenti, sono i nuovi poveri». «Non faremo l’ennesima riforma – spiega Alessandra Todde – è dalla sanità territoriale che dobbiamo ripartire. Dalle case della salute: dobbiamo investire per far in modo che il cittadino si senta preso in carico. Vogliamo difendere i nostri piccoli ospedali: non vogliamo spegnere nessuna “H” nei territori».
E tra le altre priorità nel programma ci sono il governo del territorio, i trasporti e l’isolamento. Preziose, a questo proposito, si rivelano le testimonianze portate da due sindache: quella di Lodè, Antonella Canu, e quella di Fonni, Daniela Falconi. «I nostri paesi sono uno scrigno di tesori e di buona industria e artigianato, non solo una meta turistica – dice la prima cittadina di Fonni – e chiediamo da tempo alla politica di guardare la Sardegna anche dall’ottica di chi vive nei paesi dell’interno, non solo dal mare di Cagliari».
«Chi abita nei nostri paesi chiede servizi essenziali come trasporti efficienti e un sistema organizzato» spiega la sindaca di Lodè. Ed è l’istruzione uno dei temi che accendono di più l’interesse del pubblico presente: grazie anche al fervore con il quale ne parla Silvano Tagliagambe, docente emerito di Filosofia della scienza e coordinatore di settore del tavolo programmatico, insieme a un giovane insegnante nuorese, Alessandro Palumbo. «C’è una sentenza della Corte costituzionale del 2010 che dà alla Regione Sardegna la potestà nella costruzione della rete scolastica – spiega il docente universitario – ma i vari governi non si sono mai voluti appropriare di quella sentenza. E poi per noi scuola sarda vuol dire scuola “g-locale”, legata al territorio e aperta a tutti gli scenari internazionali. Perché è quello che fa crescere il sistema cognitivo».