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Sanità sarda, Mario Nieddu: «Più incentivi per il personale»

Sanità sarda, Mario Nieddu: «Più incentivi per il personale»

Perché si superino tutti i problemi dettati dall’emergenza l’assessore dovrà avere poteri straordinari

03 febbraio 2024
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Sassari L’esperienza gioca a suo favore. Mario Nieddu, ai tempi della militanza nella Lega, era l’assessore regionale alla Sanità che ha gestito l’emergenza Covid. Un impegno enorme per il medico cagliaritano che però non lo ha escluso dal rimpasto voluto da Solinas che, al suo posto, ha nominato un altro medico, il sassarese Carlo Doria. Ora Nieddu riprova la scalata alla Regione, sempre nella coalizione di centrodestra ma questa volta tra le fila dell’Udc. Il ricordo dell’esperienza in Regione, però, è ancora fresco.

Qual è stato il pezzo forte della “sua” gestione della sanità sarda?

«Ha seguito il primo dibattito tra i candidati alla presidenza? Tutti hanno indirettamente confermato la bontà della mia riforma dicendo che non verrà cambiata e che non ci sarà alcuna controriforma. Mi fa piacere».

Però ci sarà stato qualcosa che non ha apprezzato nelle dichiarazioni dei candidati del centrosinistra.

«Le ricette annunciate per guarire la sanità non mi sono piaciute. Soru e Todde hanno parlato dell’abbandono della medicina territoriale ma non si sono resi conto che in realtà ho potenziato una sanità che era stata abbandonata negli anni precedenti. E poi non è vero che abbiamo chiuso presidi periferici».

Si è parlato anche della carenza di medici e infermieri. Cosa ne pensa?

«Pare che Soru e Todde intendano mettere in piedi una massiccia campagna di assunzioni. Quando l’ho sentito sono rimasto basito: durante la mia gestione sono state fatte più di 6mila assunzioni, oltre alla stabilizzazione dei precari. Abbiamo assunto anche gli specializzandi del terzo anno. Purtroppo, ad oggi, non ci più persone disponibili, li abbiamo assunti tutti». Il problema, però, resta. «Senza dimenticare che mancano le forze di riserva per sostituire chi va in pensione. Per questo abbiamo portato le borse di specializzazione da 29 a 250. Ora come ora, considerato che per formare gli specialisti ci vorrà almeno un decennio, sarà necessario redistribuire il personale a seconda delle esigenze dei presidi. Dovremo ottenere elasticità dagli operatori ma non potremo farlo a costo a zero. La Regione dovrà spendere per incentivare seriamente il personale sanitario, che è il meno pagato d’Europa».

Una situazione di estrema emergenza. Cosa servirà per uscirne?

«L’assessore alla Sanità dovrà avere poteri straordinari. Questa situazione richiede soluzioni straordinarie e tornerò all’attacco con questa posizione perché non ci sono alternative». ( c.z.)

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