La Nuova Sardegna

La storia

Il magico incontro tra Babbo Natale e la piccola Ilaria

di Matteo Porru
Il magico incontro tra Babbo Natale e la piccola Ilaria

Il racconto delle feste firmato da Matteo Porru

25 dicembre 2023
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La stanza sulla destra è l’ultima del reparto: se i finestroni non fossero opachi, sarebbe l’unica da cui vedere il mare. Nicola raddrizza la barba e gli occhiali che, sul suo naso ricurvo, pendono a destra. Suda, il ragazzo, si aggiusta la cinta e osserva il suo corpo vestito di rosso. Era Babbonatale da tutta la vita, Nicola, lui e la sua stazza enorme, grottesca. Lo era ogni volta che si dimostrava ingenuo, quando lo deridevano e lui chinava la testa. Era Babbonatale perché il male non gli interessava, nemmeno oggi gli interessa. Babbonatale che per una volta lo è davvero, e ride per far ridere e far credere nei sogni, lui che (per una volta, almeno per qualcuno), quando arriva, porta festa. È nel ruolo da ore e da ore ci credono tutti. Se non fosse per gli occhiali.

«Gli occhiali – dice Nicola, e lo ripete –, questi occhiali...». Prima che tocchi la porta gliela apre un’infermiera. Lo guarda come si guarda un fantasma, o comunque una creatura tenue. Stia attento, sussurra, stia vigile, è una bambina difficile. La bambina Nicola la intravede sopra la spalla di lei. Siede a gambe incrociate sul letto, un letto bianchissimo e intonso, dall’anta a ribalta entrano solo le onde, e insieme alle onde il vento. Ha degli occhi bellissimi, verdi e densi, un verde così perfetto non l’ha mai visto, Babbonatale, e fa per esclamarlo ma l’infermiera, con prontezza, lo ferma. «Sono protesi: Ilaria è cieca». Nicola entra e deglutisce. Il sudore si fa freddo. Inizia a fare la scenetta ma la bambina lo interrompe, e lo deride: «Smetti di fare il pagliaccio – dice –: non sento il mare». Il ragazzo fa per uscire, per scappare, ma ci ripensa. Le si avvicina e si siede su uno sgabello che cigola e poi cede appena gli arriva addosso tutto il peso. «Che succede?», chiede Ilaria: quel rumore non lo conosce e la fa attenta. «È che Babbo pesa troppo e questa non è la sedia giusta», risponde Nicola, e mentre risponde gli occhiali si inclinano a destra. Li prende, li chiude e li posa sul letto. «Come ti chiami, signore?», chiede lei. Babbo respira e si confessa. Dice che è un brutto nome, Nicola.

Questo ho, ribatte lui. Ilaria non ci crede a Babbo Natale, non ci ha mai creduto. Ha sofferto troppo e vedere, il regalo più bello, non l’ha mai avuto. Però la diverte quel gioco di trucchi e costumi, Nicola la segue e le mette la barba, si toglie il giaccone e glielo avvolge intorno, sfila i guanti, poi il cappello. Si abbracciano e nemmeno se ne accorgono. Parlano per ore di cose in cui si riconoscono. Passa un giorno intero e cala il vento, le onde si fanno sottili. Nicola si alza, le sfila i vestiti e se li rimette. Le dà un bacio, uno solo, sulla fronte, poi spalanca la finestra, si lancia e scompare. Ilaria ride e si riconosce, anche in quel corpo enorme che, con le dita, prova a sfiorare. Babbonatale, le dicevano a scuola, Babbonatale. Non l’ha visto nessuno, ma lei sì, lei lo può raccontare, l’ha sentito parlare fra un onda e l’altra. E poi ha i suoi occhiali. «Gli occhiali – lo ripete –, questi occhiali...».

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