La Nuova Sardegna

Sanità

Ambulanze, servizi a rischio dal nord al sud dell'isola

di Luigi Soriga
Ambulanze, servizi a rischio dal nord al sud dell'isola

Le associazioni contestano il nuovo bando: «Diverse postazioni resteranno scoperte». Sorso da oltre un mese senza mezzo di soccorso, nessun affidamento in via provvisoria

06 febbraio 2024
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Sassari La riorganizzazione della “rete del soccorso di emergenza urgenza 118” potrebbe scricchiolare. Ne sono convinte le associazioni di volontariato che copriranno le varie postazioni fisse di ambulanze sparse in maniera capillare su tutta l’isola. Le perplessità sono queste: «Alcune associazioni hanno gettato le spugna, e ci sono già diverse sedi scoperte nel territorio sardo – dice Pier Paolo Emmolo (rappresentante delle Associazioni Libere di Cagliari) – con il nuovo bando che Areus sta per pubblicare le criticità saranno destinate ad aumentare».

Per ora hanno abbandonato il servizio 118: «Croce Azzurra di Cagliari, Avis di Cagliari, Misericordia di Quartucciu, Volontari Villacidro». A queste si aggiunge Associazione Sant'Anna, che un mese e mezzo fa la lasciato Sorso senza ambulanza e prima che qualche altro operatore la sostituisca, dovrà essere espletato il nuovo bando di Areus.

La recente esplosione di una bombola di gas in via Europa a Sorso, però, evidenzia quanto possa essere determinante un presidio fisso di un mezzo di soccorso. Il 3 febbraio scorso, lo scoppio di una bombola di gpl che alimentava una caldaia esterna di una casa, aveva investito in pieno e ucciso Giovanna Crimi, 69 anni. Invece per fortuna erano rimaste illese la figlia e la nipote, che erano appena uscite dall’abitazione. L’ambulanza del Soccorso Sardo era arrivata o da Sassari, o da Porto Torres, quindi almeno 25 minuti dopo la chiamata. Se le due giovani fossero rimaste ferite gravemente, il ritardo nei soccorsi avrebbe diminuito le loro possibilità di salvezza.

Tanto che il sindaco di Sorso si era subito attivato per trovare un’associazione che prendesse il posto della Sant’Anna, e la Croce Blu, in via provvisoria, in attesa della pubblicazione della manifestazione di interesse, aveva dato la propria disponibilità. Niente da fare, nessuna risposta da parte di Areus, si andrà avanti secondo l’iter del bando.

«Areus sbandiera di voler applicare la convenzione della Lombardia – si lamentano le associazioni – ma in effetti lo fa solo per la parte di impegno richiesto ai volontari. I rimborsi invece passano sotto silenzio e sono fermi ormai a 12 anni fa. Qui dopo 6 anni di discussioni si tira fuori solo la parte normativa mentre quella economica è nel cassetto. Tradotto: voi dovete fare questo, dovete fare quello. Senza considerare che certe pretese sono insostenibili ». In Lombardia il rapporto economico funziona in questo modo: ciascuno vede rimborsate le spese effettivamente sostenute per il servizio, a patto che siano adeguatamente documentate. «Da noi invece si paga a tariffa oraria uguale per tutti sia che ci si trovi a Sassari, Olbia, Cagliari oppure a Baunei, Gonnosnò o Triei. Con la differenza che a Sassari una base fa oltre 200 interventi al mese mentre a Triei 200 li fanno in tre anni. Poi c'è anche un ridicolo gettone ad intervento di 20 euro che è l'unica discriminante».

E ancora: «Nel nuovo bando – spiega Pier Paolo Emmolo – aumentano le ore di servizio richieste, c’è molta più burocrazia, è necessario affidarsi a un commercialista, alcune postazioni vengono trasferite da un luogo all’altro senza alcun rimborso per i costi che la logistica comporta, aumenta il prezzo per l’ossigeno, per le attrezzature richieste, senza contare i vari collari o gli altri presìdi lasciati nei pronto soccorsi e mai recuperati».

Perciò Anpas, Misericordie, Avis, Associazioni Libere di Sassari e Cagliari, e le Cooperative sociali del Nord e del Sud dell’isola, hanno sottoscritto un documento, inviato sia alla direttrice di Areu Cinzia Bettelini, sia all’assessore alla Sanità Carlo Doria, per ribadire che i volontari della rete dell’emergenza urgenza non condividono i contenuti del nuovo bando per la riorganizzazione del servizio: «Se le nostre istanze non verrano riconsiderate, saranno inevitabili le ricadute negative nell’assistenza del territorio sardo, già di per sè compromessa».


 

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