Il coraggio di sperimentare
Laboratorio degli eventi
Basterebbero Liz Taylor e Richard Burton per riflettere la bellezza di Alghero e testimoniare come la città catalana abbia costruito una parte consistente della sua fortuna più recente comprendendo prima di altri l’importanza di diventare palcoscenico, set cinematografico o arena sportiva. Per farla breve, una calamita di eventi che rappresentano il manifesto migliore per una città che respira l’ossigeno del turismo. A volte ci vuole coraggio. O uno spirito visionario. Alghero li ha avuti entrambi ed è stata premiata. Fra pochi giorni saranno trentotto anni dal primo Capodanno in piazza. Allora, a metà degli anni ’90, non lo faceva quasi nessuno. Il brindisi era un affare poco più che privato, scandito dal ritmo della televisione. Pare di vederlo Piero Marras, il pomeriggio del 31 dicembre 1995 in piazza Sulis mentre si guarda attorno con la faccia un po’ stravolta, per dirla alla Lucio Dalla, preso dall’idea di un imminente flop.
«Esibirmi con la band di notte, in pieno inverno, non l’avevo mai fatto». Poche ore dopo però quella piazza si riempì di gente e di festa. «Fu una scelta coraggiosa ma ero sicuro che sarebbe andata bene», racconta oggi Antonio Costantino, allora commissario dell’Azienda autonoma di soggiorno. Il resto è una storia che dura da allora e che solo il Covid ha fermato. È stata una piccola e triste decelerazione del ritmo cardiaco di una città che ha imparato a vivere di eventi e passione, abbinandoli a storia, tradizione, cultura e bellezza. È bello leggere le parole di Antonello Cuccureddu, uno che ad Alghero confessa di aver sempre pensato anche (e forse soprattutto) quando vinceva scudetti con la Juventus nella nebbia di Torino.
«Alghero può diventare come le Maldive. Le potenzialità ci sono tutte», dice, ricordandoci, con grande senso di attualità e con un auspicio, che un viaggio in Sardegna non può costare più di una vacanza in Grecia o in Spagna. Oggi si parla di “modello Alghero” per la sua capacità di mettere in campo strategie di sviluppo culturale, valorizzando il patrimonio archeologico e gestendo i principali siti turistici, anche con formule che guardano al futuro, con giovani creativi in campo. Anche questa è una forma di sperimentazione, un aspetto imprescindibile per il turismo moderno. Si discute da anni di destagionalizzazione e diversificazione dell’offerta per aumentare la capacità di attrazione.
Alghero ha già fatto passi avanti importanti, intuendo da tempo che, oltre al mare e alla cultura, la promozione turistica passa anche attraverso lo sport. Per due volte l’Italia ha vinto il titolo europeo di beach soccer sulla sabbia di Alghero e il pallone continuerà a fare rimbalzi irregolari ancora a lungo da queste parti. Che significa? Presenze, indotto. Ma anche visibilità. Una stima più precisa è stata fatta per il rally che tornerà ad Alghero la prossima primavera. Il “marchio” Sardegna raggiungerà almeno 85 Paesi. E si stima un indotto complessivo superiore ai 90 milioni di euro con 100mila presenze. Lo sport è diventato a tutti gli effetti un elemento trainante del turismo e il futuro potrebbe portare novità interessanti con altre discipline e manifestazioni di scala anche internazionale. Si vedrà. Ora è tempo di musica. Il botto di questo Capodanno è importante. Sul palco ci sarà Ligabue. Ok, Alghero non è Campovolo. Ma a Campovolo il mare mica ce l’hanno.