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La storia

Aveva già il cappio al collo, il luogotenente Pasqualino Putzolu lo salva

di Luigi Soriga
Aveva già il cappio al collo, il luogotenente Pasqualino Putzolu lo salva

Il racconto: «Ho ricevuto un messaggio Whatsapp, siamo arrivati appena in tempo». Originario di Santu Lussurgiu e comandante a Vercelli: «Non sono mica un eroe»

15 gennaio 2024
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Sassari Tre minuti che valgono una vita. Lo ha trovato con il cappio stretto al collo, boccheggiando, che stava perdendo i sensi. Gli ha allentato la corda, lo ha fatto respirare e lo ha salvato.

Pasqualino Putzolu 56 anni, di Santu Lussurgiu, ma dal 2011 luogotenente dei carabinieri e comandante della Stazione di Vercelli, ora però si sminuisce. Dice: «Quell’uomo, che praticamente conosco da trent’anni, ha avuto una grande fortuna. La prima è che quando mi ha inviato il messaggio su Whatsapp avevo il telefono in mano, e l’ho letto immediatamente. Anzi, non avevo nemmeno finito di leggerlo, che avevo preso al volo il primo collega che ho trovato in stanza, e siamo corsi in macchina per provare a salvarlo».

Le frasi non lasciavano dubbi. Quella persona stava attraversando un momento difficilissimo della sua vita e aveva deciso di farla finita.

«La mia speranza – come spesso accade in certe situazioni – è che prima di fare un gesto estremo si lanci un sos per cercare di essere fermati in tempo. Che ci sia ancora un po’ di voglia di vivere. Per questo ho cercato di non perdere nemmeno un secondo. Appena siamo saliti in macchina, ho allertato il comandante della stazione dei carabinieri del paesino vicino, dove risiede questa persona, e poi ho chiamato il 118».

È un centro abitato di poche anime, dove si conoscono tutti. «Anche io sapevo dove abitava, perciò abbiamo raggiunto la casa molto velocemente. Siamo riusciti ad aprire la porta, siamo corsi dentro, e lo abbiamo salvato in extremis. Purtroppo, nonostante la richiesta di aiuto inviata tramite Whatsapp, aveva deciso comunque di andare fino in fondo. Aveva approfittato dell’assenza dei familiare per tentare il suicidio. E c’è mancato davvero poco».

Una volta liberato dal cappio, i medici dell’ambulanza del 118 lo hanno soccorso, caricato sul mezzo e trasportalo in ospedale.

«Credo abbia scelto di mandare a me la sua ultima richiesta d’aiuto per due motivi: il primo è che sono un carabiniere, il secondo è che mi conosce da tanti anni. Se uno, in cuor suo, ha un piccolo ripensamento e desidera di essere salvato, la prima cosa che pensa è di chiamare le forze dell’ordine. Ma piuttosto che affidare la sua vita a qualcuno che non aveva mai visto in faccio, forse ha pensato a me, perché indosso una divisa e perché sono un suo amico».

E prosegue: «Mi sento tutto fuorché un eroe, e sinceramente non mi aspettavo un simile clamore. A dirla tutta, la cosa che mi ha reso più orgoglioso, leggendo alcuni articoli apparsi sulle cronache locali, è il fatto che abbiano citato il mio paese d’origine, Santu Lussurgiu. Rievocare la mie origini sarde, alle quali sono molto legato, mi ha fatto davvero piacere. Per il resto sono perfettamente consapevole di aver fatto solo il mio dovere. Ho ricevuto una richiesta d’aiuto, e qualunque mio collega avrebbe fatto lo stesso. D’altronde in tutti questi anni mi è capitato diverse volte di affrontare situazioni altrettanto delicate, e mai hanno avuto una simile risonanza mediatica. Mi è capitato anche di salvare un’altra vita».

È successo quando Pasqualino Putzolu aveva 26 anni: «L’ho vissuta in maniera completamente diversa da questa. Innanzitutto ero molto più giovane io, e molto più anziana la persona che si stava suicidando. Poi non la conoscevo, ero meno coinvolto, e soprattutto non mi aveva scelto come destinatario del suo ultimo appello. Ricordo che assieme ai vigili del fuoco eravamo riusciti a salvargli la vita».

Questa volta, invece, a legare due destini c’è un rapporto di amicizia: «Quel giorno non ho avuto il tempo di parlarci. Mi è sembrato contento del fatto che fossimo arrivati in tempo. Ieri invece sono andato a trovarlo e abbiamo parlato. Naturalmente tutto quello che ci siamo detti resta tra noi, ma l’incontro mi ha lasciato una buona sensazione. Spero davvero che riesca a trovare la forza di superare questo momento di enorme crisi, e ritrovare anche la voglia di vivere. Io, per quanto potrò, cercherò di stargli vicino: sia da carabiniere e sia da amico».

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